martedì 1 dicembre 2009

Cena a Casa del Campo


Eccomi, eccomi! Scusate la scarsità dei post ultimamente! La settimana scorsa é stata abbastanza movimentata, e questa che è appena cominciata lo sarà di più! Spero di riuscire a pubblicare qualcosa lo stesso. Magari un contorno invernale express! ;o)) Poi, vi prometto che cercherò di fare qualche post più serio.
Allora, oggi niente ricetta, ma avrei un annuncio, anzi, un messaggio pubblicitario da darvi! ;o)) Ho cominciato a collaborare con un circolo che si chiama "Casa del Campo", qui a Udine. Ho sentito parlare spesso della sua esistenza da una collega di mio marito e una mia amica, Luisa, che lo frequentano. Alla fine, ho deciso di provarci.

La Casa del Campo è un circolo privato dove si cucina (e si mangia) ogni giorno, a pranzo e cena. Non lasciatevi scoraggiare dall'apparenza esterna ;o), venite pure dentro, è un posto molto carino con un’atmosfera molto familiare. Appena entrate, trovate un piccolo ingresso con 3 tavoli e, subito dopo, la cucina aperta. Poi, si entra in una sala grande dove solitamente si fanno le cene a tema, volendo la si può noleggiare per le feste di compleanno. Sopra, al primo piano, c'è un salotto con delle poltrone davanti a un caminetto sempre accesso (almeno che non sia estate!). Volendo, potete anche rimanere lì per ore davanti al televisore o a suonare il pianoforte. Per poter godere della struttura e usufruire i servizi che offre il circolo dovete diventare soci, la tessera vi costa solo 5 euro e vi dura tutta la vita.
Vi ho incuriosito? Volete sapere di più informazioni sul posto? Cliccate qui e qui e capirete meglio.

Insomma, tutto questo per dirvi che questo mercoledì (cioè, domani ;o)), 2 dicembre, ore 20.30 ci sarò io a cucinare per cena. Ci sarà qualcosa di indonesiano, ma non del tutto. Come forse sapete già, uso spesso le spezie e tendo a mescolare i piatti di ispirazioni (o ingredienti) orientali con quelli occidentali. Ed ecco cosa ho pensato di proporre per queste serate piovose:

Antipasti
Falafel di soia e hummus
Chutney di mele e formaggi su crostini

Zuppe
Vellutata di zucca con paprica affumicata
Crema di patate allo zafferano

Piatti unici (serviti con il riso al vapore)
Curry di pollo alle mele
Bocconcini di manzo e verdure al cocco e zenzero
Stufato di spinaci e tofu al latte di cocco

Dolci
Ananas allo sciroppo di muscovado
Tortino all'arancia e datteri

Fine pasto
Tisana allo zenzero e biscotti

Per una cena completa il costo é di €20 (escluso il bere) e potete scegliere una varietà per ogni portata. Ma questa formula non è obbligatoria, venite pure solo a mangiucchiare qualcosa o semplicemente per salutarmi. Sarei contenta di avervi e offrirvi una tisana. L'unica cosa, sarebbe di grande aiuto se contattaste questi recapiti per prenotazioni. Giusto per poter regolarmi in quantità, ecco! ;o))
Se non riuscite a venire questa volta, dovrei esserci anche questo sabato, 5 dicembre, sempre per cena (segnate sull'agenda!). Vi farò sapere i dettagli prossimamente!

lunedì 23 novembre 2009

Strudel di Cavolo Nero e Cavolo Friulano

Da tempo cercavo una ricetta per fare la pasta dello strudel che non sia pasta sfoglia. Mi riferisco a quell'impasto elastico che si può tirare fino ad avere una sfoglia quasi trasparente. L'avevo visto fare solo in tivù finché Magda, un'amica e una fedele lettrice :o)), mi ha girato la ricetta della sua mamma tramite un suo commento in un post. L'ho riportata quasi alla lettera qui sotto.
Sono davvero soddisfatta e contenta del risultato, anche dopo la prima prova. L'unica cosa (perdonami, Magda! :o)), per lo strudel dolce forse preferisco la pasta sfoglia.... Per quello salato però, d'ora in poi, userò questa pasta.

La sfoglia:
250 g di farina
1 pizzico di sale
1 uovo
50 gr di burro, sciolto e intiepidito
mezzo bicchiere di acqua tiepida
mezzo cucchiaio di zucchero (solo per lo strudel dolce)

Mescolate la farina, il sale e lo zucchero (se fate lo strudel dolce), quindi disponete a fontana.
In una ciotola sbattete l'uovo, aggiungete l'acqua e il burro liquefatto. Versate il tutto al centro della fontana e lavorate fino a ottenere una pasta liscia ed elastica.
Raccogliete l'impasto a palla e lasciate riposare, coperta con una pellicola, per circa 20 minuti, tempo di preparare gli ingredienti per il ripieno.
Questa dose di sfoglia, basterebbe per fare due strudel. Per questa ricetta vi serve solo la metà. Quindi, congelate l'atra metà della pasta fino al momento del bisogno, o usatela per fare un altro strudel, anche quello dolce. Va bene lo stesso, sarà soltanto meno dolce e meno dorata dalla sfoglia con lo zucchero.

Il ripieno:
300 gr di cavolo nero
500 gr di cavolo friulano*
1 spicchio d'aglio
1 peperoncino
2-3 filetti di acciuga
100 gr di feta
30 gr di uvetta, ammollata in acqua tiepida e strizzata
15 gr di pinoli, tostati
sale e pepe q.b.
olio extra vergine di oliva q.b.
latte q.b.

Lavate e mondate i cavoli. Scartate i torsoli e tagliate le foglie in listarelle grosse. Sbollentatele in acqua salata per circa 5 minuti, giusto per ammorbidirle leggermente. Scolate e strizzate.
Tritate l'aglio, l'acciuga e il peperoncino. Scaldate un pò di olio in una padella e soffriggete il trito.
Unite i cavoli e le uvette. Salate, pepate e lasciate cuocere per circa altri 5 minuti.
Togliate dal fuoco e aggiungete il feta sbriciolato e i pinoli. Mescolate per distribuirli bene.
Lasciate a parte a intiepidire.

Spruzzate un po' di acqua su un piano di lavoro e stendete un pezzo di carta da forno. L'acqua dovrebbe aiutare a tenere ferma la carta.
Prendete metà dell'impasto della sfoglia e tiratelo con un mattarello fino ad ottenere una sfoglia sottile, quasi trasparente. Spolverate di farina se serve, per evitare che si attacchi.
Distribuite il ripieno sulla sfoglia, lasciandone circa 1/3 libera.
Spennellate i bordi con il latte, arrotolate e chiudete lo strudel. Mettete la parte delle pieghe verso il basso per non rischiare che si apra durante la cottura.
Bucherellate lo strudel con una forchetta e spennellate la superficie con il latte.
Alzate i lembi della carta da forno e sollevateli per poter trasferire facilmente lo strudel in una placca da forno.
Infornate in un forno già caldo a 180°C (ventilato) per circa 25-30 minuti, fino alla doratura.

*Potete usare anche solo il cavolo nero se non avete il cavolo friulano. Non l'avevo mai provato prima e l'ho preso qui per curiosità.

