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lunedì 24 febbraio 2014

Meatless Monday: Sosatie di Tempeh



Già che sono in ritardo di una settimana nel mantenervi la mia promessa, si fa di necessità virtù! Riciclo di nuovo una ricetta che ho incluso nella scorsa edizione di Bontât! Magari qualcuno di voi non l'ha ancora letta! :D Prometto che la prossima volta metterò una cosa fresca appena spadellata! ;)

Mentre qui siamo al gelo, quelli che abitano nell'emisfero sud stanno beatamente godendo il sole d'estate, magari facendo la grigliata in riva al mare! Prima o poi toccherà anche a noi, dai! Uno di questi paesi benedetti di un clima mite è il Sud Africa, dove il barbeque - il braai in Afrikaans - è una pratica molto diffusa. Una delle cose preferite dai Sudafricani da mettere sul braai sono i sosatie; degli spiedini al curry di carne di pecora o di agnello. In questa versione vegetariana ho usato il tempeh, conosciuto a volte come carne di soia. Per accompagnare il barbecue spesso si serve la mieliepap, una pappa di mais bianca che ricorda molto la polenta bianca nostrana.
Il nome Sosatie viene dalle parole indonesiane saus (salsa) e sate (spiedini). Si sospetta che sia stato, appunto, ispirato dagli spiedini di pollo che gli schiavi Giavanesi cucinavano. Gli Indonesiani, e successivamente altri lavoratori da altre parti del Sud Est Asiatico, sono stati portati dagli Olandesi in Sud Africa attraverso Cape Town nel 1600. Oggi giorno, i loro discendenti formano un grande gruppo etnico conosciuto con il nome Cape Malay, con riferimento alla lingua del ramo Malese che parlavano.

per 18 spiedini (6 porzioni)

500 gr tempeh al naturale*
36 albicocche secche
54 foglie di alloro
1 peperoncino rosso, privato dai semi e tritato (facoltativo)
1 cipolla, mezza tritata, mezza tagliata a spicchi
1 spicchio d'aglio, tritato
3 cm (30 gr) zenzero fresco, sbucciato e grattugiato
2 cucchiaini curry Madras
1 cucchiaino semi di coriandolo in polvere
1 cucchiaino curcuma in polvere
3 chiodi di garofano
100 gr marmellata di albicocche
Pepe nero, macinato fresco
Sale
Succo di 1/2 limone
125 gr yoghurt al naturale
Olio di arachidi

Fate rinvenire le albicocche in acqua calda per circa 30-60 minuti. Nel frattempo, tagliate il tempeh in grossi cubi di 3 cm circa e preparate la marinatura.
Stufate la cipolla, l'aglio e lo zenzero sulla fiamma dolce fino a quando saranno trasparenti. Unite il curry, il coriandolo, la curcuma, il pepe e i chiodi di garofano. Soffriggete per un paio di minuti fino a quando sentite il profumo.
Unite la marmellata e il succo di limone. Aggiustate di sale e cuocete per 1 minuto circa, solo fino a quando la marmellata sarà sciolta. Lasciate a raffreddare. Incorporate lo yoghurt alla salsa per ottenere una marinatura spalmabile.
Irrorate il tempeh, le albicocche e le cipolle a spicchi con il condimento. Lasciate a marinare per una notte, o almeno un paio di ore, in frigorifero in un contenitore ermetico. Questo tempo di riposo serve a far penetrare le spezie anche all'interno del tempeh e per dare il tempo allo yoghurt, soprattutto se usate la carne, di renderla più tenera.
Infilzate tre cubi di tempeh su ogni spiedino alternandoli con le foglie di alloro, la cipolla e le albicocche. Cuocete sulla griglia o su una bistecchiera con una fiamma dolce, girandoli di tanto in tanto, fino alla doratura. Servite accompagnati con il chutney di albicocche.

Blatjang (Chutney di albicocche)

50 gr albicocche secche
100 ml acqua calda
1 scalogno, tritato
1 peperoncino Calabrese/ Tailandese rosso
25 gr zucchero di canna
3 cucchiai aceto di vino bianco
3 chiodi di garofano
Sale

Togliete i semi dal peperoncino e tagliatelo a dadini minuscoli.
Fate rinvenire le albicocche nei 100 ml di acqua calda per circa 30 minuti. Tagliatele a pezzi piccoli e frullate assieme al liquido di ammollo fino ad ottenere una purea.
Versate in un pentolino assieme al resto degli ingredienti. Cuocete a fiamma dolce per 20-30 minuti, mescolando di tanto in tanto, fino ad avere una consistenza "marmellatosa".
Potete consumare il chutney subito o conservarlo in un barattolo sterilizzato. Riponete in frigorifero una volta aperto.

*Tempeh è un panetto di semi di soia sbucciati, precotti e fermentati di origine Indonesiana. Con l'aumento del numero delle persone che seguono la dieta vegetariana e vegana, ultimamente il tempeh si sta diffondendo sempre di più anche in Europa e si trova facilmente nel banco frigo dei negozi di alimenti biologici.
Essendo un alimento fermentato, tempeh è più facile da digerire rispetto ai semi di soia semplicemente cotti. Si presenta in forma di panetto compatto con l'erborinatura bianca tra i cicchi. Ha la stessa versatilità del parente tofu; assorbe divinamente i condimenti che gli diamo ma, in confronto, non si sfalda facilmente. Lo potete tagliare a fette o a cubi e, successivamente friggerlo, grigliarlo, cuocerlo al vapore o usarlo al posto della carne negli stufati e nei curry.

domenica 15 settembre 2013

Branzino al Karkadè e Olio di Campeglio con Raita di Barbabietola



Perdonate l’ignoranza, ma fino a quando ho avuto questo compito di scrivere un post e dedicare una ricetta al Frantoio di Campeglio per questo progetto “6xFriuliDOC”, non conoscevo l’esistenza. Visto il clima, non immaginavo che ci fosse una produzione di olio extra vergine anche a Udine! Nella nostra regione pensavo ci fosse soltanto l’olio Giuliano, del Carso, il tergeste DOP. Ebbene, mi sbagliavo!
E’ proprio a Campeglio di Faedis, nei Colli Orientali del Friuli, accanto ai ruderi dell’antico castello di Soffumbergo, in una zona protetta dai venti e con un inverno particolarmente mite, si trovano numerosi antichi olivi che hanno dato l’idea a Gianni Zamarian, figlio di Giovanni Zamarian, dell’Azienda Agricola San Rocco, di incrementare la coltivazione e di iniziare, così, la produzione dell’olio dal 1995. Qui, Fabiana Romanutti della rivista Q.B. racconta la storia della famiglia e dell’azienda.

