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lunedì 3 febbraio 2014

Meatless Monday: Fideuá de Verduras



Ho riflettuto un pochino questo weekend. Conoscendomi, devo avere delle scadenze per mettermi a cucinare, fotografare e scrivere ricette per questo blog. Altrimenti tendo a tralasciarlo per altre cose che considero più urgenti: quelle che mi aiutano a pagare la rata dell'iPad per esempio! :p
Quindi, mi sono data una scadenza, ogni due lunedì posterò qui una ricetta senza carne, per sostenere l'iniziativa Meatless Monday o Meat Free Monday - Lunedì Senza Carne - che sta prendendo sempre più piedi nella blogosfera, soprattutto in quella Statunitense e Britannica. Farlo ogni lunedì mi sembra un po' troppo impegnativo! Andiamo per gradi direi, no? ;) Allora, a iniziare da quest'anno (di cavallo), cercherò di mantenere la promessa che, mal che vada, avrete due ricette vegetariane al mese. Potrebbe andare?

Bene, allora iniziamo con questa ricetta di fideuá de verduras che è già stata pubblicata nell'edizione invernale di Bontât. Cliccate pure il link accanto per sfogliare e scaricare gratuitamente le prime due edizioni di questa rivista ideata da Giulia e realizzata assieme ad altre amiche blogger: Alessandra, Chiara, Micaela e Valentina, delle quali ho parlato più volte in occasione degli eventi Friuli DOC e Ein Prosit.

Fideuá è un piatto tipico della zona costiera Valenciana, più precisamente della città di Gandía, dove tutt'ora gli è dedicato un concorso annuale. Prende il nome dalla parola fideu che vuol dire pasta o vermicelli in Valenciano. I vermicelli sono cotti in una padella piatta e larga con un bordo basso che si chiama paellera, la stessa che si usa, appunto, per fare la più famosa paella. Anche il procedimento della preparazione è il medesimo.
Su dice che la fideuá fu creata negli anni 30 dalla disperazione di un cuoco di bordo, Gabriel Rodríguez Pastor, e del suo aiutante, Juan Bautista Pascual. Al loro patron piaceva molto arroz a banda (riso cotto con il brodo di pescato, simile alla paella) che solitamente gli preparavano, al punto che non rimaneva mai nulla per i lavoratori. Un giorno, per dispetto, cambiò il riso con i vermicelli sperando, così, che il piatto sarebbe piaciuto di meno. Ma il trucco non funzionò e la fama della fideuá, successivamente, si diffuse quasi come quella della sorella maggiore, la paella.
Nella fideuá solitamente si mettono i crostacei e i pesci a polpa bianca, qui avrete la versione vegetariana. Visto il breve tempo di cottura, sicuramente è un piatto salvavita, potrete sfamare tanti ospiti senza dover stare tutto il giorno in cucina!

Per 3 porzioni

180 gr capellini spezzati
1 peperone rosso
100 gr fagiolini
1 pomodoro ramato
1/4 cipolla
1 spicchio d'aglio
1 cucchiaino colmo di paprica affumicata (Pimenton de la Vera)*
0,03 gr zafferano in pistillo
Olio extra vergine di oliva
Sale

Brodo vegetale:
1 carota
1 gambo di sedano
1 cipolla
1,5 l acqua circa
Sale grosso

Preparate il brodo vegetale mettendo tutti gli ingredienti in una pentola a fiamma media, con l'accortezza di mettere il sale solo quando l'acqua avrà preso il bollore. Abbassate la fiamma e tenetelo sempre caldo con una fiamma bassa per non farlo evaporare troppo. Può darsi che non vi occorra tutto il brodo, è sempre meglio averne di più.
Mettete lo zafferano in ammollo con mezzo mestolo di brodo. Tritate l'aglio e la cipolla finemente. Private il pomodoro dalla buccia e dai semi, quindi tagliatelo a minuscoli dadini.
Dividete il peperone a metà, levate il torsolo, i semi e i filamenti bianchi. Tagliate a dadini di 1 cm circa. Per dare un tocco Natalizio potete anche tagliarlo con un taglia biscotti a forma di stellina. Se non digerite bene il peperone, volendo, potete precedentemente sbucciarlo con l'aiuto di un pelapatate. Successivamente, tagliate i fagiolini a bastoncini di 1 cm circa.
Prendete una padella piatta di ferro o di inox con un diametro di 30 cm circa. Scaldate un po' di olio, sufficiente per velare il fondo della padella e fate appassire dolcemente la cipolla e l'aglio.
Unite i fagiolini assieme a un pizzico di sale e rosolate per un paio di minuti prima di aggiungere il pomodoro, il peperone e la paprica affumicata. Salate leggermente di nuovo e rosolate per altro paio di minuti. Aggiungete mezzo mestolo di brodo se vedete che le verdure stanno iniziando ad attaccarsi e le cipolle stanno dorando un po' troppo.
Distribuite i capellini spezzati omogeneamente su tutta la superficie della padella. Versate lo zafferano ammollato e aggiungete abbondante brodo fino a coprire i capellini di un centimetro di altezza.
Scuotete la padella, senza alzarla dalla fiamma, facendo un movimento circolare per distribuire meglio le verdure e i capellini. Lasciate a cuocere a fiamma media fino a quando il brodo sarà assorbito del tutto dalla pasta. Ci vorranno circa 5 minuti, ma dipende molto dalla grossezza della vostra pasta.
Assaggiate e valutate se vi piace la consistenza. Aggiungete ancora un filo di brodo se pensate sia ancora troppo al dente e proseguite fino a quando il liquido si sarà assorbito di nuovo.
Spegnete la fiamma, coprite la padella con un coperchio o un canovaccio pulito e inumidito e lasciate la fideuá a riposare per circa 10 minuti prima di servirla.