P.S.:
Parlando del cavolo, giovedì scorso sono stata a Padova per la presentazione del "Libro del Cavolo" di Sigrid. Finalmente l'ho vista in carne e ossa ma, soprattutto, ho conosciuto di persona anche Carola, che ha organizzato l'incontro. Dovete sapere che la prima mail che ho avuto sull'indirizzo puracucina era di Carola, sapete che emozione!!! ;o)) Mi sono divertita davvero tanto. C'era Babuska, che ha portato un buonissimo salame (e non solo), e anche Nicodemo.
Grazie a Carola per avermi coinvolta, e anche a Chiara (una mia amica) per avermi fatto compagnia! :o) Se volete vedere un pò di foto e reportage della giornata, cliccate qui e qui, o anche qui.

domenica 15 novembre 2009

Mini Pancake con Farina di Castagne

In questa casa, la domenica si comincia lentamente. Ci si sveglia tardi e si fa la colazione tardiva, quella "speciale". ;o)) Basta biscotti, li mangiamo già per gli altri 6 giorni della settimana! Quindi, appena mi alzo preparo dei pancake o delle crêpes. Oltre a essere buoni sono anche veloci da fare. Ci vogliono circa 30 minuti per preparare tutto il brunch, inclusi il caffè, il tè, e magari anche il succo di frutta.
Dato che (quasi sempre) sono ancora mezza addormentata mentre li preparo, non peso mai gli ingredienti con la bilancia. Vado un po’ occhio o uso il cucchiaio per misurare tutto. Queste due domeniche ho sperimentato con questi pancake con farina di castagne. Secondo me, si sposano meravigliosamente con il classico sciroppo d'acero, il miele di castagno, o la Nutella! ;o))

per circa 10-12 mini pancake

2 cucchiai di farina 00

3 cucchiai farina di castagne

2 cucchiai di zucchero di canna

1 uovo, leggermente sbattuto

1 pizzico di cannella

1 cucchiaino di lievito per dolci

1 pizzico di bicarbonato

2 cucchiai di olio vegetali + un altro
per ungere la padella
1/2 bicchiere di latte
(circa 100 ml)

Setacciate sopra una ciotola le due farine assieme alla cannella, il lievito e il bicarbonato. Mescolate lo zucchero agli ingredienti secchi e fate una fontana al centro di essi.
Aggiungete l'uovo, l'olio e il latte. Sbattete il tutto energicamente con una frusta per ottenere un composto leggermente denso, liscio e omogeneo.
Versate un cucchiaio di olio in una crepiera o una padella antiaderente (di circa 30 cm di diametro). Prendete un pezzo di carta da cucina e piegatelo su stesso 4 volte. Usatelo per distribuire l'olio omogeneamente sulla superficie della padella e per assorbire quello in eccesso. L'olio deve solo "velare" e ungere appena la padella.
Scaldate la padella su un fuoco basso e versate 3-4 cucchiaiate dell'impasto, leggermente distanziati tra una e l'altra. Così otterrete 3-4 mini pancake.
Quando i bordi si sono rappresi e iniziano ad apparire delle bolle sulle superfici, girateli e cuocete per altri 15-30 secondi (fino alla doratura).
Ungete di nuovo la padella con l'olio assorbito dalla carta e procedete l'operazione fino all'esaurimento dell'impasto.

mercoledì 11 novembre 2009

Burger di Tempeh

Questo burger vegetariano l'ho fatto per ingannare il desiderio di mangiare un hamburger vero, magari con tanto di pancetta croccante e patate fritte..... Yumm.... Ok, non pensiamoci! ;o))
Come alternativa alla carne ho usato il tempeh, che sarebbe un panetto di soia fermentata. Sinceramente lo preferisco di gran lunga al seitan. Delle spiegazioni migliori della mia sull'alimento, le trovate qui e qui. ;o)
Tofu e tempeh in Indonesia fanno parte della dieta quotidiana. Sono considerati i cibi poveri, li compriamo e li mangiamo al posto della carne semplicemente perché costano meno. Se poi sono anche salutari, ancora meglio! Peccato che in Italia non sono esattamente economici e non sono proprio di facile reperibilità. In Friuli, per fortuna esiste Biolab, un'azienda che li produce, e trovo i loro prodotti qui.

Ah, i panini per i burger nella foto sono gialli perché li ho fatti con la zucca e le patate. Non sono soddisfatta del risultato, quindi non vi do ancora la ricetta. Intanto, ecco quella del burger di tempeh.

Per 2 burger

100 gr di tempeh

1 uovo

1 cucchiaio colmo di pangrattato

una punta d'aglio

2 foglie di salvia

una piccola manciata di prezzemolo

sale e pepe q.b.

1 pomodoro ramato

qualche foglia di lattuga

maionese q.b.
(facoltativo)
2 panini per hamburger

olio extra vergine di oliva q.b.


Tritate il tempeh o sbriciolatelo con una forchetta. Tritate anche l'aglio e le erbe aromatiche. Trasferite il trito in una ciotola assieme al tempeh.
Aggiungete l'uovo, il pangrattato, il sale e il pepe. Amalgamate il tutto e dividete l'impasto in due per formare due dischi di burger.
Scaldate circa 2 cucchiai di olio in una padella antiaderente. Regolate il fuoco a medio-basso e rosolate i burger sui tutti e due i lati, fino alla doratura.
Nel mentre, tagliate i panetti per gli hamburger in due e scaldateli in un'altra padella o in forno (a modalità grill).
Spalmate di maionese se vi piace e sistemate (a modo di torre) gli altri ingredienti dei vostri burger.

martedì 10 novembre 2009

Tortini di Zucca con Uvetta

Ecco un'altra ricetta per utilizzare quella polpa di zucca arrostita di cui già abbiamo parlato. Una cosa velocissima, in meno di mezz'ora avrete la merenda (per i bambini e non) pronta. A prova di pigrizia! ;o))
Cotti così assomigliano ai muffin ma vi accorgerete che c'è differenza. Questi dolcetti sono molto mooolto più soffici. Danno il meglio appena sfornati. Lasciate raffreddare per 10 minuti e mangiateli tiepidi, ovviamente con il tè! ;o)))
Se non li finite subito, conservateli in un contenitore di plastica con coperchio, così rimangono morbidi.


per 12 tortini

200 gr polpa di zucca, già cotta al forno
200 gr farina autolievitante

120 gr zucchero di canna
2 uova
2 gr lievito per dolci

100 ml olio di cereali (olio vegetali)
1/2 cucchiaino di cannella
in polvere
50 gr uvetta


Versate tutti gli ingredienti, tranne l'uvetta, nel robot di cucina. Lasciate andare per circa 2 minuti per ottenere un impasto liscio e omogeneo. Aggiungete l'uvetta e mescolate bene con una spatola.
Rivestite lo stampo di muffin con i pirottini per cupcakes. Riempite 2/3 di ciascuno di essi con il composto, lasciando libero circa 2 cm di bordo.
Infornate a 170°C (ventilato) per circa 15-20 minuti fino alla
doratura o fino a quando uno spiedino di bambù esce pulito dal centro dei tortini.

Ah, un consiglio, provate ad abbinare questi tortini con il tè alla cannella. Cioè: bollite l'acqua con una stecca di cannella. Quindi, procedete con l'infusione del tè nero, tipo Pekoe. Buona merenda!

venerdì 6 novembre 2009

Tofu in Pastella al Pepe Sichuan

Non saprei come catalogare questa ricetta, forse ‘aperitivo-finger food’ potrebbe andare...
Noi indonesiani, mangiamo tofu e tempeh in pastella come snack salati di metà mattina o metà pomeriggio, per riempire quel buco nello stomaco prima di pranzo o di cena. A Jakarta, la mia città natale, trovate facilmente chioschi o carrelli che li vendono: almeno uno ogni 500 metri!
Questa ricetta, però, non è indonesiana, ma è un mio adattamento di tofu fritto cinese che ho visto in un programma televisivo di Kylie Kwong, un paio di anni fa. Non mi ricordo come l'aveva preparato esattamente, quindi l'ho fatto a modo mio.
Qui sotto, ho scritto che la dose è per due persone, ma ieri l’ho mangiato tutto da sola come pranzo! xo) Quindi, vedete voi come regolarvi. Raddoppiatela pure se vi sembra sia troppo poca. Ah, mangiare con le mani e leccarsi le dita non è vietato, anzi, è raccomandato! ;o))

per aperitivo di 2 persone:

150 gr di tofu al naturale
2 cucchiai di farina autolievitante + altra per infarinare
60 ml circa di acqua ghiacciata*
1 cubetto di ghiaccio*
sale fino q.b 1 cucchiaino di pepe Sichuan (in alternativa: pepe rosa)
fiocchi di sale q.b. **
olio di arachidi q.b, per friggere

Tostate il pepe di Sichuan in una padella finché diventa leggermente più marrone e ne sentite il profumo. Quindi, riducetelo in polvere con il pestello e il mortaio.
Tagliate il tofu a cubetti di 2x2 cm circa e rotolateli nella farina. Questo procedimento aiuta la pastella ad attaccarsi più facilmente.
Mescolate gli altri 2 cucchiai di farina con un pizzico di sale e l'acqua ghiacciata, quanto basta per fare una pastella densa (circa 60 ml). Unite il cubetto di ghiaccio per tenerla sempre fredda.
Scaldate l'olio a fuoco medio-alto, tenendo d’occhio di non bruciarlo. Immergete i cubi di tofu nella pastella e friggeteli poco alla volta, per non abbassare troppo la temperatura dell'olio. Per fare questa operazione uso solitamente le bacchette o una pinza a punta fine. Così non rischio di friggermi anche le dita. ;o)
Quando la pastella sarà leggermente dorata, scolate e riponete il tofu sulla carta paglia (carta da cucina) per assorbire l'olio in eccesso. Spolverate di pepe di Sichuan e i fiocchi di sale a piacere. Come sempre, il fritto va servito caldo.