Ora, oltre 5000 alberi stanno dando frutti a un olio extra vergine di oliva di altissima qualità, ottenuto solo dalla prima spremitura, a freddo per sgocciolamento con macine in pietra, riprendendo l’antica tradizione olearia del Friuli. Per questa ragione, si riescono a ottenere solo 5-6 kg di olio per ogni quintale di olive raccolte. Considerando, poi, che ogni bracciante riesce a raccogliere solo 80-100 kg di olive al giorno, si può capire il perché un olio extra vergine fatto a dovere con amore, possa avere un costo così elevato. Così mi racconta Sandra Zamarian, la figlia di Gianni. Un altro segno di qualità è il fatto che l’olio extra vergine di oliva di Campeglio non si filtra ma si lascia a decantare naturalmente.
Tutta questa cura dà risultato a un olio dolce e fragrante, con una bassa acidità e un aroma fruttato. Per apprezzare al meglio le sue proprietà, vi consiglio di usarlo a crudo, sulla bruschetta o sui carpacci di carne o, meglio ancora, di pesce. Sarebbe davvero un peccato usare questo olio per cucinare!

C’è, però, un accorgimento molto importante che dovete fare quando preparate delle pietanze che coinvolgono i pesci crudi. Innanzitutto, acquistate i branzini da un vostro pescivendolo di fiducia, poiché il pesce da mangiare crudo dovrebbe essere molto fresco per evitare dei rischi di contaminazione batterica e ridurre la probabilità di trovare gli anisakis. Non vi scrivo qui cosa sono, non vorrei spaventarvi troppo prima di leggere la ricetta! ;) Cliccate il link dopo per saperne i dettagli, ok? :)
Le larve di anisakis “dormono”, cioè non continuano il loro sviluppo a 0°C e muoiono dopo aver subito una temperatura di 60°C per almeno un minuto oppure -20°C per almeno 24 ore, come da regolamento (CE) n. 853/2004, o meglio ancora 36 ore a -18°C, come suggerisce il recentissimo Decreto del Ministero della Salute del 17 luglio 2013.
Tanti dicono che non si corre il rischio di anisakis nei pesci di allevamento, si trova soltanto in quelli pescati. A mio avviso, dato che poi nel banco pesce non c’è la separazione tra i due tipi, ci può essere comunque il rischio di contaminazione. Quindi, per un mio eccesso di scrupolo, in ogni caso, io congelo tutti i pesci prima di consumarli crudi. Ok, basta terrore, ora la ricetta! ;)

Per 4 porzioni

Branzino marinato
2 branzini medi (500 gr l'uno) o 1 grande
un cucchiaino (2 gr) di Karkadè in petali o 1 bustina
un cucchiaino (2 gr) di pepe Sichuan
circa 1/2 cucchiaino di sale grosso

Raita di Barbabietola
200 gr barbabietola, cotta al vapore 
1 vaschettina (125 gr) di yogurt bianco
Olio extra vergine di oliva di Campeglio
Sale, q.b.

Preparate l’infuso di karkadè con una tazza di acqua fredda, possibilmente imbottigliata o depurata, e lasciatela per una notte in frigorifero o per circa 8 ore a temperatura ambiente.
Se vi siete dimenticati di prepararla la notte prima, potete usare l’acqua calda che accelera il processo dell’infusione, avendo cura di togliere i petali dopo 2-3 minuti, per evitare che la tisana sia troppo acidula e tannica.

Sfilettate i branzini, privateli dalla pelle e dalle lische centrali. Una pinzetta specifica per fare questo lavoro potrebbe essere molto utile.
Se non siete sicuri di poter farcela, chiedete al vostro pescivendolo di farlo per voi. In linea di massima, se siete dei clienti fedeli e non avete mai rotto le scatole più di tanto :), ve lo dovrebbe fare senza problemi.  Altrimenti, guardate questo video prima di massacrare quei poveri pescetti. 

Dopo aver ricavato dei bei filetti di branzino, tagliateli a fettine sottilissime, più sottile che potete, con la lama del coltello tenuta a 90°, perpendicolarmente alla spina centrale. Non mi sono spiegata? Allora guardate questo video. Tagliate il branzino così, ma molto più sottile, circa 3 mm, se riuscite. 

Pulite il pepe Sichuan dai semini neri che potete trovare all'interno delle bacche, almeno che non l'abbiate comperato di altissima qualità, allora potrebbe essere che sia già priva di semini.
Tostatelo con il sale grosso a secco a fiamma dolce. Quando sentite il profumo e le bacche iniziano a imbrunire e a schioppettare un po', trasferite nel mortaio e riducete in polvere per ottenere il sale al pepe Sichuan.

Prendete un contenitore ermetico, magari non di acciaio, adagiate i vostri “petali” di pesce delicatamente. Coprite con 2/3 dell’infusione di karkadè, condite con un pizzico di sale al pepe Sichuan e un giro di olio di Campeglio. Coprite e lasciate a marinare in frigorifero almeno 30 minuti e non più di 2 ore.
Nel frattempo, preparate la raita. Tagliate la barbabietola a dadini piccoli di 3x3mm circa. Trasferite in una ciotola e unite lo yogurt, il sale e l’olio di Campeglio, quindi, mescolate.

Disponete le vostre fettine di branzino su dei piatti piani in modo che preferite, a petali o a soldatini. Irrorate con 1/3 dell’infusione di karkadè rimasto e di un altro giro di olio.
Adagiate circa un cucchiaino di raita su ogni fettine di pesce e, infine, una spolverata di sale di pepe Sichuan. Guarnite con qualche bacche intere di pepe e dei fiocchi di sale per dare un podi croccantezza.

Perfetto con il pesce e la dolcezza della barbabietola, Giulia ci suggerisce la Malvasia del Carso come giusto abbinamento. E' un vino profondo e succoso, di finissima aromaticità e grande suadenza. Dal colore giallo dorato al naso di presenta fruttato, speziato e minerale con note di erbe aromatiche, miele e orzo. Il gusto è fresco, sapido e persistente.
Quasi Dimenticavo; dopo il Friuli DOC, potete acquistare l'olio extra vergine di Campeglio direttamente al frantoio, al ristorante Alla Vedova Udine di proprietà della famiglia e in alcuni negozio specializzati; La Boutique della Frutta a Paderno (Udine), Garlatti a San Daniele e Il Cjanton a Gemona. Inoltre, è possibile visitare l'azienda il sabato dalle 16 alle 19 o durante la settimana previo appuntamento, chiamando allo 0432 470291

lunedì 9 settembre 2013

Insalata di Couscous al Curcuma con Trota di San Daniele



Anche stavolta vi parlerò di una cittadina friulana rinomata nel settore gastronomico, San Daniele del Friuli, soprattutto per due specialità, il prosciutto crudo e la trota, il re e la regina. Del re parlerò più avanti. Come da regola del galateo, prima le donne, quindi, ora vi racconto un pochino della regina.