Note:
Come già accennato, potete usare la stessa ricetta per preparare la paella. Avrete però il bisogno di più brodo e più tempo per la cottura. Il riso usato per la paella è a chicco tondo, di una varietà che si chiama Bomba. Il riso originario nostrano è un buon sostituto.
La buona riuscita della fideuá e della paella si giudica dalla crosta, detta socarrat, che si crea sul fondo della padella. Dev'esserci per dare un sapore leggermente tostato ma non troppo; altrimenti saprà di bruciato.

*Pimentón de La Vera è una paprica affumicata D.O.P. della zona La Vera in Extremadura; fondamentale nella cucina spagnola per preparare tante pietanze della tradizione, incluse la paella e la fideuá. Si vende solitamente in latta o in un sacchetto di tessuto ed è disponibile in tre gradi di intensità; dulce (dolce), agrodulce (media) e picante (piccante). In Italia non è ancora molto diffusa ma si può trovare con facilità on-line.

venerdì 31 gennaio 2014

Uova sode al tè



Per noi Cinesi (dico noi perché lo sono per metà ;)), il cibo è celebrazione e preghiera. Mangiamo per festeggiare una riccorrenza importante e mangiamo per esprimere un desiderio al cielo. Bene, no??? :D Ciò che cuciniamo e consumiamo solitamente simbolizza una cosa specifica, può essere per via del suo colore, della sua forma o del suo nome che magari ricorda un'altra parola con un significato positivo (o negativo). Beh, oggi è il primo giorno dell'anno per il calendario lunare Cinese, quindi di desideri e speranze ce ne sono tanti! Se c'è una cosa che non manca mai sulla tavola di una famiglia Cinese durante una festa sono i tagliolini: la loro forma simbolizza una lunga vita, un augurio che va bene in qualsiasi situazione! Un altro alimento importante è l'uovo, considerato come simbolo di vita, di rinascita e di fertilità; è cosa buona, quindi, mangiarlo anche all'inizio dell'anno. Queste uova al tè in particolare si mangiano tradizionalmente proprio durante le celebrazioni del Capodanno Cinese, cioè oggi. Visto che non ve l'ho ancora detto un mese fa per l'anno nuovo gregoriano, ve lo dico ora, Gong Xi Fa Cai, Felice Anno Nuovo!!!

6 uova
1 l acqua
3 cucchiai tè nero Cinese (ho usato quello affumicato Lapsang Souchong)
60 ml salsa di soia
1 cucchiaio zucchero di canna
Buccia di mezza arancia
10 cm (10 gr) cannella in stecca
3 cm (30 gr) zenzero fresco, a fettine

Lavate le uova attentamente sotto l'acqua corrente. Ponetele adagio in un pentolino di acqua per evitare che si rompano e bollitele su una fiamma dolce per non far "ballare" troppo le uova. Spegnetela dopo 7 minuti dal bollore e togliete le uova dall'acqua.
Se non volete ustionarvi, aspettate un paio di minuti prima di creare delle crepe sul guscio colpendolo con il dorso di un coltello. Più crepe fate, migliore sarà il risultato, sia dal punto di vista estetico e sia di gusto, perché permetteranno al condimento di entrare.
In un altro pentolino, bollite 1 litro di acqua con il tè, la salsa di soia e le spezie. Aspettate circa 5 minuti dal bollore e inserite le uova. Assicuratevi che siano completamente immerse.
Spegnete la fiamma e lasciate a marinare nel "brodo" saporito per almeno 5-6 ore ma sarebbe meglio lasciarle per una notte intera. In questo modo, il colore e il sapore saranno più intensi.
A dire la verità, tradizionalmente, le nonne lasciavano queste uova a bollire per anche per 30-45 minuti! Ciò crea un effetto marmorizzato più bello ma, a mio avviso, diventano troppo dure! Valutate voi cosa fare! ;)

Si consumano così come sono, a temperatura ambiente, come uno spuntino fuori pasto o per accompagnare il riso e il congee, ovvero, la crema di riso che spesso mangiamo a colazione.

lunedì 9 settembre 2013

Insalata di Couscous al Curcuma con Trota di San Daniele



Anche stavolta vi parlerò di una cittadina friulana rinomata nel settore gastronomico, San Daniele del Friuli, soprattutto per due specialità, il prosciutto crudo e la trota, il re e la regina. Del re parlerò più avanti. Come da regola del galateo, prima le donne, quindi, ora vi racconto un pochino della regina.

La storia della regina iniziò oltre 30 anni fa quando Giuseppe Pighin gettò un migliaio di avannotti di trota sul laghetto di Villanova, una piccola frazione del comune. Passò le sere ad accudirli per alleviare lo stress della giornata, li pescò e fece delle generose grigliate domenicali con gli amici. Quello che all’inizio fu’ solo una passione, per il piacere di stare all’aria aperta, a stretto contatto con la natura e con il fiume Tagliamento, divenne negli anni un mestiere. Il laghetto si trasformò piano piano in un allevamento naturale. Da lì alla creazione della regina, il passo fu’ breve.

La regina di San Daniele è un filetto di trota salmonata salato a secco e affumicato a freddo con una particolare miscela di farine di legno, erbe e bacche aromatiche, ad una temperatura che non deve superare i 30°C, seguendo un metodo antico usato in Carnia. La trota regina è presentata intera o a filetti, confezionata sottovuoto con una lunghezza che varia da 20-40 cm. La consistenza vi potrebbe ricordare il salmone affumicato, ma con un sapore molto più delicato. Solo lei può essere chiamata la regina, mentre la trota affumicata al caldo assume il nome di Fil di Fumo.
Per stare al passo con le richieste e le necessità della vita moderna in cui il tempo scarseggia, la famiglia Pighin ha creato una serie di prodotti pronti al consumo, anche con altri tipi di pesce.  Da donna che pensa di essere sempre indaffarata, io sono una grande consumatrice di quest’ultima linea, Trota dello Chef; marinata, aromatizzata e cotta a vapore per raggiungere una morbidezza unica. In commercio si trovano quattro tipi, al naturale, alle erbe, alla mediterranea, e agli agrumi. Devo solo aprire la busta e consumare la trota direttamente. Per degustarla calda, bisogna solo metterla a bagno in acqua calda (con il suo sacchetto sottovuoto) per alcuni minuti. Più semplice di così! ;D 
Qui sotto, però, potete trovare una cosetta che cucino quando sono meno pigra. ;) Giusto per darvi un’idea su come potete usare la trota di San Daniele. Ci sono tante altre ricette a cui ispirarvi, pronte da scaricare sul sito dell’azienda.

