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mercoledì 18 dicembre 2013

Bir Pletok



Se il vin brulè sposasse la birra e diventassero astemi, cosa potrebbe nascere dall'unione? Avrei la risposta e si chiama Bir Pletok! La leggenda narra che questa bibita nacque secoli fa come un tentativo degli abitanti di Jakarta (la mia città natale, all'epoca si chiamava ancora Batavia) di replicare la birra. Vedevano gli Olandesi che assaporavano questa bevanda schiumosa e ghiacciata, ma non sapevano esattamente cosa fosse. L'accesso all'originale birra era impossibile per la gente comune, solo i nobili in stretto contatto con i conquistatori potevano permettersela. Girava la voce che la bibita fosse dissetante e scaldasse la pancia, perciò, non avendola mai assaggiata, gli Indonesiani hanno provato a ricrearla usando lo zenzero e altre spezie. Per avere l'effetto schiumoso, Bir Pletok veniva shakerato in una canna di bambù con del ghiaccio. Bir vuol dire birra, ovviamente una parola Olandese acquisita, mentre la parola Pletok viene dal rumore che si crea quando il ghiaccio sbatte contro le pareti del bambù. Quanto siamo pragmatici! ;) Anche se si serviva principalmente fredda, Bir Pletok è una bevanda gradevole da bere anche calda, soprattutto nelle giornate di pioggia.

Bir Pletok che si trova a Jakarta solitamente è più ambrato con un leggero accenno violaceo che viene da scaglie di legno Secang, usate per dare il colore. Secang è una pianta della famiglia Fabaceae (leguminose) con dei fiori gialli e il tronco rosato. Non potendola trovare qui, l'ho sostituita con il suo cugino Africano, Rooibos, che dà un colore tendente al rame.

Per 2 tazze

600 ml di acqua
2 cucchiai di zucchero di canna
30 gr di zenzero fresco, a fettine sottili
1 stecca (5 g) di cannella
3 chiodi di garofano
3 baccelli di cardamomo
3 grani di pepe di Giava o pepe nero
2 foglie di kaffir lime fresche*
1 cucchiaino di Rooibos

Disponete tutti gli ingredienti in un pentolino a fiamma media-alta e portate a bollore. Abbassate la fiamma al minimo e continuate a sobbollire per 15 minuti fino a quando il liquido sarà di un colore ambrato.
Filtrate con un colino a maglia fina per scartare le spezie e le impurità. Trasferite in una brocca termoresistente e frullate con il minipimer per qualche istante per creare la schiuma.
Per poter incorporare più aria, inclinate leggermente il contenitore e tenete le lame del minipimer sulla superficie del liquido.
Servite subito prima che la schiuma, essenziale per ottenere l'effetto birra, sparisca. Volendo, sopratutto d'estate, potete shakerare Bir Pletok con del ghiaccio per servirlo freddo.

*Kaffir lime è una varietà di lime molto diffusa nel Sud Est Asiatico; è grande circa come una pallina da golf, di colore verde con la buccia ruvida come l'arancia amara. Ha poco succo perciò si usano principalmente le foglie, dal profumo aggrumato molto intenso.  Si possono trovare essiccate o surgelate nei negozi di alimentari Asiatici. Raddoppiate la dose se usate quelle secche, visto che sono molto meno profumate. In mancanza, potete sostituirle con delle foglie di limone o lo zest del lime o del limone: otterrete un profumo diverso ma comunque gradevole.

mercoledì 27 giugno 2012

Andiamo a Bali con i Sate Lilit!

In classe uno dei miei alunni del Civiform mi aveva domandato perché non avessimo fatto questi spiedini di pesce in occasione della lezione di cucina Indonesiana. Luca, mi dispiace tanto, ma il lemongrass, ahinoi, costa un occhio della testa! Ora, però, ti do la ricetta, così li puoi fare a casa, d'accordo? ;) Quindi, Alex, abbassa per favore il prezzo di questi bastoncini mooolto preziosi in modo che io possa fare più spesso i sate lilit! :))
Sate lilit letteralmente vuol dire "spiedini avvolti", tipici dell'Isola di Bali. Solitamente sono fatti di pesce a polpa bianca, alternativamente, si possono preparare anche con i gamberi, il bovino, il pollo o l'anatra macinati. Tradizionalmente il pesce va battuto a mano col coltello e lasciato a marinare con tutte le erbe aromatiche e le spezie, ridotte in precedenza in una pasta con il mortaio. Fortunatamente oggi esiste il robot!

per 20 spiedini

600 gr di filetti di pesce bianco (merluzzo/ dentice/ muggine), tagliato a tocchetti
20 stecchi di lemongrass (in alternativa, 20 spiedini di bambù) +
1 radice di lemongrass, tagliata a rondelle sottili
100 gr circa di cocco grattugiato ed essiccato
100 ml di latte di cocco
2 scalogni o cipolloti, tagliati a fette sottili
1 spicchio d'aglio, tagliato a fette sottili
1 peperoncino fresco Tailandese, privato dai semi e tagliato a rondelle
2 cm di zenzero fresco, macinato
1 cucchiaino di curcuma in polvere
1/2 cucchiaino di coriandolo in polvere
4-5 foglie essiccate di kaffir lime (se usate quelle fresche, ne basteranno 2)
pepe bianco
sale

Ponete tutti gli ingredienti nel robot e riducete il tutto fino a ottenere un composto omogeneo, come un impasto di polpette.
Lasciate a riposare in frigo per almeno per un paio di ore e al massimo una notte. In questo modo le spezie avranno il tempo per amalgamarsi meglio, l'impasto sarà più facile da lavorare e non si attaccherà sulla griglia.
Trascorso il tempo di riposo, pulite gli stecchi di lemongrass dalle foglie più esterne e battete leggermente la parte della radice per aiutare a rilasciare l’aroma durante la cottura.
Prendete circa 30 gr di polpa di pesce e avvolgetelo su uno stecco di lemongrass, per coprire la parte della radice. Continuate fino all'esaurimento dell'impasto.
Cuocete gli spiedini alla brace o sulla una bistecchiera. Non girateli troppo spesso, fate dorare prima da un lato poi dall'altro.
Serviteli con il riso al vapore o nasi kuning (il riso giallo), accompagnati magari con uno spicchio di lime e urab.