La storia della regina iniziò oltre 30 anni fa quando Giuseppe Pighin gettò un migliaio di avannotti di trota sul laghetto di Villanova, una piccola frazione del comune. Passò le sere ad accudirli per alleviare lo stress della giornata, li pescò e fece delle generose grigliate domenicali con gli amici. Quello che all’inizio fu’ solo una passione, per il piacere di stare all’aria aperta, a stretto contatto con la natura e con il fiume Tagliamento, divenne negli anni un mestiere. Il laghetto si trasformò piano piano in un allevamento naturale. Da lì alla creazione della regina, il passo fu’ breve.

La regina di San Daniele è un filetto di trota salmonata salato a secco e affumicato a freddo con una particolare miscela di farine di legno, erbe e bacche aromatiche, ad una temperatura che non deve superare i 30°C, seguendo un metodo antico usato in Carnia. La trota regina è presentata intera o a filetti, confezionata sottovuoto con una lunghezza che varia da 20-40 cm. La consistenza vi potrebbe ricordare il salmone affumicato, ma con un sapore molto più delicato. Solo lei può essere chiamata la regina, mentre la trota affumicata al caldo assume il nome di Fil di Fumo.
Per stare al passo con le richieste e le necessità della vita moderna in cui il tempo scarseggia, la famiglia Pighin ha creato una serie di prodotti pronti al consumo, anche con altri tipi di pesce.  Da donna che pensa di essere sempre indaffarata, io sono una grande consumatrice di quest’ultima linea, Trota dello Chef; marinata, aromatizzata e cotta a vapore per raggiungere una morbidezza unica. In commercio si trovano quattro tipi, al naturale, alle erbe, alla mediterranea, e agli agrumi. Devo solo aprire la busta e consumare la trota direttamente. Per degustarla calda, bisogna solo metterla a bagno in acqua calda (con il suo sacchetto sottovuoto) per alcuni minuti. Più semplice di così! ;D 
Qui sotto, però, potete trovare una cosetta che cucino quando sono meno pigra. ;) Giusto per darvi un’idea su come potete usare la trota di San Daniele. Ci sono tante altre ricette a cui ispirarvi, pronte da scaricare sul sito dell’azienda.

Per 3 porzioni

1 bicchiere (160 gr) di couscous 
1 bicchiere (230 ml) di brodo vegetale o acqua bollente
1/3 di cucchiaino di curcuma in polvere
1 filetto di Trota dello Chef al Naturale
1 cucchiaio colmo (20 gr) di uvetta
1 cucchiaio colmo (20 gr) di mandorle a scaglie
2 pomodori San Marzano maturi
2 friggitelli
una manciata di prezzemolo
1/2 cucchiaino di sommacco o zest di limone
sale
olio extra vergine di oliva

Preparate un brodo vegetale in un pentolino con 2 bicchieri di acqua, mezza cipolla, mezzo gambo di sedano, una carota e un cucchiaino raso di sale grosso. Portatelo a ebollizione a fiamma media-bassa e lasciate a ridurre un po’ per concentrare il sapore delle verdure. Ci vogliono almeno 15 minuti, altrimenti il vostro brodo sarà ancora troppo leggero e saprà soltanto di acqua salata.
Potete semplicemente usare l’acqua salata bollente se non avete voglia di preparare il brodo, ma è davvero una sciocchezza e il sapore del vostro couscous migliorerà.

Nel frattempo, tostate il couscous a secco in una padella per alcuni minuti, rigirandolo spesso, fino a quando metà dei granelli sono leggermente più dorati. Tenete la fiamma bassa per evitare di bruciarlo. 
Create un piccolo vuoto al centro della padella, aggiungete un altro cucchiaio di olio e la curcuma. Soffriggete per circa un minuto la curcuma e mescolate il tutto, cercando di distribuirla omogeneamente su tutti i granelli di couscous. Spegnete la fiamma.
Bagnate il couscous con un bicchiere del brodo vegetale che avete preparato, coprite e lasciate a riposare per 10-15, fino a quando tutto il liquido si sarà assorbito del tutto e il couscous sarà tenero e raddoppiato di volume.
Sgranate con l’aiuto di una forchetta o, meglio ancora, sfregandolo tra le vostre mani. Lasciate a raffreddare a parte.

Sciacquate l’uvetta sotto l’acqua corrente per eliminare le eventuali impurità. Ammollatela in acqua tiepida per farla rinvenire. 
Tostate su una fiamma bassa le mandorle fino alla doratura desiderata.
Private la trota dalla pelle e sfaldate la polpa in piccole scaglie.

Private i pomodori dai semi e tagliateli a cubetti di 5x5mm circa. Scartate i semi dai friggitelli, togliete le membrane bianche e tagliate anche essi in dadini, più piccoli, di 3x3mm circa. Infine, tritate il prezzemolo finemente e trasferite tutte le verdure in una ciotola capiente. Condite con un pizzico di sale, il sommacco e un giro di olio. Mescolate e lasciate a riposare per 5 minuti.
Unite il couscous raffreddato, la trota, l’uvetta e le mandorle assieme al pomodoro e mescolate. Aggiustate di sale e olio se occorre, a vostro piacere. 
Servite fredda o a temperatura ambiente, come un primo leggero o, messi in bicchieri, come aperitivo stile finger food.

Vi ho incuriosito? Lo stand della trota di Villanova di San Daniele sarà presente a Friuli DOC nel Piazzale del Castello! :) 

Per questo piatto Giulia ci consiglia una Vitovska in Anfora. Questa tecnica di vinificazione riprende l'antichissimo utilizzo delle anfore di terracotta interrate, come avveniva agli albori della nascita del vino nel territorio del Caucaso. L'anfora ha la peculiarità di garantire una traspirazione del vino maggiore rispetto a contenitori di altri materiali, nutrendo lo sviluppo aromatico verso sentori ad alta complessità. Con questo principio, la Vitovska riposa nelle anfore a contatto con le bucce assumendo connotazioni aromatiche per poi maturare 2 anni nelle grandi botti di rovere. Solo così, la Vitovska riesce a mostrare i suoi lati migliori, regalando la possibilità di assaggiare un vino così come lo si sarebbe fatto quasi 2000 anni fa.
Presenta un colore giallo dorato intenso con riflessi aranciati e un profumo che regala sensazione di ossidato con mineralità e note di pera e pesca matura. Al gusto, sentori di frutta matura si legano a note iodate di grande freschezza, con un sottofondo speziato di chiodi di garofano e liquirizia in chiusura. Ottima con il pesce, l'uva passa e le spezie di questo piatto.