Per 3 porzioni

1 bicchiere (160 gr) di couscous 
1 bicchiere (230 ml) di brodo vegetale o acqua bollente
1/3 di cucchiaino di curcuma in polvere
1 filetto di Trota dello Chef al Naturale
1 cucchiaio colmo (20 gr) di uvetta
1 cucchiaio colmo (20 gr) di mandorle a scaglie
2 pomodori San Marzano maturi
2 friggitelli
una manciata di prezzemolo
1/2 cucchiaino di sommacco o zest di limone
sale
olio extra vergine di oliva

Preparate un brodo vegetale in un pentolino con 2 bicchieri di acqua, mezza cipolla, mezzo gambo di sedano, una carota e un cucchiaino raso di sale grosso. Portatelo a ebollizione a fiamma media-bassa e lasciate a ridurre un po’ per concentrare il sapore delle verdure. Ci vogliono almeno 15 minuti, altrimenti il vostro brodo sarà ancora troppo leggero e saprà soltanto di acqua salata.
Potete semplicemente usare l’acqua salata bollente se non avete voglia di preparare il brodo, ma è davvero una sciocchezza e il sapore del vostro couscous migliorerà.

Nel frattempo, tostate il couscous a secco in una padella per alcuni minuti, rigirandolo spesso, fino a quando metà dei granelli sono leggermente più dorati. Tenete la fiamma bassa per evitare di bruciarlo. 
Create un piccolo vuoto al centro della padella, aggiungete un altro cucchiaio di olio e la curcuma. Soffriggete per circa un minuto la curcuma e mescolate il tutto, cercando di distribuirla omogeneamente su tutti i granelli di couscous. Spegnete la fiamma.
Bagnate il couscous con un bicchiere del brodo vegetale che avete preparato, coprite e lasciate a riposare per 10-15, fino a quando tutto il liquido si sarà assorbito del tutto e il couscous sarà tenero e raddoppiato di volume.
Sgranate con l’aiuto di una forchetta o, meglio ancora, sfregandolo tra le vostre mani. Lasciate a raffreddare a parte.

Sciacquate l’uvetta sotto l’acqua corrente per eliminare le eventuali impurità. Ammollatela in acqua tiepida per farla rinvenire. 
Tostate su una fiamma bassa le mandorle fino alla doratura desiderata.
Private la trota dalla pelle e sfaldate la polpa in piccole scaglie.

Private i pomodori dai semi e tagliateli a cubetti di 5x5mm circa. Scartate i semi dai friggitelli, togliete le membrane bianche e tagliate anche essi in dadini, più piccoli, di 3x3mm circa. Infine, tritate il prezzemolo finemente e trasferite tutte le verdure in una ciotola capiente. Condite con un pizzico di sale, il sommacco e un giro di olio. Mescolate e lasciate a riposare per 5 minuti.
Unite il couscous raffreddato, la trota, l’uvetta e le mandorle assieme al pomodoro e mescolate. Aggiustate di sale e olio se occorre, a vostro piacere. 
Servite fredda o a temperatura ambiente, come un primo leggero o, messi in bicchieri, come aperitivo stile finger food.

Vi ho incuriosito? Lo stand della trota di Villanova di San Daniele sarà presente a Friuli DOC nel Piazzale del Castello! :) 

Per questo piatto Giulia ci consiglia una Vitovska in Anfora. Questa tecnica di vinificazione riprende l'antichissimo utilizzo delle anfore di terracotta interrate, come avveniva agli albori della nascita del vino nel territorio del Caucaso. L'anfora ha la peculiarità di garantire una traspirazione del vino maggiore rispetto a contenitori di altri materiali, nutrendo lo sviluppo aromatico verso sentori ad alta complessità. Con questo principio, la Vitovska riposa nelle anfore a contatto con le bucce assumendo connotazioni aromatiche per poi maturare 2 anni nelle grandi botti di rovere. Solo così, la Vitovska riesce a mostrare i suoi lati migliori, regalando la possibilità di assaggiare un vino così come lo si sarebbe fatto quasi 2000 anni fa.
Presenta un colore giallo dorato intenso con riflessi aranciati e un profumo che regala sensazione di ossidato con mineralità e note di pera e pesca matura. Al gusto, sentori di frutta matura si legano a note iodate di grande freschezza, con un sottofondo speziato di chiodi di garofano e liquirizia in chiusura. Ottima con il pesce, l'uva passa e le spezie di questo piatto.

venerdì 6 settembre 2013

Tortilla de Patatas (di Godia)


I buongustai della regione sicuramente hanno già sentito parlare di Godia. Anzi, sono certa che questa piccola frazione di Udine è conosciuta anche dai foodies dell'intera nazione se non di tutta Europa. Perché? Perché l'unico ristorante del Friuli Venezia Giulia con due stelle Michelin sta proprio lì, nella piccola piazzetta del paese, proprio di fronte al campanile del Duomo. Immagino abbiate sentito parlare della famiglia Scarello del rinomato ristorante Agli Amici. Su di loro, prima o poi, ritornerò a parlare, di belle cose, ovviamente! :) 

Ora arriviamo alla seconda ragione della fama di Godia; le patate, a cui il paese dedica una sagra, ormai giunta alla sua 37° edizione, in corso proprio in questi giorni. Per chi non è riuscito ad andarci il weekend scorso, consiglio vivamente di farlo nel fine settimana, da oggi pomeriggio (venerdì 6) fino a domenica 8 settembre. Gli gnocchi che ho assaggiato erano buonissimi e meritano i 20 minuti di coda. Non vi preoccupate, vi passeranno velocemente perché sarete occupati a osservare le mani abili delle signore che preparano e impastano gli gnocchi, proprio davanti ai vostri occhi. Se poi ne vorrete un bis, dal 2007 Godia è anche presente alla kermesse Friuli DOC, quest'anno lo stand sarà in Piazza Garibaldi. 