*Tenere la pastella ghiacciata aiuta a rendere la frittura più croccante, per il contrasto della temperatura che subisce.
**Potete sostituire i fiocchi di sale con il sale fino normale. Io lo preferisco per la sua consistenza "croccante".

martedì 3 novembre 2009

Vellutata di Zucca Arrostita con Paprica Affumicata

Volete che non faccia una ricetta con la zucca? Mi sa che per un periodo ne sarete bombardati! ;o) Abbiate pazienza, ho preso circa 2 kg di zucca e devo cercare di consumarla in vari modi per non annoiarmi. Insomma, non posso mangiarla solo nella forma di vellutata ogni sera, no?
Per ridurre l'ingombro di una zucca intera, la prima cosa che faccio è tagliarla a spicchi (o cubi) grossi. Poi, la arrostisco in forno a 180°C per circa 20-30 minuti, finché è cotta e morbida. Non serve sbucciare prima, la pelle si ammorbidirà e si rimuoverà facilmente quando la zucca sarà cotta. In questo modo, risparmiate il tempo e non rischiate nemmeno di tagliarvi un dito. In seguito, divido questa zucca arrostita in porzioni e la conservo in frigo, in attesa della prossima trasformazione. Ed ecco la prima:

per 2 persone:

350 gr di zucca butternut, già arrostita e sbucciata
1/4 di cipolla, tritata
600 ml acqua (o brodo vegetale)
noce moscata, q.b.
paprica affumicata, q.b.*
sale e pepe, q.b.

Accendete il fornello a fuoco dolce. Fate stufare la cipolla tritata in una casseruola con un po' di olio evo e una noce di burro. Quel poco di burro serve per non "bruciare" l'olio facilmente.
Unitevi la zucca, salate, pepate e lasciate soffriggere per un paio di minuti, giusto il tempo di riscaldarla.
Versate l'acqua, aumentate il calore e lasciate sobbollire la zuppa fino a quando il liquido si è ristretto di circa un terzo. Per ridurre il tempo di cottura, potete versare l'acqua già calda.
Infine, aggiungete una grattugiata di noce moscata e una spolverata di paprica affumicata. Lasciate cuocere ancora per un minuto e frullare il tutto con un minipimer.
Servite caldo con un giro di olio extra vergine di oliva, dei crostini e ancora una spolverata di paprica.

*Se non avete la paprica affumicata, potete fare questa vellutata anche senza, sarà comunque buona. L'ho aggiunta perché mi piace sentire quel pizzico di piccante e il retrogusto affumicato. Dato che ora ne ho 3 barattoli, sono in una fase in cui la metto ovunque! ;o)

venerdì 30 ottobre 2009

Cavolo Rapa Gratinato alle Erbe

Ora che è arrivato il freddo, il mercato è riempito di vari tipi di ortaggi appartenenti alla famiglia cavoli. Da bambina non mi facevano impazzire, soprattutto per via dell'odore forte che emanavano quando la tata li cucinava. Sì, la tata, la mia mamma è una pessima cuoca! ;o)) Non ho grandi ricordi della sua cucina, tranne quei biscotti che erano così duri che non riuscivo nemmeno a masticare. ;oD
Nonostante ciò, se oggi mia sorella e io mangiamo i cavoli è tutto merito suo. Ha avuto successo perché era furba! Aveva usato la nostra debolezza contro di noi! Un giorno aveva fatto i cavolfiori saltati con i würstel tagliati a pezzi, quindi eravamo costrette a magiare tutti e due! So che l'abbinamento vi fa orrore ma, credetemi, per noi era la cosa più buona che avesse cucinato la mamma! ;o)
Da grande, quando non c'era più una tata che ci faceva da mangiare, ho cominciato a cucinare io per sopravvivenza! :o))

Comunque, questa mia ricetta di cavoli farà sicuramente meno stupore rispetto al cavolfiore e i würstel della mamma. Secondo me, potrebbe essere un primo approccio più dolce alla famiglia di cavolfiori, per chi non li ama particolarmente. L'ho testata su mio marito! ;o) Nella foto sono i cavoli rapa, quelle verdure strane di cui vi ho parlato tempo fa. Potete però usare tranquillamente i cavolfiori, anzi, forse sono anche più buoni per essere gratinati.

per 2-3 persone

2 cavoli rapa
(o 1 cavolfiore piccolo)
4 cucchiai colmi di pangrattato

1 filetto di acciuga sottolio

una punta d'aglio

una manciata di prezzemolo

1 rametto di rosmarino

2 rametti di timo

qualche foglia di salvia

20 gr parmigiano
o grana, grattugiato
sale e pepe q.b.

olio extra vergine di oliva q.b.


Sbucciate i cavoli rapa con il pelapatate e tagliateli a cubetti. Lessateli in acqua salata per circa 15 minuti, fino a quando si sono ammorbiditi ma non spappolati.
Fate la prova con uno spiedino di bambù. Vi dovrebbe entrare facilmente senza spezzare i cubetti in due. Come la prova che fate con le patate lesse, insomma.
Se usate i cavolfiori, basta sbollentarli per circa 5 minuti, fino a quando il colore è cambiato da un bianco opaco a un bianco più lucido.
Mentre le verdure bollono, tritate finemente l'acciuga, l'aglio e tutte le erbe. Trasferite il trito in una ciotola ampia assieme al resto dell'ingrediente, incluso l'olio. Versatene una quantità sufficiente per umidire il pangrattato. Mescolate il tutto con le mani per poter distribuire bene le erbe e i condimenti al pangrattato.
Scolate i cavoli rapa e unite al pangrattato alle erbe. Scuotete leggermente la ciotola per far coprire omogeneamente tutte le superficie dei cavoli con il pangrattato. Aiutatevi con le mani se vi va meglio.
Trasferite in una teglia bassa leggermente oleata e infornate a 180°C per circa 15 minuti, fino alla doratura. Servite caldo.

mercoledì 28 ottobre 2009

Cantucci Integrali con Nocciole e Cioccolato

Oggi, di nuovo una ricetta per accompagnare il tè! Stavolta, però, nella forma di biscotti, così cambiamo un pò! I cantucci sono uno di quelli che mi piace fare. Sono buoni e richiedono relativamente poco sforzo. Sono anche versatili e ci posso mettere qualsiasi tipo di noce. So che nella ricetta originale ci vanno le mandorle non sbucciate ma, anche se ogni tanto le cambiamo, non fa male a nessuno, no? ;o)
Se avete la vera ricetta originale dei cantucci toscani, sarei contentissima se la condivideste con me, e la prossima volta li farò con la vostra ricetta. Nella rete ci sono mille variazioni e, alla fine, ho deciso di utilizzare la solita che uso. L'ho adattata dalla ricetta base che i professori ci hanno dato, ai tempi di scuola di cucina. Ovviamente, non riesco ancora a eguagliare i cantucci del Biscottificio Antonio Mattei ma, per ora, mi accontento. ;o)

per circa 400 gr di biscotti

70 gr burro a temperatura ambiente
80 gr zucchero di canna biondo (base: zucchero semolato)
1 uovo grande
180-200 gr farina integrale (base: 200-220 gr farina 00)
2 gr lievito per i dolci
75 gr nocciole
25 gr cioccolato fondente al 70%, tritato grossolanamente