venerdì 29 giugno 2012

Frozen Yoghurt alla Frutta


Okay, qui, in Italia, il buon gelato non manca. Solo in zona centro a Udine abbiamo, beati noi, tante gelaterie di buon livello. Per combattere il caldo, però, non posso consumare una vaschetta da 500 da sola, correndo il rischio che tutta quella panna e uova mi vada sui fianchi! Soprattutto perché l'unico sport che pratico, ogni tanto :)), è la pulizia di casa! Per questa ragione, ho sempre preferito il "frozen yoghurt", ovvero lo yogurt congelato, che, a mio parere, è più dissetante e mi fa sentire più in pace con me stessa anche quando lo consumo in quantità industriali. :)

A Jakarta possiamo trovare almeno 2-3 chioschi di frozen yoghurt in ogni centro commerciale (che, per noi, sono l'equivalente del centro città). Funziona come nelle gelaterie, scegliamo la grandezza della coppetta poi il topping desiderato; variano dalla frutta fresca alle noci, al cioccolato fino al muesli e perfino al mais (!) e al mochi, un dolcetto asiatico fatto di riso glutinoso. Ahimè qui, a Udine, ho trovato solo due venditori ed entrambi mi hanno soddisfatto poco. Perciò ho provato a fare il frozen yoghurt da sola. Non è poi così difficile, dobbiamo solo avere un po' di pazienza nel frullare lo yogurt congelato ogni 2 ore per 2-3 volte come per fare la granita o il sorbetto. Se avete una gelatiera questa rottura si può benissimo evitare.

per 500 gr di frozen yoghurt (circa 8-10 palline)

250 gr di yogurt intero

250 gr polpa di frutta della stagione

circa 50 gr di zucchero, dipende dal gusto personale e dalla dolcezza della frutta scelta
qualche goccia di succo di limone/lime

Inserite tutti gli ingredienti nel frullatore e riducete in purea fino a quando la polpa di frutta si amalgama allo yogurt.
Se avete la gelatiera, dovete solo mettere questo composto di yogurt nella macchina e lasciare che lei faccia il suo dovere. Il risultato sarà sicuramente migliore rispetto al metodo casalingo che ho usato.
Altrimenti, mettete in un contenitore e ponete nel congelatore per circa 2 ore. Il mio congelatore arriva a -18°C, quindi, se avete uno meno freddo, impiegherà più tempo.
Frullate con il minipimer per rompere i cristalli di ghiaccio. Se vedete che lo yogurt è troppo duro, aspettate 5-10 minuti per renderlo più morbido prima di frullare.
Riponete di nuovo nel congelatore e ripetete questo procedimento per 2-3 volte.
Prima di servire, tirate fuori il frozen yoghurt dal congelatore per 5-10 minuti e frullate di nuovo per avere una consistenza più vellutata.
Decorate con i pezzi della stessa frutta fresca usata nel frozen yoghurt.

lunedì 7 maggio 2012

Lusun Xierou Tang, ovvero, Zuppa di Asparagi e Granchio



Anche se il mio nonno materno passava le sue giornate leggendo giornali, guardando film e ascoltando canzoni in cinese, ahimè, io non lo parlo. Neanche la mamma. Quindi, spero di aver scritto bene il nome. Ho provato a controllare su google, eh! ;p 

Visto la stagione, ho voluto contribuire al mucchio di ricette che sposa gli asparagi con le uova. Non si può negare, stanno bene assieme. Nei ristoranti cinesi di qualità, questa zuppa si serve di solito come antipasto, anzi, più come un amuse-buche prima della cena vera e propria, giusto per stuzzicare l’appetito e per ingannare l'attesa. Nelle occasioni speciali, come le nozze, questa zuppa viene resa più preziosa usando le pinne essiccate degli squali o i nidi di rondine, formati dalla loro saliva (!), al posto della polpa di granchio. Non mangio nessuna di queste due opzioni di lusso, perché vorrei che gli squali venissero lasciati in pace e perchè l'altra alternativa, sinceramente, mi fa senso! ;p 
Credetemi, è veramente facile e veloce da preparare, soprattutto se usate il granchio confezionato nella latta come faccio io! :D Ovviamente, se riuscite a trovare un granchio intero e avete la pazienza di ricavarne la polpa da soli, la vostra zuppa sarà molto più buona. Ah, mi raccomando, non usate il surimi, per favore!  

per 6 porzioni antipasti o 3 primi

1 l di acqua
1 cucchiaino di olio di sesamo
1 latta (120 gr) di polpa di granchio
1 latta (150 gr) di mais cotti 
300 gr di asparagine verdi
3 cucchiai di maizena
2 uova, sbattute
sale
pepe bianco

Tagliate i gambi degli asparagi a rondelle di 0,5 cm circa, lasciando le punte intere. Nel frattempo, mettete in ebollizione l'acqua.
Appena l'acqua raggiunge il bollore, unite il sale e l'olio di sesamo. Quindi, inserite la polpa di granchio, i mais sgocciolati e i gambi di asparagi. 
Lasciate a cuocere fino a quando l'acqua riprende il bollore. A questo punto aggiungete anche le punte.
Abbassate la fiamma al minimo e amalgamate la maizena sciolta in poca acqua. 
Sbattete bene le uova in una ciotola con un pizzico di sale. Quando la zuppa si sarà addensata, fatele cadere dall'alto a filo. 
Durante questo passaggio, dovete girare la zuppa di continuo con il mestolo facendo una vortice. Ricordate anche di tenere la fiamma sempre bassa. Altrimenti avrete una zuppa di granchio con dei grumi di uova strapazzate.
Infine, aggiustate di sale e aggiungete un abbondante pepe bianco macinato sul momento.
Servite, ovviamente, calda.

mercoledì 18 aprile 2012

Vellutata di Carote allo Zenzero con Quenelle di Tofu


Aaahhh, guarda chi è tornata dopo tre mesi di assenza! :D Scusate, ma il tempo mi è volato via! Gennaio e Marzo sono stati strapieni di impegni, mentre a Febbraio ero tornata a casa! :D Ovviamente, ho passato il mese a mangiare e a chiacchierare più che a cucinare e scrivere! ;p
Avrei tante cose da raccontarvi, una alla volta, con calma :p, le scriverò. Una di queste era l'onore di far parte della rassegna Calendidonna 2012. Il tema di quest'anno era "Cittadine Altrove" e mi è stato chiesto di tenere un laboratorio di cucina che s'intitolava "Integrazione in Cucina". Ormai penso sappiate che questo è un tema che mi sta a cuore. Sono stata strafelice di poterlo trattare. Volevo annunciarlo qui sul blog, ma i posti sono andati subito esauriti con una lunga lista d'attesa! :O Grazie all'associazione Vicino/Lontano della possibilità e a tutti voi che siete venuti ad ascoltarmi alle 10 di una domenica mattina! :)


Per chi non era presente, cliccate qui se volete vedere più foto della giornata e qui sotto troverete una delle ricette che ho fatto, dove ho fatto assaggiare il tofu al pubblico friulano. :D Ah, c'era, però, anche un ragazzo orientale! Questo mi ha fatto piacere. Sono curiosa di sapere chi fosse....
Trovate la stessa ricetta in versione inglese pubblicata su The Jakarta Post, che mi aveva chiesto di scrivere una ricetta fusion. Ho approfittato e ho preso due piccioni con una fava. ;p Si dice così, vero?