Dopo questo post, vi arriveranno prossimamente (giuro! ;)) anche altre ricette di piatti tipici indonesiani. Ho dovuto impegnarmi a prepararle e scriverle perché nel mese di Luglio sarò ospite del programma "La Cucina degli Altri", condotto da Laura Cirilli, sul Gambero Rosso Channel. Sì, è lo stesso canale, 411 su SKY, del talent show "La Scuola - Cucina di Classe 2" a cui ho partecipato l'anno scorso. Andrà in onda tre volte al giorno alle ore 9, 14 e 23.30 (per esser certi che non perdiate una singola puntata! :D), alternato alla cucina marocchina. Segnatevele sull'agenda, queste sono le date delle puntate di cucina Indonesiana: giovedì 2, sabato 4, lunedì 6, venerdì 10, domenica 12, giovedì 16, sabato 18, lunedì 20, venerdì 24, domenica 26 e giovedì 30 luglio.

giovedì 29 dicembre 2011

Nastar: Biscotti Ripieni di Ananas


Evviva, Natale è già passato!!! ;p Prima che finisca del tutto questo periodo di festa, però, vorrei passarvi una ricetta di un biscotto tipico natalizio e del Ramadan per noi indonesiani. Come questi altri dolcetti, anche qui, il nome suona vagamente olandese. Non vorrei dire una cavolata ma, secondo me, deriva dalle parole "ananas" e "taart" (torta/dolce) che, per la passione di noi indonesiani per le abbreviazioni e le storpiature dei nomi stranieri (credo che in linguistica si chiamino prestiti), diventano “nastar”.
Nel mio Paese, quando andiamo a trovare dei parenti per fare gli auguri, veniamo sempre accolti da una tazza di tè con questi biscotti. Non è una cosa rara essere anche costretti (piacevolmente ;)) a fermarsi a pranzo o cena, anche senza preavviso. Non rifiutate l'offerta nonostante la vostra pancia stia per esplodere! Nel giorno della festa, la tavola della sala da pranzo nelle case indonesiane non è mai vuota, c'è sempre un bel buffet pronto ad accogliere e sfamare gli ospiti. Quindi, mangiate almeno un boccone di qualcosa e poi sarete liberi di andarvene. :))

per circa 700 gr di biscotti

Frolla:
200 gr di farina 00
50 gr di maizena
100 gr di zucchero a velo
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
150 gr di burro
2 tuorli

Il procedimento è lo stesso della frolla base per le pumpkin pie. Ho solo raddoppiato la dose e sostituito una parte della farina con la maizena per renderla più friabile. Quindi, leggetelo qui! ;)

Marmellata di ananas:
1 ananas grande (1 kg di polpa circa)
150-180 gr di zucchero (dipende dalla dolcezza dell'ananas)
3-5 chiodi di garofano
una stecca di cannella
una noce di burro

Sbucciate e private l'ananas dal torsolo e frullate la polpa fino a quando le fibre si sono rotte e avrete una consistenza vellutata.
Ponete la polpa in un tegame di inox a fondo pesante, quindi unite lo zucchero e le spezie.
Mescolate con un mestolo per sciogliere lo zucchero e fate restringere la marmellata a fiamma bassa. Vi ci vorranno circa 45 minuti, ma sono molto variabili, dipendono da tanti fattori. Non vi preoccupate se impiegate più (o meno) tempo.
Mescolate di tanto in tanto e togliete la schiuma che si sarà creata con una schiumarola.
La marmellata è pronta quando tutto il liquido sarà evaporato e avrete una composta densa di color ambrato.
Spegnete il fuoco e incorporate una noce di burro per evitare che la marmellata si indurisca quando si raffredda.
Una volta raffreddata, dovreste riuscire a fare delle mini palline di marmellata. Se vi sembra sia ancora troppo morbida, fate restringere ancora un po' sulla fiamma e raffreddatela di nuovo.

Ora arriviamo alla parte dove avrete bisogno del dono della pazienza! :))

Trascorso il tempo di riposo, tirate fuori la vostra frolla dal freddo e aspettate circa 15 minuti.
Dividete la frolla in 4-5 pezzi e stendetela con un matterello, un pezzo alla volta, in un piano di lavoro leggermente infarinato. Cercate di ottenere uno spessore di circa 0,5 cm.
Ricavate dei dischi di 5 cm di diametro con un coppapasta o un bicchiere capovolto.
Prendete circa un cucchiaino di marmellata fatta a pallina e adagiate al centro di ogni disco.
Chiudete la frolla a modo di fagottino per coprire la marmellata. Cercate di rendere i vostri biscotti più lisci e rotondi possibile, ruotandole tra i palmi delle vostre mani. Cliccate qui per capire cosa intendo! ;)
Adagiate i bocconcini su una placca da forno rivestito di un foglio di carta da forno.

Tocchi finali:
un uovo
latte, q.b
chiodi di garofano interi, q.b.

Sbattete l'uovo con un po' di latte, quanto basta per renderlo più fluido e pennellabile (esiste per caso la parola? :)).
A questo punto, spennellate le superficie dei vostri biscotti per renderli più lucidi e infilzate un chiodo di garofano al centro di ogni biscotto.
Infornate a 165°C (ventilato) fino alla doratura. Ci vogliono circa 15 minuti, ma dipende sempre dal vostro forno e dallo spessore della vostra frolla.
Lasciate a raffreddare su una graticola e conservate in un barattolo ermetico.

Questi bocconcini sarebbero l'aspetto collaudato dei nastar, non saprei dirvi l'origine di questa forma che suscita spesso dei commenti indecenti. ;)) Il chiodo di garofano della decorazione sicuramente aggiunge un ulteriore profumo alla marmellata, ma non andrebbe consumato. Si toglie prima di mangiare il biscotto e lo si adagia sul piattino del tè (ecco, giusto una piccola regola del bon ton orientale ;p). Detto ciò, se non avete tempo o pazienza per fare questi bocconcini, chiudete pure i vostri dischi di frolla a mezzaluna, spennellate di uovo e infornate. La vostra vita sarà meno complicata e biscotti saranno buoni lo stesso.

giovedì 15 settembre 2011

Cuciniamo Indonesiano!


Allora, dove eravamo rimasti? Ah, sì, quell'altra giornata da passare assieme che Carola e io stiamo organizzando è una lezione di cucina indonesiana.

Luogo: La Casetta delle Pesche, a San Donà di Piave (VE)
Giorno: domenica, 25 settembre 2011

Portate il grembiule e un canovaccio perché vi faremo mettere le mani in pasta. A pranzo poi, assaggeremo i piatti che avremo cucinato:

Nasi Kuning, riso giallo allo zenzero
Pepes Tahu, tofu in cartoccio
Sambal e Acar, salsa di peperoncino e verdure sottaceti
Rendang, spezzatino di manzo aromatico
Sate Lilit, spiedini balinesi di pesce al lemongrass
Urap, insalata javanese di verdure al vapore
Klappertaart, budino meringato alla vaniglia e cocco

Per informazioni più dettagliate e iscrizioni potete scrivere a a me (puracucina@gmail.com) o a Carola (lacasettadellepesche@gmail.com).

martedì 9 agosto 2011

Klappertaart: un dolce cremoso al cocco

Siete già in partenza? Beati voi! Per chi, come me, deve pazientare ancora, viaggiamo almeno virtualmente, va'! Che ne dite, andiamo in Indonesia, il mio paese, con questo dolce goloso a base di cocco? Si chiama Klappertaart, una parola composta che in olandese vuol dire letteralmente “torta di cocco”, ma di fatto è un dolce al cucchiaio. L’Indonesia era rimasta per un lunghissimo periodo sotto l’occupazione dei Paesi Bassi, inevitabilmente qualche loro influenza è rimasta tuttora anche nell’arte culinaria.