Lavorate il burro e lo zucchero fino ad avere una crema. Amalgamate l'uovo per ottenere un'emulsione.
Setacciate la farina assieme al lievito e incorporatela al composto di burro, tenendo a parte circa 20 gr. Lavorate velocemente con le mani. Aggiungete la farina rimasta solo al bisogno.
E' possibile che non occorra unire altra farina, tutto dipende dalla sua umidità e la grandezza del vostro uovo. L'impasto dovrebbe essere morbido ma non appiccicoso. Dovreste riuscire a dargli una forma.
Infine, unite le nocciole e i pezzi di cioccolato. Dividete l'impasto in due e formate dei filoncini leggermente appiattiti. Disponeteli, ben distanziati, in una teglia (bassa) rivestita di carta da forno.
Infornate in un forno preriscaldato a 175°C (ventilato) per circa 20 minuti.
Togliete dal forno e trasferite i filoncini in un tagliere di legno. Tagliateli ancora caldi, con un coltello affilato, leggermente in diagonale per formare degli spicchi spessi di 1,5 cm circa.
Disponeteli di nuovo sulla teglia e infornate per altri 5 minuti. Lasciate raffreddare i biscotti su una griglia prima di consumarli imbevuti di vin santo.
Perdonatemi, sarà perché sono asiatica ma, personalmente, preferisco tuffarli nel tè o nel latte caldo! ;o))

giovedì 22 ottobre 2009

Curry di Pollo e Mele

Vi sembra un abbinamento un po' strambo? Anche a me sembrava troppo bizzarro quando l'ho visto fare per la prima volta da una mia ex-collega, Laura. Da buona orientale, nel curry ci metto le verdure con il latte di cocco o lo yoghurt, non la frutta! Sapevo che le mele stanno bene con la carne di maiale, ma con il pollo???
In quel periodo lavoravamo assieme per un locale nuovo. Dovevamo decidere un piatto unico da mettere sul menù e lei aveva suggerito questa ricetta. L'ha imparata da un ristorante dove ha lavorato, qui, nella provincia di Udine. Quel posto però, è conosciuto per la cucina friulana, non per la cucina indiana! Quando ho espresso i miei dubbi lei mi ha detto, "fidati, questo è il curry stile friulano!"

Aveva ragione, il risultato non era per niente azzardato, anzi! I nostri clienti non smettevano di chiedercelo. Ora (per fortuna) nessuna di noi lavora ancora per il locale, ma continuo a cucinare questo curry anche a casa. D'inverno è, addirittura, uno dei piatti che cucino spesso per cena. Ah, siamo in due a casa, ma lo faccio sempre in abbondanza, si sa che il curry è ancora più buono il giorno dopo!

per 4 persone:

400 gr di petto di pollo
4 mele golden
1/4 di cipolla, tritata
2 cm di zenzero fresco, sbucciato e grattugiato
3 chiodi di garofano
una stecca di cannella
1 cucchiaino di semi di coriandolo in polvere
1/2 cucchiaino di pepe di Caienna in polvere (facoltativo)
3 cucchiaini di polvere di curry madras
1 cucchiaino di curcuma in polvere
sale e pepe q.b.
olio di arachidi q.b., per soffriggere

Tagliate il petto di pollo a cubetti di 3x3 cm circa. Sbucciate e grattugiate le mele grossolanamente.
Scaldate a fuoco medio un po' di olio in un'ampia padella o, meglio ancora, in un wok. Soffriggete tutte le spezie, tranne la curcuma, per qualche secondo.
Appena sentite i profumi, aggiungete la cipolla e lo zenzero e fatteli stufare.
Unite il pollo e fatelo abbrustolire leggermente a fuoco vivace. Salate, pepate e mescolate ogni tanto per avere una doratura omogenea.
Abbassate di nuovo il fuoco e aggiungete le mele. Lasciate che rilasciano il succo e si appassiscano. Infine, aggiungete la curcuma e regolate di sale e pepe. Continuate la cottura mescolandolo di tanto in tanto.
Il curry è pronto quando il liquido di cottura si è rappreso (ridotto a circa la metà) e le mele sono diventate morbide e trasparenti. Servite con il riso bianco al vapore.

martedì 20 ottobre 2009

Quasi Ontbijtkoek

Quando ho letto questo post di Comida, mi era venuta la voglia di una merenda speziata. Non avevo tutto il necessario per fare il suo pain d'épices, ma forse potevo fare un dolcetto simile. Mi sono ricordata di Ontbijtkoek, un cake di origine olandese, molto popolare anche in Indonesia. Letteralmente vuol dire "la torta della colazione" ma, alla fine, si mangia più come merenda. Con una bella tazza di tè fumante dovrebbe aiutare a dare un po' di calore a queste giornate fredde e grigie.

Non conosco la ricetta dell'Ontbijtkoek originale (quello olandese vero). Questa l'ho adattata prendendola da questo libro sui dolci indonesiani. Un'amica mia, Dita, l'ha provata restando fedele al libro. Mentre io l'ho semplificata e modificata leggermente. Ho aggiunto all'impasto la crema di mandorle per ritrovare l'aroma anche nella torta, così le mandorle non sono soltanto delle decorazioni.

A dire la verità, avevo presso un barattolone di crema di mandorle spalmabile di Babbi ma è troppo forte da mangiare così, per il mio gusto. In qualche modo la devo pur consumare! Poi, ho avuto l'illuminazione: usarla per profumare le torte e la crema pasticciera. ;o) Quella di pistacchio, invece, è molto buona anche da spalmare sul pane e sulle crepes. Per il prossimo acquisto penso di provare quella di pinoli. Il negozio dove compro questi peccati di gola merita un post tutto suo, che arriverà prossimamente! Diciamo che Willy Wonka ce l'avrebbe raccomandato vivamente. ;o)

per uno stampo di plumcake di 18x8x6 cm (o circa 210 g di cake)

2 uova
50 gr zucchero di canna integrale Dulcita o Moscovado
50 gr di farina 00
2 gr (1/2 cucchiaino raso) di miscela di spezie per dolci*
2 gr (1/2 cucchiaino raso) di cannella in polvere
30 gr (1 cucchiaio colmo) crema di mandorle (facoltativo)**
scaglie di mandorle pelate q.b.

Montate le uova e lo zucchero fino a quando il volume si è triplicato e avete una composta leggera e ariosa con una consistenza spumosa.
Setacciate la farina assieme alle spezie in polvere. Incorporate delicatamente la farina all'uovo, un cucchiaio alla volta, facendo il movimento dal basso verso l'alto con una spatola di gomma. Infine, con lo stesso movimento, unite la crema di mandorle.
Versate l'impasto nello stampo, imburrato e infarinato in precedenza, e cospargete la superficie del cake con le scaglie di mandorle. Non avendole nella dispensa, ho grattugiato qualche mandorla intera con il (finto) microplane.
Infornate in un forno preriscaldato a 170°C (ventilato) per circa 25 minuti. Servite a fette.

Nota:
*Questa miscela di spezie l'ho presa qui e anche qui. Nel caso non riusciate a trovarla, potete farla da soli mescolando, in pari quantità, la cannella, il cardamomo e i chiodi di garofano in polvere.
**Senza la crema di mandorla, il cake è più leggero ma leggermente più secco. Se desiderate comunque avere un torta "umida", provate a sostituirla con il burro sciolto o l'olio vegetale.

giovedì 15 ottobre 2009

Pere Sciroppate con Salsa al Cioccolato

E' arrivato l'autunnoooo!!! No, anzi, è arrivato l'inverno! Non sono per niente contenta, rivoglio disperatamente il caldo!!! :o(( Se potessi, andrei in letargo e mi risveglierei in primavera. Sì, come gli orsi! ;o) Così non devo convivere con le giornate fredde e buie! Ah, però magari mi sveglio un attimo a Natale! :o)
Con questo inizio di freddo, le pere si trovano in abbondanza. Il loro matrimonio con il cioccolato è un classico che vediamo più che altro in forma di torta, tra l'altro molto adatta con una tazza di tè per scaldarci. Ma devo ammettere che non sono proprio un'amante della torta di pere al cioccolato. Preferisco mangiare le pere così come sono o sciroppate. Quindi, anche se fa freddo, pere e cioccolato, li sposerei così:

per 6-8 persone

Pere sciroppate
6-8 pezzi (1,5 kg circa) pere morettino o kaiser
1 l + 1 ciotola di acqua

150 gr zucchero semolato
il succo e la scorza di un limone


Ricavate delle strisce di scorza di limone con un pelapatate e spremete il succo. Mettete a bollire 1 litro di acqua con lo zucchero, la scorza e metà del succo di limone. Girate lo sciroppo all'inizio per aiutare a sciogliere meglio lo zucchero.
Sempre con un pelapatate, sbucciate le pere senza staccare i piccioli. Sono belli da vedere e aiutano a tenere ferme le pere quando le mangiate. Immergete subito le pere sbucciate in una ciotola di acqua acidulata con il succo di limone rimasto, per evitare l'ossidazione.
Appena lo sciroppo prende il bollore, unite le pere e fate sobbollire per circa 15 minuti. Se usate le pere kaiser, cuocete per qualche minuto in più. Trascorso il tempo, spegnete il fuoco e lasciate a raffreddare nello sciroppo.
Dato che queste pere sciroppate non contengono tanto zucchero, conservatele in frigorifero e in un contenitore ermetico, per al massimo 2-3 giorni. Servite fredde (o a temperatura ambiente) con la salsa al cioccolato.
Se avete la fortuna di abitare in un posto con una temperatura adatta, un'aggiunta del gelato alla crema ci starebbe proprio bene.