Vellutata (per 2-3 persone)
1 scalogno, tagliato finemente o tritato
10 gr di zenzero fresco, pelato e grattugiato
500 gr di carote, pelate e tagliate a rondelle
1 l di acqua o brodo vegetale
3-4 cucchiai di olio extra vergine di oliva
pepe bianco
sale

Scaldate l'olio a fuoco basso e fate stufare lo scalogno e lo zenzero per circa 2 minuti.
Unite le carote e cuocete per altri 2 minuti prima di aggiungere l'acqua o il brodo.
Coprite la pentola, aumentate la fiamma e lasciate a sobbollire per circa 20-30 minuti, in base alla grandezza delle vostre rondelle di carote.
Trascorso questo tempo, le carote dovrebbero essere tenere e facilmente frantumabili con il mestolo.
Frullate con un frullatore a immersione fino ad ottenere una crema.
Passate al setaccio a maglia fine per rendere la zuppa ancora più vellutata e per togliere le eventuali fibre di zenzero.
Servite caldo con le quenelle di tofu, i dadini di carote, qualche foglia di prezzemolo riccio e l'olio extra vergine di oliva.

Quenelle di tofu
180 gr di tofu al naturale
1 uovo
prezzemolo tritato
pepe bianco
sale
olio di arachidi per friggere

Sbriciolate il tofu con le mani o una forchetta. Unite l'uovo e il prezzemolo, quindi condite con il sale e il pepe a piacere.
Prendete due cucchiai e inumiditeli con dell'acqua. Formate delle quenelle e friggetele in un abbondante olio caldo fino alla doratura. Scolate e ponetele sulla carta da cucina per assorbire l'olio in eccesso.

Guarnizioni
1 carota, tagliata a cubetti di 3 mm
prezzemolo riccio
olio extra vergine di oliva

Versate circa 2 mestoli di zuppa per ogni piatto fondo e adagiate delicatamente le quenelle di tofu al centro.
Distribuite le carote crude e le foglie di prezzemolo riccio attorno. Finite con delle gocce di olio.

giovedì 22 settembre 2011

Pesche all'Amaretto

Visto che negli ultimi due post ho fatto accenno alle pesche, ora vi passo una ricetta a base di questo frutto. Non ho usato le pesche bianche di Carola, quelle me le sono mangiate così e usate per fare i Bellini, erano trooooppo buone!
[Quindi, Laura, perdonami, so che ho promesso di pubblicare la ricetta di quel dolcetto alle mandorle, ma devo smentirmi! Scrivo prima questa, visto che fra poco non troviamo più le pesche! :)) Ma poi arriverà davvero anche quella!]
Allora, immagino che tanti di voi abbiano già preparato (magari anche spesso) queste pesche all'amaretto, ma per me è stata la prima volta. Non mi sono documentata più di tanto prima di mettermi lì a sbriciolare i biscotti. Ho voluto farle subito, ero molto curiosa di queste pesche che miei amici del Caffè Grosmi Udine [lo so, vi ho promesso anche un post su questo posto! ;) Gesù, quante promesse faccio?!], metà friulani - metà piemontesi, mi hanno raccontato con gioia! 
Metto le mani in avanti, le ho fatte in modo approssimativo, in base al racconto della loro mamma, Luciana. Quindi, se non sono fatte a regola d'arte Piemontese, pazienza, comunque il risultato finale era piaciuto assai a me e alla cavia! ;))

per 2-4 persone (dipende dal grado di golosità)

2 pesche gialle grosse, mature e sode, su cui ricavare
60 gr di polpa di pesca
60 gr di amaretti, sbriciolati
25 gr di fette biscottate, sbriciolate
20 gr di cioccolato fondente 70%, grattugiato grossolanamente
10 gr di cacao
burro, per imburrare

per servire
gelato alla vaniglia
mandorle a scaglie
, tostate
amaretti, sbriciolati

Dividete le pesche in due, seguendo la riga naturale del frutto, e denocciolate.
Con uno scavino, ricavate un po' di polpa (60 gr in totale) dalla parte centrale delle pesche, cercando di mantenere dei buchi rotondi.
Schiacciate la polpa con una forchetta e unite gli amaretti, le fette biscottate, il cioccolato e il cacao amaro.
Mescolate fino ad ottenere un composto leggermente appiccicoso e formate quattro palline di ugual misura.
Inseritele nei 4 spicchi di pesche cercando di dare la forma del nocciolo.
Se siete precisini come me ;), bagnate leggermente una forchetta e disegnate delle righe curve come quelle del seme vero.
Imburrate leggermente una pirofila e sistemate le pesche in modo che stiano diritte. Tagliate qualche millimetro della parte sottostante se serve.
Infornate a 175°C per 25 minuti circa fino a quando le pesche si ammorbidiscono e il ripieno è leggermente croccante all'esterno.
Lasciate a raffreddare a parte. Servite tiepide o fredde con il gelato, le mandorle tostate, qualche briciolo di amaretti e un giro della "salsina" che le pesche avranno rilasciato durante la cottura.

venerdì 3 giugno 2011

Insalata di pasta al pesto di rucola, ratatouille e feta


A parte oggi, che a Udine è una giornata nuvolosa, sta iniziando la bella stagione! Le giornate si allungano e cominciamo a uscire più spesso e stare fuori tutto il giorno per goderci il sole. Qualunque sia la nostra destinazione; mare, montagna, lago o fiume, spesso ci capita di avere la pasta fredda nello zaino per il nostro pranzo all'aperto. Quindi, eccovi una ricetta di insalata di pasta con le verdure che si possono trovare facilmente tutta l'estate.

per 4-5 persone

400 gr di penne rigate
200 gr di formaggio feta
1/2 peperone rosso
1/2 peperone giallo
1/2 melanzana
2 zucchine
olio extra vergine di oliva sale pepe

Pesto di Rucola
50 gr di rucola
una punta di aglio
25 gr di pinoli
100 ml olio extra vergine di oliva
25 gr di pecorino, tagliato in piccoli pezzi.
sale

Mondate i peperoni; privateli dei semi e dei filamenti bianchi che trovate all'interno e tagliateli a dadini. Tagliate tutte le altre verdure più o meno della stessa grandezza dei peperoni.