Ciò che rende speciali le patate di Godia sono il microclima e le caratteristiche dei terreni in cui vengono coltivati, un pH leggermente acido e un buon contenuto di ferro, ideali per la coltivazione di questi tuberi. Se volete saperne di più, vi rimando al sito dell'ERSA FVG. A proposito, non è facile trovare queste preziose patate nei supermercati, molte delle aziende agricole locali le vendono in proprio. Questi sono giorni di raccolto e io sono andata a prenderle qui

Le patate di Godia hanno una forma tondeggiante ovale con una buccia liscia di colore bianco giallastro. La varietà coltivata nella zona dagli anni 60 è la Kennebec, d'origine americana, con una polpa bianca e farinosa. Proprio per questo motivo è particolarmente indicata per fare gli gnocchi, le minestre e la purea. Anche se, vista la sua resistenza alla cottura, è abbastanza versatile e si presterebbe a ogni tipo di preparazione.  

Considerando che Giulia ha appena fatto gnocs cun lis sespis, evito di darvi una ricetta di gnocchi. Poi, ho paura di non poter competere con 37 anni di esperienze della Sagra di Godia! ;) Ispirandomi dall'ultima lezione di cucina spagnola che ho seguito durante le vacanze, ho fatto una tortilla de patatas; uno dei piatti più classici della cucina spagnola che si può trovare dal bancone dei bar al mercato fino ai bar de tapas più rinomati. Ho notato che lo chef aveva usato delle patate a pasta bianca. Sono andata a informarmi dall'amico Google :) e ho scoperto che tanti suggeriscono di usare proprio la Kennebec, ergo, la ricettina di oggi! Vi avviso già che non è fatta per le persone che badano alla linea! :D 

Ah, gli ingredienti elencati bastano per una tortilla di 24 cm di diametro o 3 porzioni individuali. La quantità sfamerebbe 3-4 persone, ma se chiedete a me, ne basta solo per due (particolarmente golose)! :p 

800 gr patate di Godia 
250 gr (2 pezzi) di cipolle 
6 uova grandi 
sale, q.b. 
pepe, q.b. 
abbondante olio di oliva, per friggere 

Pa amb tomàquet / Pan tumaca (pane al pomodoro) 
2-4 pezzi di pane tipo ciabbattina/ baguette/ pugliese 
2-4 pezzi di pomodoro ramato molto maturo 
olio extra vergine di oliva 
aglio (facoltativo) 

Sbucciate e tagliate le patate a fettine sottili (3-5 mm circa) e friggitele in un'abbondante olio caldo. Cercate di mantenere la fiamma medio-alta. Se l'idea vi crea orrore, allora rosolatele in una padella antiaderente con poco olio. Il risultato finale sarà meno goloso ma è una scelta vostra. (Capisco se non avete voglia di andare a correre 7 km il giorno dopo per smaltire le calorie! ;)) 
Mi raccomando, se volete cambiare l'olio di frittura, potete farlo solo con olio extra vergine di oliva (ma sarebbe un peccato e uno schiaffo alla povertà. Dopotutto, la tortilla dovrebbe essere un piatto povero!) o l'olio di arachidi. Non vorrei dover dare spiegazioni al vostro cardiologo se usate altro tipo di olio.
Dopo circa 10 minuti, quando le patate iniziano a essere più tenere, unite le cipolle tagliate a strisce sottili quanto le patate. Salate e pepate leggermente e continuate la cottura fino a quando si formeranno delle crosticine dorate, ci vorranno altri 15-20 minuti. 

Nel frattempo, potete iniziare a preparare il pane al pomodoro. L'origine penso derivi dalla necessità di utilizzare il pane raffermo. Bagnando la mollica con la polpa del pomodoro, il pane si ammorbidisce e diventa di nuovo mangiabile. Nulla vi vieta di usare il pane fresco, a patto che la mollica non sia troppo soffice, altrimenti si sfalderebbe. 
Dividete i pomodori in due. Volendo potete anche togliere i semi, ma è un passaggio in più che non faccio. Tagliate il pane a fette e strofinate un lato con l'aglio (se vi piace) e la polpa di pomodoro. Di solito ci vuole una metà per ogni fetta, ma dipende sempre dalla sua succosità. 
Infine, irrorate con abbondante olio extra vergine di oliva. 

Appena le patate e le cipolle sono dorate, scolatele dall'olio con l'aiuto di un colino. Lasciatele a intiepidire un po'. 
A parte, rompete e sbattete le uova in un'ampia ciotola. Condite con un pizzico di sale per ogni uova e del pepe. Unite le patate alle uova e lasciate a riposare per circa 5 minuti per far "abbracciare" meglio i due elementi e far sì che i sapori si amalgamino. 
Scaldate la stessa padella calda in cui avete fritto le patate. Lasciate solo un filo di olio e friggete l’impasto di uova e patate. 
Quando la parte inferiore è dorata e i bordi iniziano a rassodarsi, girate la tortilla, aiutandovi con il coperchio. Spingete i bordi verso l'interno con un mestolo piatto per darla una forma più rotondeggiante. Fate dorare anche l'altro lato, per circa 3-4 minuti. L'ideale sarebbe fino a quando la parte esterna della tortilla è già soda mentre il cuore è ancora cremoso. Le uova non dovrebbero essere cotte del tutto. Se preparate questa tortilla anche per i bimbi, continuate pure la cottura fino alla completa coagulazione delle uova. 
Servite caldo con del Pa amb Tomàquet e magari una cerveza ghiacciata. 