Nella ricetta originale si usa la polpa di cocco giovane, quando è ancora tenera. Sarebbe meglio usarla fresca da un frutto appena aperto ma, per ovvie ragioni, qui sarebbe quasi impossibile. Comunque, nei negozi di alimentari orientali potete trovare la polpa sciroppata in lattine. Questo budino è tra i miei dessert indonesiani preferiti, spero piacerà anche a voi.

per 12 porzioni

4 uova, separate l’albume e i tuorli

160 + 40 gr di zucchero semolato

40 gr (2 cucchiai colmi) di maizena
400 ml latte di cocco
400 ml latte intero

1 baccello di vaniglia

180 gr (1 latta) polpa di cocco sciroppata

40 gr di uvetta

un pizzico di sale (facoltativo)

Mettete in ammollo in acqua tiepida l’uvetta. Scolate la polpa di cocco dallo sciroppo e riducetela in pezzi piccoli. Solitamente a strisce sottili.
Separate attentamente gli albumi e i tuorli delle uova. Disponeteli in due ampie ciotole. Unite 160 gr di zucchero ai tuorli e 40 gr all’albume.

Mescolate subito con una frusta i tuorli e lo zucchero. Quando lo zucchero sarà disciolto, amalgamate la maizena e, infine, il latte di cocco.
Nel frattempo, mettete a scaldare il latte vaccino a fuoco basso. Dividete il baccello di vaniglia in due e raschiate i semi con la lama del coltello e uniteli nel latte. Potete anche mettere la buccia, ma ricordate di toglierla dopo.
Quando il latte sta per prendere il bollore, spegnete il fuoco e versate la metà, a filo, sul composto di tuorlo e il latte di cocco, sempre mescolando con la frusta. Riversate questo composto nella pentola del latte e rimettete di nuovo sul fuoco.
Continuate a cuocere fino a quando si addenserà e otterrete una crema.
 Infine, unite la polpa di cocco e cuocete ancora per un paio di minuti, giusto per scaldarlo e amalgamarlo bene.
Dividete la crema nelle dodici cocottine e lasciate a raffreddare a parte.
Montate gli albumi e lo zucchero a neve ferma. Se volete, potete anche aggiungere un pizzico di sale. Trasferite in una sacca da pasticceria con una bocca larga e tonda.
Coprite la superficie della crema con la meringa (gli albumi zuccherati) e decorate con l’uvetta già strizzata dall’acqua.
Sistemate le cocottine in una teglia coperta con un dito di acqua (a bagnomaria) e infornate a 200°C per 8-10 minuti circa, fino alla doratura della meringa.
Lasciate raffreddare a parte e refrigerate. Servite freddo.

mercoledì 20 aprile 2011

Gulai Kambing (Stufato Speziato di Agnello)

Fra poco sarà Pasqua! Se non sapete ancora come cucinare il vostro agnello, vi propongo questo stufato speziato dell'Isola di Giava che si chiama Gulai. Così magari sorprendete i vostri commensali con una cosa insolita. Come tante carni in umido, anche questo ha un procedimento semplice. Basta inserire tutti gli ingredienti in una casseruola e lasciare che il tutto cuocia a fuoco lento. Nel frattempo potete cucinare le altre pietanze o mettere a posto la casa, prima che arrivino gli ospiti. Con gli stufati indonesiani, però, ci sarebbe questa parte noiosa: dovrete tirare fuori dalla dispensa quasi tutte le spezie che avete, dosarle e ridurle poi ad una pasta, possibilmente con un mortaio. Per praticità, chiuderò un occhio se usate lo sminuzzatore! ;o) Ho fotografato gli ingredienti secchi per aiutarvi a riconoscere quelli più particolari.


per 4 persone

500 gr di agnello, tagliato in piccoli pezzi
400 ml di latte di cocco (lo trovate in latta o in tetrapak)
20 gr di pasta di tamarindo (ammollata in acqua tiepida)
2 noci di candela (in alternativa, 6 mandorle pelate o 4 noci di macadamia)
3 cm di zenzero fresco
2 spicchi d'aglio
2 scalogni + 1 altro per gli anelli fritti
1 peperoncino
1 stecca di cannella
3 chiodi di garofano
2 baccelli di cardamomo, leggermente frantumati
3 foglie di kaffir lime (in alternativa, la scorza di mezzo lime)
2 cucchiaini di curcuma in polvere (o 3 cm di quella essiccata)
1 cucchiaino di fieno greco
1 cucchiaino di cumino
1 cucchiaino di semi di finocchio
2 cucchiaini di semi di coriandolo
sale
2 l di acqua circa
olio di arachidi (vegetale)
1 lime

Tostate le ultime quattro spezie nell'elenco (il fieno greco, il cumino, i semi di finocchio e i semi di coriandolo). Quando saranno leggermente dorate e profumate, riducetele in polvere con un mortaio, assieme al sale. Aggiungete le noci di candela e frantumatele con il pestello.
Sbucciate e tagliate in pezzi piccoli lo zenzero fresco, l'aglio e gli scalogni. Quindi, uniteli alle spezie nel mortaio e continuate a pestare fino a quando avrete una pasta quasi liscia. Dovrebbe sembrare un pesto, per intenderci.
Scaldate un filo di olio in una casseruola e fateci stufare a fuoco basso il pesto di spezie. Quando sarà profumato e traslucido, unite le altre spezie rimanenti che avete lasciato integre (vedete quali sono nella foto) e continuate a soffriggere.
A questo punto, alzate la fiamma e unite i pezzi di agnello e fate dorare le superfici. Successivamente, versate 2 litri di acqua circa, fino a coprire i pezzi della carne. Appena l'acqua prende il bollore, coprite la casseruola e continuate la cottura a fuoco lento, tendente a lentissimo. L'acqua deve solo sobbollire dolcemente.
A circa mezz'ora alla fine della cottura, unite l'acqua del tamarindo, la curcuma e il latte di cocco. Dovrete cucinare l'agnello fino a quando la carne sarà tenerissima e si staccherà facilmente dalle ossa. Ci vorranno circa due ore.
Servite caldo con qualche goccia di succo di lime e riso Thai al vapore decorato con degli anelli di scalogno fritti.