Trasferite in una placca da forno. Salate, pepate e irrorate di olio extra vergine di oliva. Mescolate bene per distribuire bene il condimento su tutta la superficie delle verdure.

Infornate a 180°C per circa 20-25 minuti, in base alla grandezza dei vostri dadini. Le verdure sono pronte quando sono tenere e leggermente dorate.

Nello stesso tempo, fate gratinare il feta sbriciolato (grossolanamente) in precedenza, sulla graticola alta del forno. Inseritelo circa 10 minuti dopo le verdure. In questo modo dovrebbero essere pronti nello stesso momento. Lasciateli a raffreddare a parte.

Nel frattempo, mettete sul fuoco l'acqua per cuocervi la pasta e preparate il pesto di rucola.
Mettete tutti gli ingredienti nel bicchiere del frullatore a immersione e riduceteli fino ad avere un'emulsione liscia.

Quando la pasta sarà al dente, scolate e fatela raffreddare velocemente sotto l'acqua corrente fredda per bloccare la cottura. Conditela con il pesto e aggiungete un po' di olio.

Unite il ratatouille di verdure e il feta gratinato alla pasta, mescolate. Servite fredda.

martedì 5 aprile 2011

Couscous Tostato con Tagine di Vitello e Verdure


Questa ricetta vi sembrerà complicata solo perché la lista degli ingredienti è più lunga del solito, in realtà, sono solo le tante spezie usate per fare questo piatto. Il procedimento in sé è semplice, dovete solo mettere tutti gli ingredienti in una casseruola e lasciare che il tutto cuocia a fuoco lento.
Non vi preoccupate, queste spezie non sono di difficile reperibilità. Ormai potete trovarle tutte nei grandi supermercati. Sarebbe meglio comperarle in grani per poi tostarle e ridurle in polvere all'ultimo momento, così otterrete il massimo delle loro proprietà. Per praticità, vi concedo l'uso di quelle in già polvere. Le spezie, a mio avviso, sono un buon investimento in cucina. Sono economiche, perché le comprate una volta sola e, se conservate bene, durano per un paio di anni. Solo con una spolverata potete dare altre dimensioni ai vostri piatti.
Tagine (o tajine) è un tegame marocchino di terracotta poco profondo con un coperchio a forma di cono. La parola si usa anche per lo stufato di carne e/o di verdura cotto in questo tegame. Se desiderate possederlo, lo trovate in quella grande catena svedese senza la quale non possiamo vivere. ;o) Altrimenti, va benissimo anche qualsiasi casseruola di terracotta o di acciaio con il fondo pesante.
Originariamente, viene usata spesso la carne di montone e quella di agnello, ma potete usare quella che vi piace di più, tranne, direi, la carne di maiale. Se siete vegetariani potete fare questo stufato solo con le verdure, tradizionalmente si usano 7 tipi ma, anche qui, potete variare. Solitamente, uso quelle di stagione e quelle che resistono a una cottura lunga.

per 3-4 persone

Tagine di vitello
250 gr di vitello
1 limone
2 carciofi
3 carote
1/2 sedano rapa
5-6 olive greche
15 gr di uvetta
una manciata di coriandolo fresco/ prezzemolo
2 cm di zenzero, grattugiato
2 spicchi d'aglio, tritato
1/2 cipolla, tritata
1 peperoncino (facoltativo)
1 stecca di cannella
3 chiodi di garofano
1 cucchiaino di paprica, in polvere
1 cucchiaino di cumino, in polvere
2 cucchiaini di semi di coriandolo, in polvere
1 cucchiaino di curcuma in polvere
olio extra vergine di oliva
2 l di acqua circa
pepe sale

Scaldate un po' di olio a fuoco basso in una casseruola, una quantità sufficiente per coprire il fondo, e fateci stufare l'aglio, la cipolla e lo zenzero.
Quando la cipolla sarà trasparente, aggiungete tutte le spezie e lasciate soffriggere finché sentite il profumo.
Aumentate il fuoco e unite il vitello, precedentemente tagliato a bocconcini di 2x3 cm circa. Fate caramellare leggermente la parte esterna della carne, quindi, salate e pepate. Coprite di acqua e cuocete con il coperchio.
Mondate i carciofi, tagliateli in 4 spicchi ciascuno, togliete la "barba" e immergeteli nell'acqua acidulata con il succo di limone. Uniteli allo stufato quando arriverà alla bollitura e continuate la cottura a fuoco lento.
Sbucciate il sedano rapa e tagliatelo a cubetti grandi come i vostri bocconcini di vitello. Pelate le carote e tagliatele a rondelle spesse un 1 cm circa. Aggiungete queste verdure al tagine a circa 30 minuti dalla fine di cottura, assieme alle uvette.
Quando la carne sarà quasi tenera, unite anche le olive snocciolate. Finite di cuocere sempre a coperchio chiuso. Il vitello dovrebbe essere tenero e le verdure dovrebbero essere cotte ma ancora leggermente croccanti.
Non fate restringere troppo il liquido, perché questo "brodo" ci serve per bagnare il couscous. Il risultato finale dovrebbe sembrare un minestrone, per intenderci. Ci vogliono circa 1,5-2 ore di cottura.

Couscous tostato
1 bicchiere di couscous istantaneo
1 bicchiere di acqua
2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
sale

Scaldate l'acqua in un pentolino. Quando arriverà alla bollitura, salatela e aggiungete l'olio.
A parte, tostate il couscous in una padella fino ad avere un colore dorato. Tenete il fuoco basso e cercate di girare spesso in modo che la doratura sia omogenea. La tostatura, a mio parere, conferisce un gusto "nocciolato" al couscous e, in questo modo, rimarrà anche più sgranato.
Togliete il couscous dal fuoco, versate l'acqua e mescolate. Coprite con il coperchio e lasciate che l'acqua sia assorbita del tutto dal couscous. Lasciate chiuso a parte per circa 15 minuti.
Trascorso il tempo, trasferite il couscous in un'ampia ciotola e sgranatelo con le mani o con l'aiuto di una forchetta.
Dividetelo nei vari piatti fondi e versateci sopra il tagine di vitello. Infine, cospargete con una manciata di prezzemolo o coriandolo tritato.