Per i più raffinati, Giulia, la nostra futura enologa di fiducia, suggerisce di accompagnare questo piatto con uno Chardonnay. Questo vino se carico di molteplici aromi sta bene con i piatti a base di uova. Ha un colore giallo carico. Al profumo presenta note di fiori bianchi, pietra focaia e frutti tropicali. In bocca, invece, è elegante, a volte con un retrogusto di mela matura e miele. Si serve a una temperatura di 8-10°C.

giovedì 7 luglio 2011

Pad Thai


Avete ancora il terrore dei germogli di soia? Spero di no. Li ho mangiati anche di recente e sono ancora qui! ;)) Mi piacciono troppo! Forse perché era l'unica "verdura" che sopportavo da bambina. I germogli di soia sono tra le verdure più economiche che noi, Indonesiani, troviamo al mercato. Perciò li mangiamo in una quantità industriale! Mia mamma era riuscita a propinarmeli perché non erano di color verde e nemmeno puzzavano, come i cavoli ad esempio. Per convincere i bambini a mangiare altre verdure però, i grandi ci dicevano che le verdure di colore bianco non fanno bene e sono pallide perché non hanno le vitamine di cui abbiamo bisogno per crescere. Poi, da grande, ho scoperto che erano palle! Fanno bene, altroché se fanno bene! Allora, via con i germogli! Non abbiate paura di comprarli che sono fondamentali per fare questo famoso piatto Tailandese. Altrimenti, per essere più sereni, potete anche farli crescere a casa, guardate qui. Non è poi così difficile, ma io sono pigra! ;)
Ora torniamo alla ricetta. Non essendo mai stata in Tailandia, non ho ancora avuto l'opportunità di assaggiare la versione originale. Mi ha molto incuriosita poiché l'ingrediente principale è la mia pasta asiatica preferita, le tagliatelle di riso, quindi ho provato a farlo a casa. Mi sono documentata e, dopo aver fatto delle prove di varie ricette, ho ideato questa versione che il mio palato ritiene equilibrata.

Per 2 porzioni

140 gr di tagliatelle di riso, l’ideale sono quelle con 3-5 mm di spessore
100 gr di tofu al naturale, tagliato a dadini di 1x1 cm
150 gr di gamberi
1 spicchio d’aglio
1 cucchiaio di salsa di pesce
2 cucchiai di succo di lime/ succo di tamarindo
2 cucchiai di zucchero di palma (di canna)
1 cipollotto, a rondelle
2 uova, leggermente sbattute e salate
una grossa manciata di germogli di soia
1 peperoncino Tailandese, a rondelle
20 gr di arachidi tostati
una manciata di coriandolo fresco, tritato + qualche foglia intera per guarnizione

Mettete le tagliatelle in bagno nell’acqua bollente per 7-10 minuti, dipende dallo spessore delle vostre tagliatelle. Un altro metodo, più rischioso se non siete ancora abituati, sarebbe bollirle (come la pasta) per 5 minuti circa. Devono ammorbidirsi ma non spappolarsi. Scolate e ungete con poco olio per evitare che si attacchino.
Sgusciate i gamberi, togliete l’intestino e aprite la schiena come un libro.
Scaldate un filo di olio in un wok e soffriggete l’aglio. Quindi, unite il tofu.
Quando sarà dorato, inserite i gamberi e, dopo un minuto, le tagliatelle.
Mescolate in una ciotola lo zucchero, il succo di lime (o di tamarindo) e la salsa di pesce, versate sulle tagliatelle. Salate, pepate e saltate per distribuire meglio il condimento.
Spingete le tagliatelle su un lato del wok, versate le uova sullo spazio libero e strapazzatelo. Dopo 30 secondi, unite i germogli di soia, il cipollotto, il peperoncino e, infine, il coriandolo tritato. Saltate e cuocete per altri 2 minuti.
Servite calde cosparse di coriandolo fresco e arachidi tritate.

venerdì 3 giugno 2011

Insalata di pasta al pesto di rucola, ratatouille e feta


A parte oggi, che a Udine è una giornata nuvolosa, sta iniziando la bella stagione! Le giornate si allungano e cominciamo a uscire più spesso e stare fuori tutto il giorno per goderci il sole. Qualunque sia la nostra destinazione; mare, montagna, lago o fiume, spesso ci capita di avere la pasta fredda nello zaino per il nostro pranzo all'aperto. Quindi, eccovi una ricetta di insalata di pasta con le verdure che si possono trovare facilmente tutta l'estate.

per 4-5 persone

400 gr di penne rigate
200 gr di formaggio feta
1/2 peperone rosso
1/2 peperone giallo
1/2 melanzana
2 zucchine
olio extra vergine di oliva sale pepe

Pesto di Rucola
50 gr di rucola
una punta di aglio
25 gr di pinoli
100 ml olio extra vergine di oliva
25 gr di pecorino, tagliato in piccoli pezzi.
sale

Mondate i peperoni; privateli dei semi e dei filamenti bianchi che trovate all'interno e tagliateli a dadini. Tagliate tutte le altre verdure più o meno della stessa grandezza dei peperoni.

Trasferite in una placca da forno. Salate, pepate e irrorate di olio extra vergine di oliva. Mescolate bene per distribuire bene il condimento su tutta la superficie delle verdure.

Infornate a 180°C per circa 20-25 minuti, in base alla grandezza dei vostri dadini. Le verdure sono pronte quando sono tenere e leggermente dorate.

Nello stesso tempo, fate gratinare il feta sbriciolato (grossolanamente) in precedenza, sulla graticola alta del forno. Inseritelo circa 10 minuti dopo le verdure. In questo modo dovrebbero essere pronti nello stesso momento. Lasciateli a raffreddare a parte.

Nel frattempo, mettete sul fuoco l'acqua per cuocervi la pasta e preparate il pesto di rucola.
Mettete tutti gli ingredienti nel bicchiere del frullatore a immersione e riduceteli fino ad avere un'emulsione liscia.

Quando la pasta sarà al dente, scolate e fatela raffreddare velocemente sotto l'acqua corrente fredda per bloccare la cottura. Conditela con il pesto e aggiungete un po' di olio.