Salsa al cioccolato
100 g di cioccolato fondente (minimo al 70% di cacao)
150 ml dello sciroppo di cottura

Tagliate il cioccolato in piccoli pezzi e scioglietelo a bagno-maria con un fuoco dolce. Il fondo della bastardella di inox (o della ciotola di vetro) non dovrebbe toccare l'acqua che sobbolle nella pentola sottostante.
Aggiungete lo sciroppo e amalgamate bene con una spatola di gomma. Non usate la frusta perché incorpora troppa aria e la salsa avrebbe troppe bolle. Togliete dal fuoco e lasciate raffreddare.
All'inizio vi potrebbe sembrare troppo liquida, ma mano a mano che si raffredda la salsa si addensa e ottiene la giusta consistenza a temperatura ambiente.
Se non la usate subito, conservatela in frigorifero, con l'accorgimento di tirarla fuori dal freddo circa 15-20 minuti prima dell'uso.

venerdì 9 ottobre 2009

Zucchine Tonde Ripiene di Mozzarelle

Lo so, ormai la stagione delle zucchine sta finendo e avrei dovuto condividere questa ricetta con voi (decisamente) molto prima. La pubblico ora perché altrimenti devo aspettare fino alla prossima estate e corro il rischio di dimenticarmela. Ho pensato: magari qualcuno di voi ha la fortuna di avere queste zucchine tonde nel suo orto o, come me, riesce ancora a trovare le ultimissime della famiglia qui. In tal caso, vi suggerisco di provare subito questa ricetta. Con queste zucchine ripiene sono riuscita anche a far mangiare le verdure alla mia mamma!!! E' una gran cosa dato che lei, come magari anche i vostri figli, di solito non vuole nutrirsi di cose verdi. ;o) Omettendo l'acciuga, potrebbe essere anche un secondo vegetariano.

per 4 persone:

4 zucchine tonde da 250 gr circa
2 mozzarelle da 125 gr
1 filetto di acciuga sottolio (facoltativo)
una punta d'aglio

una manciata di prezzemolo

4 cucchiai di pangrattato

15 g di pinoli
, tostati
15 g di uvette
, ammollate in acqua tiepida e strizzate
una manciata di basilico
(10-15 foglie circa)
sale e pepe q.b.

olio extra vergine di oliva q.b.


Zucchine ripiene:
Tagliate le zucchine in due, lasciando circa due dita di polpa sulla parte del picciolo per formare una specie di coperchio. Con uno scavino (o un cucchiaino), svuotate le zucchine dalla parte "spugnosa" della polpa (quella con i semi per intenderci) per ottenere delle ciotoline. Lasciate circa 1,5 cm di polpa soda sui bordi e conservate quella che avete scavato per fare la salsa.
Sbollentate le zucchine in acqua salata per circa 5 minuti per le "ciotole" e 2-3 minuti per i "coperchi". Scolate e asciugate con la carta di cucina. Aiutatevi con una pinza per tirarle fuori dall'acqua delicatamente per evitare di romperle.
Tritate finemente l'acciuga assieme all'aglio e al prezzemolo. Strappate le mozzarelle con le mani per ridurle in piccoli pezzi, o aiutatevi con una forchetta se vi va meglio. Unite il trito, il pangrattato, le uvette e i pinoli. Regolate di sale e pepe. Il risultato finale non dovrebbe essere un composto appiccicoso. All'occorrenza, aggiungete ancora un po’ di pangrattato.
Dividete il ripieno in quattro e riempite le zucchine, cercando di fare delle cupolette. Sistematele in una teglia leggermente oleata e infornate per circa 15-20 minuti a 170°C (ventilato), fino alla doratura del ripieno.

La salsa:
Rosolate la polpa scartata che avete messo a parte con poco olio, sale e pepe. Quando si è ammorbidita e il colore diventa più lucido, aggiungete il basilico spezzettato con le mani sul momento. Appena il colore delle foglie diventa di un verde brillante (ci vogliono solo circa 30 secondi) spegnete il fuoco e frullate il tutto con un minipimer.
Se necessario, aggiungete l'acqua di cottura della zucchina, un cucchiaio alla volta, fino a ottenere la consistenza desiderata. Non deve essere troppo liquida, dovrebbe poter "velare" un cucchiaio. Sistemate la salsa al centro del piatto e appoggiate la zucchina ripiena sopra. Servite caldo.

domenica 4 ottobre 2009

Torta di Mele con Farina Integrale

Al ritorno dalle abbuffate durante le vacanze, sto lottando per poter chiudere i miei pantaloni senza trattenere troppo il respiro. E' arrivato il momento per cercare di non esagerare e di mangiare meglio. Potessi ridurre anche i dolci, sarebbe ancora meglio. Purtroppo sta arrivando il freddo (vale a dire sotto i 22°C per il mio standard), quindi una tazza di tè caldo e un pezzo di torta stanno proprio bene per scaldarmi. Non so perché, una torta di mele mi da sempre l'idea di una torta "light", anche se non è sempre vero. Ovviamente, dipende da cosa ci mettiamo!


Uso spesso questa ricetta come base per fare la torta di mele. Potete usare anche la farina 00, la torta sarà buona lo stesso. Ma avevo appena preso questa farina da Orto sul Tasto, quindi volevo assolutamente provarla. Poi, quando mangio qualcosa con tante fibre, mi sento subito più sana! ;o)
La farina integrale ha bisogno di più liquido per ottenere la stessa consistenza della farina 00, quindi ho sostituito lo zucchero con il malto per dare più umidità. Se usate lo zucchero, il risultato finale sarà comunque buono ma otterrete una torta più secca. Preferisco il malto che, oltre a renderla più soffice, dà anche un retrogusto caramellato.
Se usate una tortiera di 24 cm di diametro, con questa ricetta si ottiene una torta bassa. Se la preferite alta, raddoppiate la dose o usate uno stampo di diametro 20 cm. Ah, non amo i dolci troppo carichi di zucchero, se ritenete di essere dei golosoni forse volete aumentare anche la dose del malto (dello zucchero) di 20 gr.

per 6-8 persone:

2-3 mele golden, dipende se usate lo stampo di 20/24 cm
il succo e la scorza di un limone
1 uovo
80 gr di malto di riso (o miele delicato)
125 gr farina integrale
8 gr (2 cucchiaini) di lievito per dolci
30 gr (3 cucchiai) di latte
65 gr di olio di cereali (o olio vegetale)
burro q.b. (10 gr circa)
zucchero a velo q.b. (facoltativo)

Sbucciate le mele, levate il torsolo e tagliatele a spicchi sottili di circa 0,5 cm. Bagnatele con il succo di limone per prevenire l'ossidazione.
Con l'aiuto di una frusta, sbattete le uova e il malto (o il miele) in una ciotola concava, affinché siano emulsionati bene. Quindi, aggiungete la scorza di limone. Setacciate la farina assieme al lievito, unite all'uovo e amalgamate. Incorporate il latte e, infine, l'olio.
Versate l'impasto nello stampo, imburrato e infarinato in precedenza. Cercate di coprire omogeneamente tutta la sua superficie. Inserite gli spicchi di mele a modo di cerchio, con i torsoli rivolti verso basso. Sistemate qualche fiocco di burro sulle mele, per non farle asciugare troppo.
Infornate in un forno ventilato già caldo a 170°C per circa 20-25 minuti, fino alla doratura. Servite tiepida, a fette con una spolverata di zucchero a velo se desiderate.