giovedì 24 marzo 2011

East Meets East: Soto Indonesiano Incontra Pho Bo


Questa è la ricetta della zuppa che ho fatto nel settimo episodio della Scuola. Per chi non lo sapesse ancora, magari i nuovi lettori di questo blog, La Scuola è un talent show gastronomico nel quale è coinvolta la sottoscritta. Lo potete vedere ogni giovedì sera sul Gambero Rosso Channel, quindi stasera, se vi va, potete sintonizzarvi sul canale. ;o)) Ok, basta pubblicità, ora torno alla ricetta! ;D


Il tema della puntata era la zuppa e lo chef era Anthony Genovese del ristorante Pagliaccio, a Roma. E' uno chef che ha girato il mondo e ha vissuto per diversi anni in Asia: Giappone, Tailandia e Malesia. La sua cucina è una fusione, a mio parere, perfetta, dei due mondi, l'Occidente e l'Oriente. Conoscendomi, avete forse dedotto da soli che lui è un mio eroe culinario! ;D Avessi solo una briciola della sua bravura! Se volete sapere di più sullo chef, cliccate qui, qui e qui.


Dunque (ora torno per davvero alla ricetta ;o)), quando ho visto le radici ed erbe aromatiche del Sud-est asiatico dello chef, ho pensato subito di fare un piatto ispirato alle zuppe del mio Paese. Non ho seguito la ricetta autentica, ho cercato di fare una versione più moderna e leggera. Ho preso degli spunti anche da una zuppa vietnamita "pho bo", dove le fette di carne (di manzo) vengono lasciate crude sulla zuppa bollente, guarnita con delle foglie di menta. Se avete visto la puntata, avevo un filetto di lepre a disposizione, ma per la zuppa della foto, rifatta a casa, ho usato la carne bovina.

In Indonesia ci sono, grosso modo, due classificazioni di zuppe: "sop" è la zuppa con un brodo chiaro, mentre "soto" si usa per definire quella con il brodo opaco, spesso dato dall'aggiunta di latte di cocco, e/o dalle noci di candela nella pasta "bumbu", che usiamo per insaporire le zuppe. "Bumbu" vuol dire condimento; portata alla cucina italiana, possiamo paragonarla vagamente al soffritto.

per 2-3 persone

2 topinambur o 1/2 sedano rapa
2 carote
2 patate medie
75 gr di fettine di manzo per carpaccio, tagliate a strisce
il succo di 1 lime
sale
pepe
olio di arachidi

Brodo profumato:
1l di acqua
1 stecco di lemongrass
scorza di 1/2 lime
1 cm di zenzero
1 cm di galangal

Pasta bumbu base:
1 cucchiaino di semi di coriandolo
1 scalogno
1/2 spicchio d'aglio
1 punta di peperoncino tailandese / calabrese
5 noci di candela o 10 mandorle pelate
1 cm di zenzero,
1 cm di galangal
1 stecco di lemongrass, leggermente frantumato
scorza di 1/2 lime

Guarnizione:
1 scalogno, tagliato a rondelle sottili
qualche foglia di menta / mentuccia romana
sale integrale (o sale grosso)

Per prima cosa, preparate il brodo. Frantumate leggermente la parte finale del lemongrass con un batticarne e mettete assieme al resto degli ingredienti in una pentola coperta. Lasciate sobbollire.
Ora preparate il bumbu (condimento) base. Tostate i semi di coriandolo finché saranno dorati e rilasceranno il profumo. Poneteli in un mortaio (o uno sminuzzatore) assieme allo scalogno, l'aglio, il peperoncino e le mandorle. Riducete il tutto in una pasta.

Mondate le verdure e tagliate a dadini della stessa misura. Mettete i topinambur nell'acqua acidulata con il succo di lime e le patate nell'acqua fredda per prevenire l'ossidazione.
Scaldate un filo di olio in una casseruola e fate soffriggere la pasta bumbu. Appena il colore diventa più lucido, aggiungete lo zenzero e il galangal, precedentemente sbucciati e leggermente battuti. Unite anche la scorza di lime e il lemongrass.
Aggiungete le patate e mescolate in modo che siano velate dal condimento. Dopo un paio di minuti, aggiungete il topinambur e le carote e mescolate ancora. Salate e pepate leggermente.
Coprite di brodo profumato e fate cuocere la zuppa finché le verdure saranno tenere ma ancora croccanti. Infine, aggiungete un po' di brodo e aggiustate di sale e pepe se serve.

Nel frattempo, scaldate un po' di olio e friggete gli anelli di scalogno. Ci vogliono pochi secondi, giusto per farli dorare. Togliete e scolate subito su una carta assorbente e mettete a parte.
Versate la zuppa in un piatto fondo e adagiate delle fettine di manzo al centro del piatto. Completate con qualche chicco di sale integrale e gli anelli di scalogno fritto sulla carne, e delle foglie di menta attorno.

giovedì 17 marzo 2011

Polpettine (Tricolori) di Pollo al Sesamo


Non sono italiane ma con i colori ci siamo, no? Il verde del prezzemolo, il bianco dalle polpette e il rosso dei pomodori. Non è proprio una ricetta indonesiana o cinese, ma più che altro è una cosa inventata da me per sbarazzarmi di un pezzo di petto di pollo che avevo in frigo. I pomodorini e il prezzemolo li ho aggiunti per una questione cromatica, ma direi che ci stanno. Magari anche un po' di Prosecco all'inizio di una cena? Io sono un'ignorante della materia, attendo consigli e suggerimenti vostri per l'abbinamento.

per circa 20 polpettine:

300 gr di petto di pollo
10 gr di zenzero


1 cucchiaio farina di tapioca o maizena


5 gocce di olio di sesamo


50 gr semi di sesamo bianco
sale


pepe bianco


pomodorini


foglie di prezzemolo


olio di arachidi



Tagliate i pomodorini in 4 spicchi e pulite dai semini. Mondate e lavate il prezzemolo e scegliete le foglie più belle. Mettete a parte al fresco. Questi vi serviranno per guarnizione.


Sbucciate e grattugiate lo zenzero. Sarebbe meglio con una grattugia specifica o con la Microplane. In questo modo potete scartare facilmente i filamenti e usare solo la polpa e il succo.


Tagliate il pollo a dadi e ponetelo nel cutter / sminuzzatore. Unite lo zenzero, la farina di tapioca e l'olio di sesamo. Salate, pepate e frullate finché la carne sarà macinata finemente e avrete un composto appiccicoso.


Preparate una ciotola di acqua per inumidire le vostre mani e cominciate a formare delle polpettine di 2,5 cm di diametro circa, quindi arrotolatele sui semi di sesamo.