Unite il ratatouille di verdure e il feta gratinato alla pasta, mescolate. Servite fredda.

venerdì 11 marzo 2011

Quesadillas


Questi giorni sono un pò indaffarata, a volte ricordo solo all'ultimo momento che forse è giunto il momento di pranzare! Quando la fame attacca ma non ho tanto tempo per mangiare, questa piadina stile messicano, ovvero la quesadilla, è ideale. Si prepara in pochissimo tempo dato che quasi non si cucina, con gli ingredienti che (quasi sempre) ho in frigo. E' molto comoda anche da consumare davanti al computer e, se volete, da portare in ufficio. In questo caso, sarebbe meglio riscaldare la piadina nel microonde, altrimenti perdete la bellezza del formaggio filante.

per 4 quesadillas:

1 pacco di tortillas di 8 pezzi
1 pacco di 250 gr di cheddar o scamorza, a fette
4 friggitelli
4 pomodori secchi
un pizzico di coriandolo in polvere
qualche foglia di coriandolo fresco (se c'è, altrimenti saltatela)

Tagliate i friggitelli e i pomodori secchi a dadini e tritate il coriandolo fresco. Mescolateli in una ciotola assieme a un pizzico di coriandolo. Dividete in 4.
Adagiate una foglia di tortilla su una griglia di ghisa già calda e cospargete di 1/4 del trito di friggitelli e pomodori.
Appoggiate 2-3 fette di cheddar e coprite con un'altra foglia di tortilla.
Quando il formaggio sarà sciolto, girate per far dorare ambi i lati della quesadilla.
Fate lo stesso con le altre tre piadine.

Basteranno per 4 persone in dieta e 2 persone molto affamate. ;o))

lunedì 23 novembre 2009

Strudel di Cavolo Nero e Cavolo Friulano

Da tempo cercavo una ricetta per fare la pasta dello strudel che non sia pasta sfoglia. Mi riferisco a quell'impasto elastico che si può tirare fino ad avere una sfoglia quasi trasparente. L'avevo visto fare solo in tivù finché Magda, un'amica e una fedele lettrice :o)), mi ha girato la ricetta della sua mamma tramite un suo commento in un post. L'ho riportata quasi alla lettera qui sotto.
Sono davvero soddisfatta e contenta del risultato, anche dopo la prima prova. L'unica cosa (perdonami, Magda! :o)), per lo strudel dolce forse preferisco la pasta sfoglia.... Per quello salato però, d'ora in poi, userò questa pasta.

La sfoglia:
250 g di farina
1 pizzico di sale
1 uovo
50 gr di burro, sciolto e intiepidito
mezzo bicchiere di acqua tiepida
mezzo cucchiaio di zucchero (solo per lo strudel dolce)

Mescolate la farina, il sale e lo zucchero (se fate lo strudel dolce), quindi disponete a fontana.
In una ciotola sbattete l'uovo, aggiungete l'acqua e il burro liquefatto. Versate il tutto al centro della fontana e lavorate fino a ottenere una pasta liscia ed elastica.
Raccogliete l'impasto a palla e lasciate riposare, coperta con una pellicola, per circa 20 minuti, tempo di preparare gli ingredienti per il ripieno.
Questa dose di sfoglia, basterebbe per fare due strudel. Per questa ricetta vi serve solo la metà. Quindi, congelate l'atra metà della pasta fino al momento del bisogno, o usatela per fare un altro strudel, anche quello dolce. Va bene lo stesso, sarà soltanto meno dolce e meno dorata dalla sfoglia con lo zucchero.

Il ripieno:
300 gr di cavolo nero
500 gr di cavolo friulano*
1 spicchio d'aglio
1 peperoncino
2-3 filetti di acciuga
100 gr di feta
30 gr di uvetta, ammollata in acqua tiepida e strizzata
15 gr di pinoli, tostati
sale e pepe q.b.
olio extra vergine di oliva q.b.
latte q.b.

Lavate e mondate i cavoli. Scartate i torsoli e tagliate le foglie in listarelle grosse. Sbollentatele in acqua salata per circa 5 minuti, giusto per ammorbidirle leggermente. Scolate e strizzate.
Tritate l'aglio, l'acciuga e il peperoncino. Scaldate un pò di olio in una padella e soffriggete il trito.
Unite i cavoli e le uvette. Salate, pepate e lasciate cuocere per circa altri 5 minuti.
Togliate dal fuoco e aggiungete il feta sbriciolato e i pinoli. Mescolate per distribuirli bene.
Lasciate a parte a intiepidire.

Spruzzate un po' di acqua su un piano di lavoro e stendete un pezzo di carta da forno. L'acqua dovrebbe aiutare a tenere ferma la carta.
Prendete metà dell'impasto della sfoglia e tiratelo con un mattarello fino ad ottenere una sfoglia sottile, quasi trasparente. Spolverate di farina se serve, per evitare che si attacchi.
Distribuite il ripieno sulla sfoglia, lasciandone circa 1/3 libera.
Spennellate i bordi con il latte, arrotolate e chiudete lo strudel. Mettete la parte delle pieghe verso il basso per non rischiare che si apra durante la cottura.
Bucherellate lo strudel con una forchetta e spennellate la superficie con il latte.
Alzate i lembi della carta da forno e sollevateli per poter trasferire facilmente lo strudel in una placca da forno.
Infornate in un forno già caldo a 180°C (ventilato) per circa 25-30 minuti, fino alla doratura.

*Potete usare anche solo il cavolo nero se non avete il cavolo friulano. Non l'avevo mai provato prima e l'ho preso qui per curiosità.