Un trucchetto che forse sapete già in tanti; per imburrare e infarinare le tortiere, uso raramente la farina perché lascia spesso una patina bianca sulla torta che, onestamente, è brutta da vedere. Preferisco usare, dunque, il pangrattato fino o il cacao per le torte di cioccolato.

martedì 29 settembre 2009

Saòr di Finocchio

L'illuminazione per questa ricetta mi era venuta a forza di pulire e aprire le sardine a modo di farfalla e di tagliare a julienne chili di cipolle, ogni santo giorno (o quasi), per fare le sarde in saor. Erano i tempi dell'apprendistato e, per sfortuna nostra (stagisti), i clienti del ristorante sembrava gradire molto questa pietanza, originaria del Veneto ma si mangia tanto anche qui in Friuli, magari con della polenta bianca.
Le sarde in saòr sono praticamente delle sardine fritte, conservate assieme alle cipolle stufate in agrodolce con abbondante pepe nero in grani. La versione originale comprende anche l'uso di pinoli e uvetta. Per la ricetta delle sarde in saòr, andate pure qui, sul blog "La Cucina di Calycanthus".

Questa ricetta di finocchio in saòr partecipa al concorso "Tapas per l'Estate", promosso da Erborina. Anche se, a dire il vero, i finocchi sono reperibili verso fine estate. Spero vada bene lo stesso. ;o) Visto il tema, ho pensato di servirli su rondelle di polenta bianca (tostate) con delle sardine, rigorosamente tirate fuori da una scatola di latta! xo) Ero un po' pigra! In un mondo perfetto, dovrebbero essere le alici o le sardine marinate (con sale, pepe, limone e olio evo) o, perché no, i pesciolini fritti. Se siete più pigri di me e non avete voglia neanche di fare la polenta, sono buoni pure con questi cracker che creano dipendenza. ;o)



Per 2 persone (come contorno) o 10-15 tapas:

1 cipolla bianca o dorata
1 finocchio grosso
1 cucchiaino di pepe nero in grani + altro macinato fresco q.b.
1/2 cucchiaio di zucchero semolato (o di canna biondo)
2 cucchiai di aceto di vino bianco (o di mele)
sale q.b.
olio extra vergine di oliva q.b.


Tagliate la cipolla e il finocchio a julienne; a strisce finissime. Se tagliate il finocchio molto in anticipo, sarà meglio metterlo in acqua fredda acidulata con il succo di limone o aceto. In questo modo prevenite l'ossidazione e il finocchio mantiene il suo colore bianco.
Versate un po’ di olio, una quantità sufficiente per coprire il fondo della padella. Scaldatelo a fuoco medio e fateci soffriggere la cipolla. Mescolate ogni tanto, facendo attenzione di non bruciarla. Deve stufare dolcemente fino a quando diventa trasparente.
Aggiungete il resto degli ingredienti, tranne l'aceto. Lasciate cuocere ancora per circa 5-10 minuti. Dovete far ammorbidire il finocchio ma non spappolarlo; dovrebbe avere la stessa trasparenza della cipolla tanto da non riuscire più a distinguerli.
A questo punto, unite l'aceto. Mescolate bene e lasciate cuocere ancora per circa un minuto. Spegnete il fuoco e lasciate riposare per circa 5 minuti, con la padella coperta, prima di consumarlo.
Questo finocchio in agrodolce è un ottimo contorno per i pesci fritti o le salsicce. Può essere consumato caldo o a temperatura ambiente, sta a voi la scelta.

giovedì 24 settembre 2009

Giocarta

Ecco un'altra risposta alle vostre richieste! Tanti siete arrivati qui dopo aver scritto "orario Giocarta Udine" sul motore di ricerca. Forse perché, tempo fa, l'ho nominato per specificare la posizione di un negozio alimentari asiatici che sta, appunto, di fronte a Giocarta. Questo posto non è altro che una cartoleria molto fornita qui, a Udine, ed è molto frequentata e conosciuta. In qualche modo c'entra anche con la cucina, quindi posso dedicargli questo post. ;o)

Il negozio si trova in zona stazione. In una stradina dietro all'autostazione, la parallela di via Aquileia, precisamente. Oltre alla sezione cancelleria, dove prendo i cartoni colorati per gli sfondi delle mie foto, c’è anche il reparto di cartoleria per le feste. Qui, trovate i piatti e i tovaglioli di carta in vari tipi e colori, le decorazioni per le feste e anche i vari tipi, forme, misure e colori di pirottini di carta, come quelli che vedete nella foto.

Nel caso siate molto diligenti e state già cercando delle bustine di plastica trasparenti per confezionare i vostri biscottini natalizi, qui le trovate in varie misure. Per questo Natale, andate direttamente a Giocarta e trovate tutto quello che serve per decorare la vostra casa e non solo.
Buone spese!

Giocarta
Via Della Rosta, 40
33100 Udine
Tel. 0432 510300
E-mail: giocarta@trost.it
Orario 8.30-12.30 e 15.30-19.30
Aperto dal lunedì al venerdì

mercoledì 23 settembre 2009

Tahu Telur con Sambal Ketjap

Ovvero, la frittata di tofu con la salsa piccante di soia dolce. Se i miei amici indonesiani vedessero questo post, mi riderebbero in faccia. Da me, la frittata è considerato un piatto da disperati, il più facile che si possa fare. Quando la mamma non ha cucinato nulla, ti fai una frittata. Si mangia, poi, con un bel piatto di riso caldo, condito con il ketjap manis (salsa di soia dolce) e il sambal (salsa piccante). Ma non sanno che cuocere bene un uovo non è così semplice come potrebbe sembrare! ;o)
Come in tante altre parti del mondo, in Indonesia si trovano anche l'uovo strapazzato, l'occhio di bue e l’omellette semplice con solo il sale e il pepe. Tuttavia, la frittata più popolare, dove abbiamo messo sicuramente le nostre "zampette", è quella con i peperoncini e lo scalogno tagliati a rondelle sottili. Poi, c'è questa frittata di tofu che solitamente si accompagna con una salsa di arachidi. Comunque sta bene anche con "sambal ketjap", ed è decisamente più facile da fare. Così accontento anche alcuni di voi arrivati per caso qui dopo aver digitato "sambal ketjap" o “salsa ketjap” su google. ;o)

per 2 persone

Tahu Telur
2 uova

150 gr di tofu al naturale

sale e pepe q.b.

olio di semi o di arachidi q.b.
, per friggere

Sbattete leggermente le uova in una ciotola. Con l'aiuto di una forchetta, riducete la polpa di tofu in briciole grosse e unite alle uova. Salate e pepate e amalgamate bene. A fuoco medio, scaldate circa 2 cucchiai di olio in una padella (diametro 20 cm circa), meglio se antiaderente. Versate metà della composta e cercate di coprire omogeneamente tutta la superficie della padella. Abbassate il fuoco al minimo e coprite con un coperchio, possibilmente di vetro con il buco per far fuoriuscire il vapore creato dalla cottura. Girate la frittata quando la parte centrale comincia a solidificarsi. Potete farlo lasciando scorrere la frittata sul coperchio e voltarla sulla padella. Continuate la cottura senza il coperchio per circa 2-3 minuti, fino ad arrivare alla doratura.
Ripetete queste operazioni per l'altra metà della composta per ottenere due frittate. Servite con il riso al vapore e la salsa ketjap piccante.

Sambal Ketjap
5-6 cucchiai di ketjap manis (salsa di soia dolce Indonesia)
1/4 di lime, spremuto
2-3 peperoncini tailandesi, puliti dai semi.
1 scalogno piccolo

Tagliate i peperoncini e lo scalogno a rondelle sottili o a dadini, a seconda dei vostri gusti. Raccoglieteli in una ciottola, aggiungete la salsa di soia e il succo del lime. Mescolate bene con un cucchiaino e versate sopra la frittata.

Nota:
Se non trovate la salsa di soia dolce indonesiana, potete sostituirla con quella tailandese che si trova facilmente nei negozi alimentari orientali. A Udine potete comperarla in un negozio che ho segnalato qui, dove trovate anche i peperoncini tailandesi. Nel caso, potete sostituire questi ultimi con altri tipi di peperoncini (più o meno piccanti) che desiderate.

sabato 19 settembre 2009

Cosa Si Pesca a Maiorca?