Scaldate abbondante olio in un wok e friggete le polpette fino alla doratura. Fate scollare l'olio in eccesso su una carta assorbente.
Decorate con uno spicchio di pomodorini e una foglia di prezzemolo. Tenete uniti i componenti con uno spiedino da finger food. Potete servire queste polpette calde o a temperatura ambiente.

mercoledì 16 marzo 2011

Sop Buntut: Zuppa di Coda di Bue


A forza di fare la pendolare tra Udine-Roma, ho assaggiato un po' di coda alla Vaccinara, e questa mi ha fatto venire voglia di questa zuppa Indonesiana che si chiama Sop Buntut, ovvero, la zuppa di coda. Lo stile e la semplicità mi fa pensare all'influenze olandese. Altrimenti noi, Indonesiani veri, avremmo messo almeno altri 3-4 tipi di spezie ed erbe aromatiche! ;o) Comunque sia, è una zuppa molto consolidata nella tradizione Indonesiana ed è molto amata. Noi la mangiamo con il riso, voi siete perdonati se la accompagnate con il pane. ;o)


Ah, a proposito della coda alla Vaccinara, quella più buona, almeno sono riuscita a masticarla, è di Flavio al Velavevodetto. Però sono stata delusa dal loro Cacio e Pepe, i tonnarelli erano scotti e questo, a Roma, è un peccato quasi imperdonabile! ;o)



per 2-3 persone



500 gr di coda di bue


4-5 carote, tagliate a rondelle


3 scalogni, tagliati 2 a dadini e 1 a rondelle fine


1/2 spicchio di aglio, tritato


una manciata di prezzemolo, separate le foglie dai gambi


noce moscata

 pepe

 olio di semi (possibilmente di arachidi) 



Fate bollire la coda, già tagliata a pezzi, partendo dall'acqua fredda. Quando la coda sarà cotta, non importa se sarà ancora dura, filtrate l'acqua e buttatela via. In questo modo so che buttate via il nutrimento della carne, ma butterete via anche l'odore di bestiame che la coda di bue potrebbe avere. Mettete i pezzi di coda a parte.


Per non sporcare troppo, versate un giro di olio nella stessa pentola dove avete bollito la coda, e fate stufare l'aglio e lo scalogno a dadini. Quando rilasciano il loro profumo, unite i gambi di prezzemolo e le code. Salate moderatamente, pepate e grattugiate abbondante noce moscata. 

Coprite di circa 3 litri di acqua, o una quantità sufficiente per coprire le code e bollite socchiuso con uno coperchio. Se avete il coperchio con il buco, allora basta chiuderlo normalmente. L'idea è di far uscire un po' di vapore durante la cottura.


Lasciate cuocere il tutto a fuoco lento finché la coda sarà tenera. Ci vogliono circa 3 ore, dipende dal taglio della coda, finché sarà tenerissima e la carne si stacca facilmente dalle ossa. 


A circa mezz'ora dalla fine di cottura, unite le carote. Infine, 5 minuti prima che siate pronti per servire, aggiungete le foglie di prezzemolo nella zuppa caldissima. 


Nel frattempo, scaldate abbondate olio e friggete lo scalogno rimasto, quello tagliato a rondelle. Ci vogliono pochi secondi. Toglietelo subito con una schiumarola appena si dora e appoggiate sulla carta assorbente.

Servite la zuppa calda con gli anelli di scalogno fritto.

giovedì 27 gennaio 2011

Sambal Tempeh


Una ricettina veloce e semplice per cucinare tempeh in modo gustoso, almeno per me. Nel mio paese, tofu e tempeh sono le principali fonti di proteine. Com'è risaputo, questi due prodotti sono ricchi di fibre, sono molto nutrienti e, almeno in Indonesia, costano poco. Sono quelli che si definiscono "cibi poveri". A mia mamma, però, da buona indo-cinese, il tempeh non piace: l'unico modo per farglielo mangiare è in questa versione. Sambal vuol dire "salsa (condimento) al peperoncino", quindi, occhio se vedete questa parola sul menù! Meglio che non lo ordiniate se non riuscite a sopportare il piccante. 



Per 3 persone:



250 g di tempeh al naturale

2 peperoncini rossi grossi, senza i semi e tagliati a strisce

3 peperoncini verdi piccanti (potete sostituire con una varietà meno piccante)

una punta di aglio

un mini pezzetto di terasi tostato (in alternativa, un pò di pasta di acciughe)
sale

olio di semi (di arachidi o di senape) 



Tagliate il tempeh a fette grosse 0,5 cm circa. Salate leggermente e rosolate in poco olio e fate dorare su entrambi i lati. Se la qualità del tempeh è buona, non dovrebbe assorbire troppo olio e dovrebbe formarsi una crosta leggermente croccante.

Scolate e appoggiate sulla carta da cucina per assorbire l'olio in eccesso.

Mettete gli altri ingredienti per sambal in un mortaio e pestate il tutto, come per fare il pesto. Se siete pigri, mettete tutto in un cutter, anche se, secondo me, il sapore si altera leggermente.

Infine, aggiungete le fette dorate di tempeh alla pasta di peperoncino. Premete e pestate leggermente per spezzettarlo e per far assorbire il sambal. Il risultato finale dovrebbe sembrare della carne macinata, come nella foto.

Servite con del riso thai al vapore, bello caldo. Come il ragù sulla pasta!

martedì 20 ottobre 2009

Quasi Ontbijtkoek

Quando ho letto questo post di Comida, mi era venuta la voglia di una merenda speziata. Non avevo tutto il necessario per fare il suo pain d'épices, ma forse potevo fare un dolcetto simile. Mi sono ricordata di Ontbijtkoek, un cake di origine olandese, molto popolare anche in Indonesia. Letteralmente vuol dire "la torta della colazione" ma, alla fine, si mangia più come merenda. Con una bella tazza di tè fumante dovrebbe aiutare a dare un po' di calore a queste giornate fredde e grigie.

Non conosco la ricetta dell'Ontbijtkoek originale (quello olandese vero). Questa l'ho adattata prendendola da questo libro sui dolci indonesiani. Un'amica mia, Dita, l'ha provata restando fedele al libro. Mentre io l'ho semplificata e modificata leggermente. Ho aggiunto all'impasto la crema di mandorle per ritrovare l'aroma anche nella torta, così le mandorle non sono soltanto delle decorazioni.

