mercoledì 1 aprile 2009

Urticions: Cime di Luppolo

Abito in Friuli. Nonostante il calendario dicesse il contrario, all’arrivo della primavera non ci credevo. Però, da qualche giorno, forse sta timidamente arrivando per davvero. Ad ogni modo, dovevo prima veder spuntare le magnolie, i narcisi e i crochi per esserne davvero convinta. Eppure avevo ancora bisogno di una conferma importante, dovevo andare al mercato per cercare le verdure e le erbe selvatiche di campo che simboleggiano la primavera, almeno per me: gli agretti, gli asparagi selvatici e le erbette di campo che in friulano si chiamano sclopit (silene vulgaris, per i comuni mortali :o)). Le ho trovate! Ovviamente, colta da raptus, le ho prese tutte (e di più) e ora devo pensare come cucinarle.

A dire la verità, non avevo trovato ancora gli asparagini. Forse, arrivando sempre tardi al mercato, la gente li aveva già spazzolati. Ad un certo punto, a vederli in lontananza, pensavo di avere ancora la possibilità di prenderne due mazzetti. Invece, da vicino, non erano gli asparagi selvatici ma quelle cimette che vedete nella foto. Secondo il fruttivendolo, si chiamano urticions in friulano. Sono, di fatto, i germogli del luppolo (humulus lupulus). Le parti più tenere e le punte si usano per fare il risotto come se fossero, appunto, gli asparagi, mentre il rametto si usa solitamente per fare la frittata. Navigando in internet, ho scoperto che in zona Ferrara si chiamano i bruscandoli e c'è perfino una sagra mondiale ad hoc nel comune di Brera.
Il sapore ricorda lontanamente gli asparagi, molto delicato con il retrogusto di terra e muschio come tante erbe primaverili. Consiglio di curarli come gli asparagi; usate soltanto 3/4 di essi e scartate la parte finale (legnosa) dato che rimane molto filamentosa anche dopo la cottura. Inoltre, essendo più tenere, le punte si cuociono molto prima del ramo, aggiungetele quando questo ultimo è già al 50% cotto. Prossimo post: una ricetta con gli urticions!

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