Scusate l'assenza! Vi ho detto che erano 2 valigie di 20 kg! Ci vuole un po' di tempo per svuotarle, lavare e mettere in ordine tutto il loro contenuto! ;o)
Prima di cominciare però, vi avviso che gli indirizzi che sto per condividere con voi non saranno tanti. Ero partita solo con una mini guida (che non è stata molto di aiuto) e un articolo (che si è rivelato molto utile) strappato dalla rivista Olive del mese di Agosto, sulla vacanza low-cost per foodie a Palma di Maiorca. Ma di alberghi economici lì non ce ne sono molti, soprattutto se li volete anche con vista mare. Alla fine, ci siamo fermati soltanto due giorni e, non conoscendo bene il territorio, abbiamo deciso di stare a Santa Ponsa (circa 20 km a sud-est di Palma), per il resto della permanenza sull'isola. Ecco qualche immagine del posto:




Con quella spiaggia, non si può dire che sia un brutto posto. Se vi interessa solo avere il mare per nuotare, prendere il sole e rilassarvi, Santa Ponsa potrebbe essere una soluzione abbordabile. Per cogliere la vera anima dell'isola e vedere Maiorca degli edifici storici di color terracotta, le palme e gli aranceti, dovete andare altrove. Ci sono dei posti migliori sull'isola. Uno dei quali, a circa 8 km da Santa Ponsa, è Port Andratx: molto carino anche se non è per i turisti low-cost. A quanto pare è frequentato dai benestanti e dal Re di Spagna. Ecco giusto due foto della zona:



Qui, per la prima volta nell'isola ho trovato un mercato del pesce!!! Dovete sapere che i pesci sono dei beni preziosi che non ho mai visto a Santa Ponsa. Scoprirete il perché fra poco.

La parte urbana di Santa Ponsa vi potrebbe ricordare il lungomare di Rimini o Lignano per noi del Friuli. Tutte le strutture lungo la costiera sono di recente costruzione, circa dagli anni 80 in poi. La cittadina vive di turismo e c'è una massiccia presenza di turisti britannici. Se non fosse stato per le insegne in spagnolo o catalano, mi sembrava davvero di essere in Inghilterra. Di conseguenza, nei bar, la colazione inglese con bacon e uova si trova più facilmente della ensaimada con il caffellatte. E così anche per cena e pranzo. I ristoranti seguono il gusto della loro clientela che gradisce una cotoletta di pollo surgelato più di pa amb oli con jamon.
Purtroppo sembra che siano simili anche le altre 2-3 cittadine che abbiamo visitato. Palma si salva per i suoi locali nel centro storico, nonostante in zona Passeig Maritimo, dove eravamo alloggiati, la situazione non fosse tanto diversa. Lungo il viale ci sono soltanto Hard Rock Caffè, Burger King, 3 ristoranti anglo-indiani, e qualche locale con dei menù, ovviamente, anglosassoni. Sono riuscita a capire meglio la cultura gastronomica e i prodotti tipici di Maiorca solo dopo aver trovato per caso, in un negozio di souvenir, questo libro.

Comunque, quello che vi ho appena raccontato sono le impressioni mie durante i nove giorni di permanenza. Mi rendo conto che sono davvero pochi per capire realmente un posto. Se qualcuno di voi conosce bene Maiorca (o le Isole Baleari in generale) mi farebbe tanto piacere sentire il vostro punto di vista. Se mi date pure qualche suggerimento utile per (chissà) un prossimo viaggio, ancora meglio! Quindi, forza, non siate timidi, avanti con le dritte! ;o)

Ora, finalmente, arriviamo agli indirizzi che vi ho promesso.


C
a'n Juan de s'Aigo
C/ Can Sanç 10
Palma de Mallorca

+34 971 710 759


C/ del Barò de Santa Maria del Sepulcre 5

Palma de Mallorca

+34 971 72 57 60


Come vi ho già accennato nel post precedente, ho scoperto questo bar dalla rivista Olive. Avevo sbagliato, però! L'hanno segnalato per la horchata (tipo granita a base di latte di mandorle) e non per la ensaimada. Beh, se nella foto hanno messo la ensaimada e non la horchata, colpa mia? ;o) Comunque sia, la loro ensaimada rimane la migliore delle tre che ho assaggiato. No, non ho provato la horchata, non avevo più spazio nello stomaco! Ho dovuto portare via pure la ensaimada e non l'ho mangiata sul posto. Peccato, perchè il locale era molto carino con i dettagli d'epoca. Quello storico è la filiale in Carrer Can Sans, è un pò imboscato in un vicolo, non tanto facile da trovare. Sul biglietto da visita hanno perfino disegnato la mappa! Quando arrivate davanti alla chiesa Santa Eulalia, cominciate pure a chiedere in giro. Dovrebbero saperlo. Sembra che sia molto amato anche dalla gente del posto. Volendo, potete anche diventare uno dei (quasi) 6900 fan della caffetteria sul facebook.

Forn des Teatre
Plaza Weyler 9
07001 Palma de Mallorca

+34 971715254


Un fornaio storico di Palma dove potete acquistare i dolci tipici dell'isola, da mangiare sul posto o da portare via. A fianco al panificio c’è il locale dove potete gustare le tapas, i pintxos e non solo. Il cibo è buono ma non eccezionale. I prezzi sono nella norma. Vale pena visitarlo per la sua facciata caratteristica e l'atmosfera dei dintorni. La sua posizione è molto strategica, ideale per osservare la gente e respirare la vita a Palma. Mi è piaciuta per queste ragioni, anche se ho dovuto aspettare 40 minuti per la mia truita (tortilla) e il panettiere era antipatico! ;o)

Cappuccino
C/ Unio 11 (angolo Plaza Weyler)

07001 Palma de Mallorca


Se non trovate posti al Forn des Teater, dopo circa 20 metri trovate "Cappucino"; una piccola filiale di un grande gruppo di ristorazione a Maiorca. I loro locali sono siti sempre nei posti centrali ed esteticamente piacevoli. Questa in Piazza Weyler è una caffetteria con una formula take-away che dispongono anche qualche tavolo per sedervi fuori. Vendono cibo preparato in precedenza, preconfezionato e messo in frigorifero, pronto per il consumo. Secondo il loro "claim", i prodotti sono "home made" in giornata. Di solito sono un pò perplessa dei locali del genere ma, nonostante penso che lo slogan "fatti in casa" non sia adatto, la qualità è davvero ottima e curano perfino l'aspetto artistico. Cioè, la mia insalata di frutta (seriamente fresca) era sistemata a modo di fiore con tanto di ciuffetto di menta al centro!!! Insolita per essere un take-away. Considerando il servizio offerto e la qualità, i prezzi sono ottimi. Nella foto, la filiale in Palau March.

Per recensioni sugli altri locali a Maiorca, date un'occhiata questo sito. Ovviamente, l'ho scoperto solo ora, mentre facevo la ricerca per questo post! Se l'avessi trovato prima….

Ora per la caccia dei prodotti tipici. Andate direttamente in Carrer Sant Domingo e trovate questi due "colmadi", ovvero, gastronomie.

Colmado Colom
C/ Sant Domingo, 5

07001 Palma de Mallorca

+34 971 71 11 59


E’ un piccolo negozio alimentare dotato di un banco frigo con il cibo pronto consumo. In cassa ho trovato anche un po' di coda degli abitanti del posto che lo frequentano per la spesa quotidiana, questo è un bene. Qui potete acquistare il rinomato flor de sal d'es Trenc. Una linea di fior di sale aromatizzati che l'azienda ha realizzato assieme a Mark Fosh, uno chef inglese michelin-stellato trapiantato a Maiorca. Oltre al fior di sale naturale, ci sono quelli alle olive nere, all’ibisco, alla rosa (con un tocco di pepe di Sichuan e di Serawak), alle erbe mediterranee (timo, rosmarino, maggiorana e origano) e Sri Lanka (speziato). Ho un debole per i sali! Potendo, li avrei pressi tutti, ma purtroppo non costano proprio quattro soldi. La commessa è stata gentilissima e mi ha fatto sentire i profumi di questi sali. Sono tornata a casa con quello alla rosa e anche un barattolone di fiocchi di sale, sempre della salina d'es Trenc. Qui c'è una piccola storia sulla fondatrice dell'azienda, con un nome non proprio spagnolo, Katja Wöhr. Ah, in questo negozio finalmente ho trovato anche la paprica affumicata di questa marca specifica che a Barcellona non ero riuscita a trovare.