A dire la verità, avevo presso un barattolone di crema di mandorle spalmabile di Babbi ma è troppo forte da mangiare così, per il mio gusto. In qualche modo la devo pur consumare! Poi, ho avuto l'illuminazione: usarla per profumare le torte e la crema pasticciera. ;o) Quella di pistacchio, invece, è molto buona anche da spalmare sul pane e sulle crepes. Per il prossimo acquisto penso di provare quella di pinoli. Il negozio dove compro questi peccati di gola merita un post tutto suo, che arriverà prossimamente! Diciamo che Willy Wonka ce l'avrebbe raccomandato vivamente. ;o)

per uno stampo di plumcake di 18x8x6 cm (o circa 210 g di cake)

2 uova
50 gr zucchero di canna integrale Dulcita o Moscovado
50 gr di farina 00
2 gr (1/2 cucchiaino raso) di miscela di spezie per dolci*
2 gr (1/2 cucchiaino raso) di cannella in polvere
30 gr (1 cucchiaio colmo) crema di mandorle (facoltativo)**
scaglie di mandorle pelate q.b.

Montate le uova e lo zucchero fino a quando il volume si è triplicato e avete una composta leggera e ariosa con una consistenza spumosa.
Setacciate la farina assieme alle spezie in polvere. Incorporate delicatamente la farina all'uovo, un cucchiaio alla volta, facendo il movimento dal basso verso l'alto con una spatola di gomma. Infine, con lo stesso movimento, unite la crema di mandorle.
Versate l'impasto nello stampo, imburrato e infarinato in precedenza, e cospargete la superficie del cake con le scaglie di mandorle. Non avendole nella dispensa, ho grattugiato qualche mandorla intera con il (finto) microplane.
Infornate in un forno preriscaldato a 170°C (ventilato) per circa 25 minuti. Servite a fette.

Nota:
*Questa miscela di spezie l'ho presa qui e anche qui. Nel caso non riusciate a trovarla, potete farla da soli mescolando, in pari quantità, la cannella, il cardamomo e i chiodi di garofano in polvere.
**Senza la crema di mandorla, il cake è più leggero ma leggermente più secco. Se desiderate comunque avere un torta "umida", provate a sostituirla con il burro sciolto o l'olio vegetale.

mercoledì 23 settembre 2009

Tahu Telur con Sambal Ketjap

Ovvero, la frittata di tofu con la salsa piccante di soia dolce. Se i miei amici indonesiani vedessero questo post, mi riderebbero in faccia. Da me, la frittata è considerato un piatto da disperati, il più facile che si possa fare. Quando la mamma non ha cucinato nulla, ti fai una frittata. Si mangia, poi, con un bel piatto di riso caldo, condito con il ketjap manis (salsa di soia dolce) e il sambal (salsa piccante). Ma non sanno che cuocere bene un uovo non è così semplice come potrebbe sembrare! ;o)
Come in tante altre parti del mondo, in Indonesia si trovano anche l'uovo strapazzato, l'occhio di bue e l’omellette semplice con solo il sale e il pepe. Tuttavia, la frittata più popolare, dove abbiamo messo sicuramente le nostre "zampette", è quella con i peperoncini e lo scalogno tagliati a rondelle sottili. Poi, c'è questa frittata di tofu che solitamente si accompagna con una salsa di arachidi. Comunque sta bene anche con "sambal ketjap", ed è decisamente più facile da fare. Così accontento anche alcuni di voi arrivati per caso qui dopo aver digitato "sambal ketjap" o “salsa ketjap” su google. ;o)

per 2 persone

Tahu Telur
2 uova

150 gr di tofu al naturale

sale e pepe q.b.

olio di semi o di arachidi q.b.
, per friggere

Sbattete leggermente le uova in una ciotola. Con l'aiuto di una forchetta, riducete la polpa di tofu in briciole grosse e unite alle uova. Salate e pepate e amalgamate bene. A fuoco medio, scaldate circa 2 cucchiai di olio in una padella (diametro 20 cm circa), meglio se antiaderente. Versate metà della composta e cercate di coprire omogeneamente tutta la superficie della padella. Abbassate il fuoco al minimo e coprite con un coperchio, possibilmente di vetro con il buco per far fuoriuscire il vapore creato dalla cottura. Girate la frittata quando la parte centrale comincia a solidificarsi. Potete farlo lasciando scorrere la frittata sul coperchio e voltarla sulla padella. Continuate la cottura senza il coperchio per circa 2-3 minuti, fino ad arrivare alla doratura.
Ripetete queste operazioni per l'altra metà della composta per ottenere due frittate. Servite con il riso al vapore e la salsa ketjap piccante.

Sambal Ketjap
5-6 cucchiai di ketjap manis (salsa di soia dolce Indonesia)
1/4 di lime, spremuto
2-3 peperoncini tailandesi, puliti dai semi.
1 scalogno piccolo

Tagliate i peperoncini e lo scalogno a rondelle sottili o a dadini, a seconda dei vostri gusti. Raccoglieteli in una ciottola, aggiungete la salsa di soia e il succo del lime. Mescolate bene con un cucchiaino e versate sopra la frittata.

Nota:
Se non trovate la salsa di soia dolce indonesiana, potete sostituirla con quella tailandese che si trova facilmente nei negozi alimentari orientali. A Udine potete comperarla in un negozio che ho segnalato qui, dove trovate anche i peperoncini tailandesi. Nel caso, potete sostituire questi ultimi con altri tipi di peperoncini (più o meno piccanti) che desiderate.

lunedì 27 luglio 2009

Indo-Malay Tofu Curry

State per caso andando dalle mie parti per le vacanze? Questa ricetta potrebbe essere un assaggio dei sapori che incontrerete nel Sud-Est asiatico, soprattutto in Indonesia e Malesia. Troverete spesso l'abbinamento agrodolce-(moooolto) piccante e l'uso del latte di cocco come salsa, sia per cibi salati sia per dolci. Non so dirvi esattamente l'origine di questo piatto, oltretutto rischio anche di fare delle lunghe discussioni con i malesi! ;o) Posso soltanto dire che è stato un mio tentativo di ricreare i curry che mangiavo a casa. Il risultato finale, sorprendentemente, assomiglia a quello che faceva la mia nonna materna. Lei era dell'Isola di Bangka, a est di Sumatra, una zona indonesiana vicino alla Malesia. Per motivi di praticità l’ho messo sotto l'etichetta "Indonesiano" ma, nel dubbio, chiamiamo questo curry Indo-Malay!

Per 2 porzioni italiane o 4 porzioni indonesiane ;o)

150 gr di tofu al naturale
circa 250 gr di cavolo cinese
(o germogli di soia)
250 ml di latte di cocco denso

150-250 ml di acqua

uno spicchio d'aglio

1 cm di zenzero fresco

2 foglie d'alloro

2 cucchiaini colmi di semi di coriandolo
, tostati e pestati (o 1 cucchiaino in polvere)
2 cucchiaini colmi di curry dolce

1 cucchiaino di curcuma in polvere

1/2 cucchiaino di pepe di cayenna
(facoltativo)
una manciata di coriandolo fresco
, tritato
1-2 peperoncini freschi
, tolti i semini e tagliati a rondelle (facoltativi)
1 lime
, tagliato a 4 spicchi
sale q.b.

pepe bianco q.b.

olio di arachidi q.b.