lunedì 21 marzo 2011

Linguine con Crema di Carciofi e Fiammiferi di Prosciutto 


Una ricetta, come sempre, basata su quello che sono riuscita a trovare al mercato e nel frigorifero! ;o) Questa volta è tempo di sbarazzarmi di un po' di carciofi! Visto che da un pezzo non ho pubblicato una ricetta di primi, oggi è tempo di pasta! In questo caso, le linguine. La mia pasta preferita è quella di Gragnano. Poiché non costa poi tanto di più rispetto alle altre, perché non trattarci bene? Per chi se lo può permettere, potete andare a comperare quella artigianale nelle gastronomie, ma anche quella che potete trovare al supermercato è ottima. Un indizio: ha la busta trasparente con la scritta nera.

per 2 persone

150 gr di linguine
25 gr circa di prosciutto crudo (1 fetta di 1 mm)
2 carciofi
1 limone
1 spicchio d'aglio
3 rametti di timo
sale
pepe bianco
olio extra vergine di oliva

Parmigiano-Reggiano

Tagliate il prosciutto a fiammiferi. Rosolate in poco olio per renderlo croccante. Scolate su una carta assorbente e mettete a parte.
Mondate i carciofi: Tagliate la punta e scartate le foglie esterne. Divideteli in due, togliete la "barba" e tagliateli a julienne (fili sottili). Immergeteli subito in una bacinella di acqua fredda e acidulata con il succo limone, per evitare l'ossidazione.
Scaldate un filo di olio in una padella a fuoco basso. Fate insaporire l'olio con uno spicchio d'aglio schiacciato. Toglietelo quando sarà dorato e ponete 2 rametti di timo. L'altro rametto vi servirà più tardi.
Successivamente, aggiungete i carciofi, rosolateli leggermente e versate un filo di acqua, una quantità sufficiente per coprire la verdura. Chiudete con un coperchio e lasciate sobbollire fino a quando i carciofi saranno teneri.
Nel frattempo, cuocetevi la pasta. Di tanto in tanto, controllate la cottura di carciofi. Salate e pepate leggermente alla fine.
Togliete i rametti di timo e riducete 2/3 dei carciofi in una crema con un frullatore ad immersione. Aggiungete un filo di acqua di cottura della pasta per ottenere la densità desiderata. Non dovrebbe essere troppo liquida. Tenete al caldo l'altro terzo dei fili di carciofi.
Scolate la pasta ancora al dente e continuate a cuocerla nella padella dove avete cucinato i carciofi. Aggiungete mezzo mestolo dell'acqua di cottura e versate metà della crema. A fuoco spento aggiungete i carciofi rimasti, un filo di olio e foglie di timo dall'altro rametto rimasto.
Mettete un cucchiaio di crema a specchio al centro del piatto caldo e appoggiatevi un nido di pasta. Decorate con i fiammiferi di prosciutto, qualche scaglia di parmigiano e delle gocce di olio a crudo.

lunedì 7 marzo 2011

Gamberi Scottati su Salsa di Zucchina al Basilico


Questo è il piatto creativo del quinto episodio, beh, non esattamente. Nella foto vedete il piatto rifatto a casa senza la tensione che blocca cervello e mani! Non voglio far brutta figura a mettere la versione più disordinata! ;o)) Il tema era i crostacei e lo chef ospite era Gioacchino Pontrelli del ristorante Lorenzo a Forte dei Marmi, Lucca. Sulla sua bravura lascio la parola agli esperti; Scattidigusto e Luciano Pignataro. Vedrete che avrete subito desiderio di prenotare una vacanza nella località balneare, solo per poter poi andare ad assaggiare le sue delizie!
Tornando a noi, anche stavolta il nostro piatto non ha avuto molto successo. :(( Tania e io avremmo voluto vincere assieme almeno una puntata e pensavamo di poterlo fare con questo piatto che ci era piaciuto molto. Ahinoi, gli altri sono stati più bravi e il piatto nostro non era perfetto. C'erano degli elementi da migliorare che non ci hanno soddisfatte del tutto. Comunque sia andata, noi siamo orgogliose di essere ancora in gara; cavolo, siamo tra le tre donne rimaste!!! Come sempre, la ricetta che trovate qui sotto è quella modificata, tenendo conto degli errori e pareri della giuria. Ah, nella versione originale abbiamo usato i gamberi rossi, abbiate pazienza se li ho cambiati con le più umili mazzancolle! ;o)

per 2 persone

6 gamberoni / mazzancolle
2 zucchine piccole
10 foglie di basilico
1 patata piccola
2 cucchiai di pangrattato
una micro punta d'aglio
sale
pepe
olio extra vergine di oliva

Sgusciate i gamberi e togliete l'intestino. Fate un'incisione lungo la schiena e apritele come un libro. Mettete a parte.
Scaldate un cucchiaio di olio in una padellina con l'aglio. Quando l'aglio sarà dorato, toglietelo. Tostate e fate dorare il pangrattato in questo olio profumato. Salate leggermente.
Sbucciate la patata e tagliatela a dadini. Disponetela in una vaporiera. Tagliate metà zucchina a dadini, più o meno della stessa misura della patata, evitando di prendere la parte centrale acquosa. Disponete anche i dadini della zucchina nella vaporiera. Salate entrambi le verdure leggermente.
Tagliate il resto della zucchina a fette. Scaldate un filo di olio in una piccola pentola e unite le zucchine. Salate e pepate e aggiungete un goccio di acqua. Infine, coprite la pentola in modo che continuino a cuocersi con il vapore.
Togliete dal fuoco appena il colore diventa di un verde brillante. La zucchina dovrebbe essere cotta ma ancora croccante.
Trasferite in un bicchiere per il minipimer, aggiungete il basilico e frullate. Man a mano, versate un pò di acqua a filo, fino ad arrivare alla densità desiderata. Aggiustate di sale.
Ungete leggermente i gamberi e fateli scottare, a pancia in giù, in una padella antiaderente, precedentemente scaldata. Premeteli leggermente per evitare che si arriccino troppo. Bastano pochi istanti.
Quando cominciano a diventare opachi, girate e fate scottare anche l'altro lato per qualche secondo. Togliete subito dalla padella, altrimenti si stracuociono, e salate.
Disponete uno specchio di salsa di zucchina al basilico al centro di un piatto. Adagiate 3 gamberi per ogni piatto (a pancia in giù) e fate cadere qualche tocchetto di zucchina e patata a dadini sulla salsa. Infine, cospargete sopra ogni gambero il pangrattato e decorate con una foglia di basilico al centro.