Colmado Santo Domingo
C/ Sant Domingo 1
07001 Palma de Mallorca

+34 971 71 48 87


Ecco, qui non sono riuscita nemmeno a entrare! Ho dato giusto una sbirciatina. C'era sempre la gente in attesa, mentre il posto è davvero minuscolo. E' disposto a forma di ferro di cavallo; il titolare sta dietro il banco in fondo, sui lati destra e sinistra ci sono le merci e il soffitto è riempito di vari tipi di sobrassada. A quanto pare, la bottega si specializza in questi insaccati pregiati del porc negre di Maiorca. Lo spazio rimasto libero dai salumi è il corridoio, dove passa una persona a malapena, comunemente usato per fare la coda. Se siete alti più di 190 cm, missa che dovete pure inchinarvi! L'esperienza mi ha insegnato, quando c’è la coda, merita una visita. Sempre se riusciamo a infilarci! ;o)

Se non avete voglia di girare nelle gastronomie, ma desiderate comunque portare le meraviglie dell'isola a casa, ho scoperto che anche La Tienda del Aeroporto di Maiorca è abbastanza fornita. Non trovate il flor de sal d'es Trenc di Gustomundial, ma così magari evitate la multa per l'eccesso di bagaglio!

lunedì 7 settembre 2009

Il Ritorno dall'Ensaimada

Sono tornata!!! Come vedete, nessun cambiamento ancora sul blog! ;o) Quel "wi-fi su tutta la struttura", alla fine, valeva solo nella lobby dell'albergo e non funzionava per il Mac! Arrrgghh!!! Ma a 36°C con 2 valigie di 20 kg (colpa mia!), non ci siamo messi a girare e cercare un'altra struttura.

Durante il nostro soggiorno iberico, abbiamo visitato Barcellona e Maiorca. Alla fine, non mi sono proprio abbuffata di churros. Non erano proprio facili da trovare, forse non ero nei posti giusti per mangiarli! :o)

Invece, ho scoperto il dolce che vedete nella foto, la ensaimada. E' una pasta a forma di conchiglia, l'orgoglio dell'isola di Maiorca, con tanto di D.O.P. Come consistenza ricorda la sfoglia della brioche, ma è più soffice ed è sorprendentemente leggera. Se fatta bene, sembra quasi di mangiare le nuvole! Può essere vuota cosparsa di zucchero a velo o farcita di crema pasticciera, noci, frutta fresca o candita e, quella tipica, con "cabello de angel". Quest'ultima è una conserva a base di zucca e potete vedere la ricetta sul blog di Erborina.

In tanto che svuoto la valigia e faccio il bucato, vi lascio guardare questo filmato su come fare la ensaimada a casa.



Per puro caso, abbiamo trovato nella vicinanza dell'albergo, un piccolo pastificio-panificio del quartiere. Carino, raccolto e senza pretese. Così, andavamo lì a fare colazione e abbiamo avuto l'onore di conoscere di persona, Fernando José Prats Pérez, il pasticciere protagonista. E' stato lui stesso a segnalarci il video; "Andate su 'youtube', digitate 'como se hace una ensaimada', cliccate 'cerca' e mi troverete!", così ho fatto. Il video è stato postato da una rivista gastronomica spagnola on-line, "a fuego lento", dove trovate la ricetta trascritta in spagnolo. Per la versione italiana, dovete aspettare fino a quando ho 12 ore a disposizione per fare la lievitazione! ;o)

Dato che non riesco mangiare tutto quello che vorrei (altrimenti esplodo), ho assaggiato la ensaimada solo in altri 2 posti, considerati di fama, a Palma di Maiorca. A mio avviso, tra i tre, quella di "Frama" sta al secondo posto, solo dopo "Ca'n Juan de s'Aigo", considerata la migliore in città dalla rivista "Olive". Mentre al terzo posto metto quella dello storico "Forn des Teatre". Per gli indirizzi di questi ultimi e altre storie su Palma di Maiorca e Barcellona, ci vediamo nei prossimi post!










Pastelería Panadería "Frama"

C/ del Marqués de la Sénia 17
07014 Palma de Mallorca (Baleares)
Tel. +34 971 28 77 92

venerdì 21 agosto 2009

In Ferie!


















Questa sarà la mia colazione per un paio di settimane. Mi abbufferò di jamon, chorizo, arroz negro e pesce alla plancia. Farò il giro di tapas e mercati, e già che ci sono, passerò anche a vedere le meraviglie di Gaudì. ;o) Come minimo intendo tornare a casa con una scatola di paprica affumicata e la padella per la paella.
Se il wi-fi degli alberghi funziona davvero, visiterò il blog per metterlo in ordine e cercare di fare la traduzione in inglese, che ho un po' abbandonato per mancanza di tempo. Per un nuovo post, ci vediamo la seconda settimana di settembre!

Ah, la foto non è mia. l'ho presa da un sito dove trovate anche la ricetta in inglese. Non l'ho ancora testata, ma se volete provarla guardate qui.

mercoledì 19 agosto 2009

Zuppa Fredda di Pomodori

Questa ricetta ricorda un gazpacho, ma è la zuppa fredda di pomodori dello chef Locatelli, presa dal suo libro "Made in Italy". Il gusto è molto delicato, dato che non si usano né cipolla né aglio, come invece, succede nel gazpacho. Poi, ho aggiunto io le verdure a dadini, che la ricetta originale non prevede.
Ho fatto questa zuppa per una cena con amici, e l'ho servita nelle tazzine del caffè. In mini porzioni, potete servirla come amuse-bouche, per stuzzicare l'appetito. Anche se, questa volta, mi serviva più che altro per pulire il palato, tra l’aperitivo e l’antipasto. Altrimenti, servita nelle ciotole più grandi, questa zuppa potrebbe essere un primo molto leggero e rinfrescante. Perfetta per le giornate più calde dell'anno! Ah, dimenticavo, si prepara velocemente e senza accendere i fornelli!!!

Si fa tutto a occhio, l'importante avere 2-3 tipi di pomodori di buona qualità, meglio se, tra questi, ci sono i cuori di bue. Così suggeriva lo chef e io l’ho seguito! Ho usato alla fine tre tipi: cuori di bue, pomodorini e ramati. Grazie ad alcuni amici dei miei suoceri, dotati di immensi orti, questi giorni sono molto fornita di vari tipi di pomodori! ;o)

Tagliate i pomodori in spicchi e togliete i semi, raccogliendoli in una ciotola. A dire la verità lo chef Locatelli li sbuccia pure, ma io non ho la sua pazienza, o meglio, i suoi aiuto-cuochi. ;o) Quindi, frullate la polpa con un robot, aggiungendo una presa di sale, un goccio di olio extra vergine di oliva e un goccio di aceto. Io ho usato questo aceto di Peck che trovo sia leggermente dolciastro, ma va bene anche quello di vino bianco, di mele o, a mio avviso, anche il mirin. Se siete diligenti, usate un passaverdura al posto del robot e sarete premiati con un colore più brillante. Secondo lo chef, le lame del robot tendono a scaldarsi, quindi scaldano anche i pomodori e ne cambia il colore. Se volete un rosso intenso potete aggiungere un po’ di pasta di pomodoro, io non l'ho usata. La mia zuppa sembrava troppo liquida, quindi ho aggiunto anche poca mollica di pane. Passatela al setaccio per aiutarvi a scartare la buccia ed eventuali semi rimasti. Se vi sembra che sia troppo densa, aggiungete un goccio d’acqua. Refrigerate fino al momento di servire.

Ora, passate al setaccio anche i semi di pomodori raccolti nella ciotola e conservatene l'acqua. Salate e versate nello stampo per i ghiaccioli e congelate. A parte, togliete i semi e tagliate i pomodori verdi, pomodori rossi e i cetrioli a dadini piccoli. Condite col sale e l'olio extra vergine di oliva. Nel mio caso, ho usato l'olio al basilico.
Servite la zuppa fredda con dei ghiaccioli all'acqua di pomodoro (che aiutano a mantenerla fresca) e le verdure a dadini in superficie. Avrete ottenuto la giusta consistenza se non affondano facilmente. Altrimenti, appoggiate le verdure sopra i ghiaccioli, così almeno rimangono a gala per qualche istante, fino a quando non si sciolgono.

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