Tagliate il tofu a rettangoli piccoli (circa 2x3 cm) e il cavolo cinese di misura leggermente più grande del tofu. Calcolate che devono essere facili da afferrare con i bastoncini o da prendere con un cucchiaio. Sbucciate e schiacciate l'aglio e lo zenzero fresco con la lama di un coltello. Scaldate, a fuoco medio, circa 3 cucchiai di olio di arachidi in un wok (o in una padella concava) e rosolate il tofu fino a quando si formano delle croste leggermente dorate. Togliete e sgocciolate dall'olio, mettete a parte. Con l'olio rimasto nel wok (aggiungete giusto 1 cucchiaio se è stato assorbito del tutto dal tofu), rosolate l'aglio, l'alloro e lo zenzero. Quando i loro profumi si sprigionano, aggiungete il curry, il coriandolo, il pepe di cayenna e la curcuma. Mescolate per qualche secondo, versate il latte di cocco e riunite il tofu. Salate e pepate. Quando il latte di cocco prende il bollore, aggiungete il cavolo cinese e lasciate che si appassisca leggermente. Versate l'acqua, poco alla volta, fino ad avere la densità di salsa che desiderate. Non dovendo essere troppo liquida, potete aggiungere al massimo una quantità d'acqua pari al volume del latte di cocco, non di più. Aggiustate di sale e pepe se necessario. Spegnete il fuoco, unite subito il peperoncino e il coriandolo fresco, e date un'ultima mescolata. Togliete l'aglio, l'alloro e lo zenzero. Non sono belli da vedere e guai se qualcuno li mangia in un boccone! Servite caldo con una ciotola di riso bianco (meglio se al gelsomino) e uno spicchio di lime, da spremere nel curry prima di mangiarlo.
Per cucinare il riso orientale come si deve, tornate a leggere la nota in fondo a questo altro post.

Ho usato il tofu ma potete sostituirlo con il pollo, il pesce a polpa bianca o i gamberi. In questo caso, secondo me, gli spinaci starebbero meglio del cavolo cinese.

domenica 14 giugno 2009

Bocconcini di Riso Glutinoso al Cocco e Zenzero

Giovedì sera c'è stata l'inaugurazione della mostra di Thomas e Monica. E' andata benissimo ed è venuta anche Magda, un'amica e ormai anche una mia assidua lettrice :o), che ha saputo dell'evento tramite questo blog! [Grazie Magda, mi ha fatto piacere!]. Grazie anche a Emilio (un mio amico dai tempi della scuola di cucina che ora lavora qui) che mi ha aiutato nella preparazione.

Come vi ho promesso, darò tutte le ricette del buffet. Dato che c'erano quattro cose, onde evitare un post lunghissimo e soprattutto per non complicarmi la vita, le pubblicherò una alla volta. A cominciare da questa pietanza indonesiana che da bambina mangiavo spesso come merenda durante la pausa. Rispetto alla versione originale, la mia è semplificata, con gli ingredienti che riesco a trovare qui. L'ho resa anche più attuale usandola come finger food. In realtà, in Indonesia si vendono al mercato a misura di un palmo della mano.

Per circa 30 bocconcini di riso

Cocco tostato (Serundeng Kelapa):
125 gr di cocco essiccato
125 ml di latte di cocco
250 ml acqua
20 gr di zucchero di canna bruno tipo muscovado
1 scalogno, ridotto in pasta
1 aglio, ridotto in pasta
3 cm di zenzero fresco, grattugiato
3 cucchiaini di olio di semi o di oliva
sale q.b.

Riducete lo scalogno, l'aglio, lo zenzero in una pasta fino ad assomigliare a una poltiglia. Usate pure il metodo che vi piace di più, gli indonesiani usano il mortaio ma rischiate di lacrimare un pò troppo. Potete usare il minipimer, aggiungendo un pò di olio per facilitare il lavoro. In questo caso, non serve mettere l'olio quando arriva il momento di soffriggerli. Altrimenti, è quello che faccio spesso io, grattugiateli con una grattugia simil-microplane (quella originale costa troppo!). In questo modo sporcate di meno e riuscite a separare e scartare le fibre filamentose dello zenzero dalla sua polpa succosa. Scaldate l'olio in un wok e soffriggete gli odori. Appena appassiscono, aggiungete il resto dell'ingrediente. Mescolate bene per aiutare lo zucchero a sciogliersi. Lasciate cuocere a fuoco medio mescolando di tanto in tanto. Quando il liquido comincia ad asciugarsi, abbassate il fuoco al minimo. Mescolate e girate in continuazione per evitare che si bruci. Deve risultare di nuovo secco come il cocco disidratato ed è pronto quando ha il colore dorato tendente all'ambrato.

Riso glutinoso al latte di cocco (Nasi Ketan Uduk):
200 gr di riso glutinoso
200 ml di latte di cocco
200 ml di acqua
2 cm di zenzero, tagliato a fette
3 foglie di alloro
1 cucchiaino di sale

Lavate il riso due volte fino a quando l'acqua risulta quasi trasparente. Versate in una pentola assieme al resto dell'ingrediente e fate cuocere a fuoco lento. Mescolate e girate ogni tanto per evitare che si attacchi. Quando il liquido si è assorbito quasi del tutto dal riso, trasferitelo ad una vaporiera già calda e continuate la cottura a fuoco medio fino a quando il riso è cotto. Ci vogliono circa 15-20 minuti. Lasciate intiepidire e formate delle palline di riso di diametro 3 cm circa. Arrotolatele sopra il cocco tostato e mettetele sui pirottini di carta. Potete servirle sia calde che fredde.

Nota:
Il metodo di cottura al vapore come ho spiegato sopra è quello che si usa tradizionalmente in Indonesia. Al mio parere è il metodo migliore per cuocere il riso orientale, incluso il basmati. Il riso glutinoso diventa trasparente quando è cotto, mentre gli altri risi si "aprono", ovvero i chicchi si spaccano leggermente e si crea una riga trasversale lungo il chicco. La dose è più o meno 200 ml di acqua per 100 gr di riso, dipende sempre dal tipo riso e dal gusto personale. Come anche qui in Italia, c'è a chi piace il riso ancora al dente.