venerdì 9 ottobre 2009

Zucchine Tonde Ripiene di Mozzarelle

Lo so, ormai la stagione delle zucchine sta finendo e avrei dovuto condividere questa ricetta con voi (decisamente) molto prima. La pubblico ora perché altrimenti devo aspettare fino alla prossima estate e corro il rischio di dimenticarmela. Ho pensato: magari qualcuno di voi ha la fortuna di avere queste zucchine tonde nel suo orto o, come me, riesce ancora a trovare le ultimissime della famiglia qui. In tal caso, vi suggerisco di provare subito questa ricetta. Con queste zucchine ripiene sono riuscita anche a far mangiare le verdure alla mia mamma!!! E' una gran cosa dato che lei, come magari anche i vostri figli, di solito non vuole nutrirsi di cose verdi. ;o) Omettendo l'acciuga, potrebbe essere anche un secondo vegetariano.

per 4 persone:

4 zucchine tonde da 250 gr circa
2 mozzarelle da 125 gr
1 filetto di acciuga sottolio (facoltativo)
una punta d'aglio

una manciata di prezzemolo

4 cucchiai di pangrattato

15 g di pinoli
, tostati
15 g di uvette
, ammollate in acqua tiepida e strizzate
una manciata di basilico
(10-15 foglie circa)
sale e pepe q.b.

olio extra vergine di oliva q.b.


Zucchine ripiene:
Tagliate le zucchine in due, lasciando circa due dita di polpa sulla parte del picciolo per formare una specie di coperchio. Con uno scavino (o un cucchiaino), svuotate le zucchine dalla parte "spugnosa" della polpa (quella con i semi per intenderci) per ottenere delle ciotoline. Lasciate circa 1,5 cm di polpa soda sui bordi e conservate quella che avete scavato per fare la salsa.
Sbollentate le zucchine in acqua salata per circa 5 minuti per le "ciotole" e 2-3 minuti per i "coperchi". Scolate e asciugate con la carta di cucina. Aiutatevi con una pinza per tirarle fuori dall'acqua delicatamente per evitare di romperle.
Tritate finemente l'acciuga assieme all'aglio e al prezzemolo. Strappate le mozzarelle con le mani per ridurle in piccoli pezzi, o aiutatevi con una forchetta se vi va meglio. Unite il trito, il pangrattato, le uvette e i pinoli. Regolate di sale e pepe. Il risultato finale non dovrebbe essere un composto appiccicoso. All'occorrenza, aggiungete ancora un po’ di pangrattato.
Dividete il ripieno in quattro e riempite le zucchine, cercando di fare delle cupolette. Sistematele in una teglia leggermente oleata e infornate per circa 15-20 minuti a 170°C (ventilato), fino alla doratura del ripieno.

La salsa:
Rosolate la polpa scartata che avete messo a parte con poco olio, sale e pepe. Quando si è ammorbidita e il colore diventa più lucido, aggiungete il basilico spezzettato con le mani sul momento. Appena il colore delle foglie diventa di un verde brillante (ci vogliono solo circa 30 secondi) spegnete il fuoco e frullate il tutto con un minipimer.
Se necessario, aggiungete l'acqua di cottura della zucchina, un cucchiaio alla volta, fino a ottenere la consistenza desiderata. Non deve essere troppo liquida, dovrebbe poter "velare" un cucchiaio. Sistemate la salsa al centro del piatto e appoggiate la zucchina ripiena sopra. Servite caldo.

mercoledì 19 agosto 2009

Zuppa Fredda di Pomodori

Questa ricetta ricorda un gazpacho, ma è la zuppa fredda di pomodori dello chef Locatelli, presa dal suo libro "Made in Italy". Il gusto è molto delicato, dato che non si usano né cipolla né aglio, come invece, succede nel gazpacho. Poi, ho aggiunto io le verdure a dadini, che la ricetta originale non prevede.
Ho fatto questa zuppa per una cena con amici, e l'ho servita nelle tazzine del caffè. In mini porzioni, potete servirla come amuse-bouche, per stuzzicare l'appetito. Anche se, questa volta, mi serviva più che altro per pulire il palato, tra l’aperitivo e l’antipasto. Altrimenti, servita nelle ciotole più grandi, questa zuppa potrebbe essere un primo molto leggero e rinfrescante. Perfetta per le giornate più calde dell'anno! Ah, dimenticavo, si prepara velocemente e senza accendere i fornelli!!!

Si fa tutto a occhio, l'importante avere 2-3 tipi di pomodori di buona qualità, meglio se, tra questi, ci sono i cuori di bue. Così suggeriva lo chef e io l’ho seguito! Ho usato alla fine tre tipi: cuori di bue, pomodorini e ramati. Grazie ad alcuni amici dei miei suoceri, dotati di immensi orti, questi giorni sono molto fornita di vari tipi di pomodori! ;o)

Tagliate i pomodori in spicchi e togliete i semi, raccogliendoli in una ciotola. A dire la verità lo chef Locatelli li sbuccia pure, ma io non ho la sua pazienza, o meglio, i suoi aiuto-cuochi. ;o) Quindi, frullate la polpa con un robot, aggiungendo una presa di sale, un goccio di olio extra vergine di oliva e un goccio di aceto. Io ho usato questo aceto di Peck che trovo sia leggermente dolciastro, ma va bene anche quello di vino bianco, di mele o, a mio avviso, anche il mirin. Se siete diligenti, usate un passaverdura al posto del robot e sarete premiati con un colore più brillante. Secondo lo chef, le lame del robot tendono a scaldarsi, quindi scaldano anche i pomodori e ne cambia il colore. Se volete un rosso intenso potete aggiungere un po’ di pasta di pomodoro, io non l'ho usata. La mia zuppa sembrava troppo liquida, quindi ho aggiunto anche poca mollica di pane. Passatela al setaccio per aiutarvi a scartare la buccia ed eventuali semi rimasti. Se vi sembra che sia troppo densa, aggiungete un goccio d’acqua. Refrigerate fino al momento di servire.

Ora, passate al setaccio anche i semi di pomodori raccolti nella ciotola e conservatene l'acqua. Salate e versate nello stampo per i ghiaccioli e congelate. A parte, togliete i semi e tagliate i pomodori verdi, pomodori rossi e i cetrioli a dadini piccoli. Condite col sale e l'olio extra vergine di oliva. Nel mio caso, ho usato l'olio al basilico.
Servite la zuppa fredda con dei ghiaccioli all'acqua di pomodoro (che aiutano a mantenerla fresca) e le verdure a dadini in superficie. Avrete ottenuto la giusta consistenza se non affondano facilmente. Altrimenti, appoggiate le verdure sopra i ghiaccioli, così almeno rimangono a gala per qualche istante, fino a quando non si sciolgono.

Per altre idee interessanti sul gazpacho, guardate questi altri siti.