P.S.:
Parlando del cavolo, giovedì scorso sono stata a Padova per la presentazione del "Libro del Cavolo" di Sigrid. Finalmente l'ho vista in carne e ossa ma, soprattutto, ho conosciuto di persona anche Carola, che ha organizzato l'incontro. Dovete sapere che la prima mail che ho avuto sull'indirizzo puracucina era di Carola, sapete che emozione!!! ;o)) Mi sono divertita davvero tanto. C'era Babuska, che ha portato un buonissimo salame (e non solo), e anche Nicodemo.
Grazie a Carola per avermi coinvolta, e anche a Chiara (una mia amica) per avermi fatto compagnia! :o) Se volete vedere un pò di foto e reportage della giornata, cliccate qui e qui, o anche qui.

mercoledì 11 novembre 2009

Burger di Tempeh

Questo burger vegetariano l'ho fatto per ingannare il desiderio di mangiare un hamburger vero, magari con tanto di pancetta croccante e patate fritte..... Yumm.... Ok, non pensiamoci! ;o))
Come alternativa alla carne ho usato il tempeh, che sarebbe un panetto di soia fermentata. Sinceramente lo preferisco di gran lunga al seitan. Delle spiegazioni migliori della mia sull'alimento, le trovate qui e qui. ;o)
Tofu e tempeh in Indonesia fanno parte della dieta quotidiana. Sono considerati i cibi poveri, li compriamo e li mangiamo al posto della carne semplicemente perché costano meno. Se poi sono anche salutari, ancora meglio! Peccato che in Italia non sono esattamente economici e non sono proprio di facile reperibilità. In Friuli, per fortuna esiste Biolab, un'azienda che li produce, e trovo i loro prodotti qui.

Ah, i panini per i burger nella foto sono gialli perché li ho fatti con la zucca e le patate. Non sono soddisfatta del risultato, quindi non vi do ancora la ricetta. Intanto, ecco quella del burger di tempeh.

Per 2 burger

100 gr di tempeh

1 uovo

1 cucchiaio colmo di pangrattato

una punta d'aglio

2 foglie di salvia

una piccola manciata di prezzemolo

sale e pepe q.b.

1 pomodoro ramato

qualche foglia di lattuga

maionese q.b.
(facoltativo)
2 panini per hamburger

olio extra vergine di oliva q.b.


Tritate il tempeh o sbriciolatelo con una forchetta. Tritate anche l'aglio e le erbe aromatiche. Trasferite il trito in una ciotola assieme al tempeh.
Aggiungete l'uovo, il pangrattato, il sale e il pepe. Amalgamate il tutto e dividete l'impasto in due per formare due dischi di burger.
Scaldate circa 2 cucchiai di olio in una padella antiaderente. Regolate il fuoco a medio-basso e rosolate i burger sui tutti e due i lati, fino alla doratura.
Nel mentre, tagliate i panetti per gli hamburger in due e scaldateli in un'altra padella o in forno (a modalità grill).
Spalmate di maionese se vi piace e sistemate (a modo di torre) gli altri ingredienti dei vostri burger.

giovedì 25 giugno 2009

Cake Salato di Zucchine

Quel giorno dovevo già fare altri 3 tipi di snack salati, ma mancava un elemento a base di verdura. Non avevo tantissimo tempo a disposizione, perciò doveva essere una cosa veloce e semplice da fare. Non avevo mai provato a fare un cake salato, quindi era giunta l'ora di farlo. Per un aperitivo, questa ricetta richiede davvero un impegno minimo e garantisce una massima resa. Ho fatto i mini cake con le zucchine che si trovano facilmente in questa stagione. Usate quelle piccole dato che contengono meno acqua, con quelle grandi rischiate di avere un cake troppo compatto.


per 25-30 mini cake o 1 mini plumcake di 15 cm

1 uovo
30 gr di grana, grattugiato
20 gr di latte
30 gr di olio extra vergine di oliva
80 gr farina 00
6 gr di lievito (un cucchiaino raso)
1 zucchina piccola di circa 100 gr, grattugiata grossolanamente
una manciata di erbe aromatiche (timo, basilico, o erba cipollina)
1 cucchiaino di semi di senape (in alternativa, usate semi di papavero)
sale q.b. (circa 1 cucchiaino)
pepe q.b.

Con una frusta, sbattete l'uovo con il grana e il latte. Versate l'olio e mescolate ancora. Aggiungete e amalgamate la farina e il lievito setacciati. Incorporate al composto la zucchina grattugiata, le erbe aromatiche e, infine, i semi di senape. Sistemate i pirottini di carta piccoli (diametro 3 cm) su una placca da forno. Mettete in ogni stampino 1 cucchiaino colmo di composto. Infornate in un forno preriscaldato a 170°C per circa 15 minuti, fino alla doratura. In alternativa, potete anche usare lo stampo di plumcake, imburrato e infarinato in precedenza. In questo caso, il tempo di cottura aumenta (circa 25-30 minuti) e, ovviamente, andrà servito a fette. Se non siete sicuri che sia cotto, inserite uno spiedino di bambù o un coltello, dovrebbe uscire asciutto.
Per renderlo più sfizioso, potete spalmarlo o riempirlo con un formaggio fresco (tipo Philadelphia), aromatizzato con un trito delle stesse erbe usate nell'impasto.

martedì 16 giugno 2009

Quiche di Tofu e Ricotta

Di nuovo quiche??? Eh sì, mi piace cucinarle. Sono pratiche come stuzzicchini da aperitivo o per un pranzo in ufficio e posso sbizzarrirmi con il ripieno! Questa qui in particolare, era uno dei finger food che avevo fatto per Thomas e Monica. Quindi, a chi non interessa, abbiate pazienza, sto mantenendo la mia promessa!
La dose di pasta brisée che vi sto per dare, a parte il grana che ho aggiunto io, è una base che mi avevano insegnato al corso professionale di cucina che ho frequentato. La uso spesso perché funziona, non contiene uova ed è soprattutto molto semplice e facile da ricordare a memoria. Se siete pigri, comperate pure quella confezionata al supermercato ma, credetemi, non ci vogliono più di 10 minuti a farla e il risultato è nettamente migliore.

Per circa 25-30 mini quiche di diametro 5 cm:

Pasta brisée base:
200 gr di farina, setacciata
100 gr burro freddo, tagliato a cubetti
50 gr di acqua fredda (meglio acqua ghiacciata in estate)
25 gr grana o parmigiano, grattugiato (facoltativo)
sale q.b.