Ah, potete trovare gli ingredienti facilmente nei negozi alimentari asiatici. A Udine andate pure al negozio che ho nominato in qualche post fa. Mentre lo zenzero si trova sicuramente anche alla "Grande Mela" in via Viola (Udine) e al "Friulmarket" in via IV Novembre (Feletto Umberto).

martedì 24 febbraio 2009

Kembang Goyang

Forse è un pò tardi per darvi questa ricettina dato che la carnevale finisce oggi, però la pubblico nel caso vogliate provare lo stesso. Ecco, magari non proprio domani né di venerdì della quaresima ma questa domenica, ad esempio. Gesù capirà! ;o)
L'impasto di questa frittella indonesiana è molto semplice, ma ci vuole un pò di pazienza per friggerla e vi occorre uno stampo specifico. Io l'ho preso durante Santa Caterina, il mercato natalizio udinese, ma spesso si trova anche nelle fiere del settore gastronomico. Il nome "Kembang Goyang" letteralmente vuol dire "fiore ballante" e si riferisce all'accessorio dorato a forma di fiore sul capo delle danzatrici indonesiane. Può essere un'alternativa interessante ai soliti crostoli o le chiacchiere (dipende dalla vostra zona). Si usa la farina di riso quindi è adatta anche per i celiaci.

Per circa 300 gr di frittelle:

250 gr di farina di riso
1 pizzico di sale
50 gr di zucchero a velo + altri 50 gr per spolverare
1 uovo
250 ml di latte di cocco
1 cucchiaino di cannella in polvere
circa 500 ml di olio di arachidi per friggere

Setacciare la farina di riso, lo zucchero a velo e il sale in un recipiente concavo. In un altro contenitore, sbattere leggermente l'uovo, prima con circa 2 cucchiai di latte di cocco poi aggiungere il resto del latte. Versare lentamente l'ingrediente liquido all'ingrediente in polvere amalgamandoli energicamente con una frusta fino ad ottenere un composto liscio senza grumi.
Scaldare l'olio in un wok o una padella dal fondo spesso. Immergerci le teste degli stampi finché siano ben unti e caldi. Intingere velocemente (circa 2 secondi) lo stampo all'impasto solo fino all'orlo, senza affogarlo del tutto, perché altrimenti la frittella non si stacca. Immergere lo stampo di nuovo nell'olio e scuotere leggermente la maniglia così l'impasto cede più facilmente. Togliere la frittella dall'olio quando arriva alla doratura e mettere sulla carta paglia. Ripetere l'operazione fino all'esaurimento dell'impasto. Spolverare le frittelle con la cannella e lo zucchero a velo rimasto. Conservate correttamente, in un contenitore a chiusura ermetica, le frittelle possono rimanere belle croccante anche dopo una settimana.

Punto critico:
Se l'impasto rimane attaccato allo stampo vuol dire che non é stato scaldato abbastanza. Se vi succede il contrario, l'impasto si stacca troppo velocemente (prima di essere fritte nell'olio), vale a dire che é troppo caldo.

martedì 18 novembre 2008

Mie Goreng con Pollo e Verdure

Ci sono varie ricette di mie goreng indonesiano, ovvero i tagliolini all'uovo saltati, questa è la versione che faccio a casa. Un piatto unico molto semplice e veloce da fare. Dopo numerosi esperimenti, finalmente sono riuscita a trovare la ricetta che assomiglia di più a quelli che faceva la mia nonna materna, indonesiana con discendenze cinesi. Infatti, non penso che questo piatto sia al 100% indonesiano siccome si trova solitamente nei ristoranti Indo-cinesi. Sicuramente non sarà identico ai tagliolini saltati che mangiate in Cina. Penso che l'abbiamo adattato al palato indonesiano mettendoci la salsa di soia dolce nostrana, ketjap manis. E' molto diversa da quella cinese, ha un colore più scuro e la consistenza della melassa con il retrogusto di anice stellato. Se non riuscite a trovare la salsa di soia dolce indonesiana potete usare quella tailandese che si trova più facilmente nei negozi di alimentari asiatici.


Le verdure che si usano nei mie goreng di solito sono il cavolo bianco, i bok choy, le carote e i cipollotti bianchi, ma potete usare quelle che vi piacciono di più, a patto che siano resistenti a fiamma alta e abbiano una consistenza croccante anche dopo la cottura. Io uso spesso l'abbinamento di peperoni misti e carote, sia per la consistenza che per i colori. Come alternativa al pollo potete utilizzare la carne di maiale o i gamberetti puliti e sgusciati.


Per 4 persone:

320-350 gr di tagliolini all'uovo cinesi

3 cucchiai di olio d'arachidi + 1 per l'acqua di cottura dei tagliolini

200 gr di petto di pollo (tagliato a strisce sottili)

uno spicchio d'aglio

2 carote

mezzo peperone rosso

mezzo peperone giallo

mezzo peperone verde

mezza cipolla o un cipollotto

qualche goccia (3-4) di olio di sesamo

qualche goccia (3-4) di salsa di pesce tailandese

un cucchiaio salsa di soia Kikkoman

4 cucchiai di salsa di soia dolce, ketjap manis

sale e pepe q.b.


Mettete a bollire l'acqua salata con 1 cucchiaio di olio d'arachidi e fateci cuocere i tagliolini secondo l'indicazione scritta sulla confezione. Nel caso non sia segnalato, di solito ci vogliono circa 3-5 minuti (dipende dalla grossezza) per cuocerli. Scolateli e metteteli a parte. Mentre i tagliolini si cuociono, tagliate il petto di pollo a strisce di circa 1 cm e tutte le verdure a julienne, ovvero a listarelle sottili. Tritate l'aglio finemente e riducetelo a una crema con la lama del coltello.

Tenete tutti gli ingredienti, incluse le salse, a portata di mano in modo da poter essere pressi nel giro di pochi secondi, dato che la cottura deve essere fatta rapidamente e con una fiamma alta. Solo in questo modo si potrà avere il pollo e le verdure cotti al punto giusto. Il pollo sarà tenero e non stopposo mentre le verdure saranno croccanti e non mollicce.

Ora, mettete a scaldare un wok o un saltapasta (ricordate, su una fiamma alta!) e versateci circa 3 cucchiai d'olio d'arachidi. Metteteci l'aglio, mescolandolo con le bacchette o il mestolo. Quando l'aglio è quasi dorato (ci vogliono circa 10 secondi), versate velocemente il pollo e giratelo. Appena il pollo cambia col

ore e diventa bianco, aggiungete tutte le verdure. Salate (poco, siccome tutte le salse contengono già il sale), pepate e metteteci qualche goccia di olio di sesamo e salsa di pesce. Saltate (o mescolate) energicamente il tutto. Nel momento in cui le verdure diventano lucide e non più opache (dopo circa 4-5 minuti), unite i tagliolini, la salsa di soia salata Kikkoman e la salsa di soia dolce. Saltate o mescolate per bene con l'aiuto delle bacchette o di una pinzetta affinché la salsa avvolga uniformemente tutti i tagliolini. Aggiustate di sale e pepe se necessario. Servite subito quando è ancora fumante.