Ripieno:
150 gr tofu al naturale, tagliato a dadini (ho usato quello di Biolab e lo trovo qui)
250 gr di ricotta
30 gr di grana o parmigiano, grattugiato
2 uova
latte q.b. (circa 50 ml)
sale e pepe q.b.
semi di sesamo bianco e nero q.b. (per decorazione)

Mescolate uniformemente la farina con il sale e il grana in un recipiente concavo o direttamente sul piano lavoro. Incorporate il burro pizzicandolo agli ingredienti secchi fino ad avere una consistenza sabbiosa. Aggiungete l'acqua e lavorate velocemente fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo. Non lavoratelo troppo altrimenti risulta poco friabile. Avvolgete l'impasto con la pellicola e lasciate a riposare in frigorifero per almeno mezz'ora. In alternativa, potete anche congelarlo e usarlo quando vi serve. In questo caso, dovete tirarlo fuori dal freezer la sera prima e decongelarlo lentamente nel frigorifero.

Durante il periodo di riposo, preparate il ripieno. Frullate tutti gli ingredienti fino ad ottenere una crema. Dipende dalla marca, il tofu potrebbe essere più o meno duro, quindi vi consiglio di versare il latte poco alla volta per ottenere la consistenza giusta. Inserite un cucchiaio nella crema, si dovrebbe creare uno strato sottile che lo vela uniformemente.

Dopo il periodo di riposo, stendete la pasta brisèe tra 2 fogli di carta da forno fino ad avere lo spessore di circa 3 mm. Con una coppa pasta o un bicchiere rovesciato, tagliatela a cerchi con un diametro di circa 2 cm più largo rispetto agli stampini. Ho usato questi stampini per tartellette. Se usate gli stampi in silicone, adagiateli sopra una placca da forno. Appoggiate i dischi di pasta brisée sugli stampini e premeteli leggermente. Bucherellate i fondi con una forchetta (per far passare meglio il calore) e riempite ciascun stampo con circa 1 cucchiaio colmo di crema. Decorate i quiche con i semi di sesamo e infornate a 170°C in un forno ventilato preriscaldato (180°C se statico), per circa 25 minuti o fino alla doratura.

Trucco:
Collocate le quiche con il ripieno liquido nella griglia più bassa del forno. In questo modo avete una cottura più omogenea e non rischiate di avere il ripieno già troppo dorato ma la parte inferiore della pasta brisée è ancora cruda.

lunedì 8 giugno 2009

Quiche di Cipolla Rossa, Caprino e Feta

Con questa quiche ho partecipato ad un concorso di ricette per picnic ideato da Sigrid. Puntavo a vincere il robot di cucina e ad essere presente in un capitolo del suo libro in progress ma, evidentemente, avrei dovuto impegnarmi di più. Comunque, a casa mia queste tartine salate piacciono molto. Amate i formaggi ovini e le cipolle? Allora questa ricetta fa per voi! Potete farla in uno stampo per la crostata grande o in stampi più piccoli, in questo caso occorre meno tempo di cottura e sono più semplici da portare ad un pranzo al sacco o in ufficio.

Per 8-10 mini quiche

La pasta brisée al pecorino:
130 gr di farina, setacciata
20 gr pecorino romano stagionato, grattugiato
65 gr burro freddo, tagliato a dadini
35 gr acqua fredda
un pizzico di sale

Il ripieno:
3 cipolle rosse, tagliate a julienne
3-5 rametti di timo, sfogliati
1 uovo
50 ml panna fresca
30 gr di pecorino romano stagionato, grattugiato
140 gr (una confezione) di caprino di latte di capra
100 gr di feta, tagliato a cubetti
sale e pepe nero q.b.
olio extra vergine di oliva

Su un piano di lavoro mescolare bene la farina, il sale e il pecorino. Fare una fontana al centro di esso e disporci il burro freddo. Unirlo agli ingredienti secchi pizzicandolo fino ad ottenere una consistenza sabbiosa. Aggiungere l'acqua e lavorare velocemente fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo che non si attacchi al piano lavoro.
Se si usa il robot: lavorate la farina, il sale, il pecorino grattugiato e il burro fino ad avere la consistenza sabbiosa. Aggiungere l'acqua alla fine, partendo con una velocità bassa e gradualmente ad una velocità più alta fino ad ottenere un impasto liscio e omogeneo che si stacca dal bordo del robot.
Formare una palla e avvolgere con la pellicola. Lasciar riposare in frigo per almeno 30 minuti per rendere la pasta più elastica ed evitare che si restringa troppo durante la cottura.

Durante il tempo di riposo, preparare il ripieno. Soffriggere le cipolle con un po' di olio extra vergine di oliva a fuoco basso. Quando diventano trasparenti: salare, pepare, aggiungere il timo e mescolare bene. Dopo circa 1 minuto, spegnere il fuoco e lasciar raffreddare a parte.
In un recipiente, mescolare bene con una frusta il caprino, la panna, il pecorino e l'uovo. Salare, pepare e unire le cipolle e i dadini di feta all'impasto.

Preparare i vostri stampini per tartine. Non serve imburrarle dato che, contenendo tanto burro, l'impasto non si attacca. Stendere la pasta brisée fra due strati di carta forno fino ad ottenere uno spessore di circa 2-3 mm. Con una coppa pasta (o il bordo di un bicchiere rovesciato), tagliare a cerchi di un diametro 2 cm più largo rispetto agli stampini. Appoggiare i dischi di brisée sugli stampini, premendoli leggermente per farli aderire meglio. Bucherellare i fondi con una forchetta e riempire fino a 3/4 con il ripieno. Infornare a 180°C (165°C se ventilato) per circa 20-30 minuti, fino a doratura. Lasciar intiepidire le quiche e staccare dagli stampini con l'aiuto di uno spiedino di bambù. Sono ottime da mangiare tiepide e rimangono buone anche quando sono fredde.