lunedì 24 febbraio 2014

Meatless Monday: Sosatie di Tempeh



Già che sono in ritardo di una settimana nel mantenervi la mia promessa, si fa di necessità virtù! Riciclo di nuovo una ricetta che ho incluso nella scorsa edizione di Bontât! Magari qualcuno di voi non l'ha ancora letta! :D Prometto che la prossima volta metterò una cosa fresca appena spadellata! ;)

Mentre qui siamo al gelo, quelli che abitano nell'emisfero sud stanno beatamente godendo il sole d'estate, magari facendo la grigliata in riva al mare! Prima o poi toccherà anche a noi, dai! Uno di questi paesi benedetti di un clima mite è il Sud Africa, dove il barbeque - il braai in Afrikaans - è una pratica molto diffusa. Una delle cose preferite dai Sudafricani da mettere sul braai sono i sosatie; degli spiedini al curry di carne di pecora o di agnello. In questa versione vegetariana ho usato il tempeh, conosciuto a volte come carne di soia. Per accompagnare il barbecue spesso si serve la mieliepap, una pappa di mais bianca che ricorda molto la polenta bianca nostrana.
Il nome Sosatie viene dalle parole indonesiane saus (salsa) e sate (spiedini). Si sospetta che sia stato, appunto, ispirato dagli spiedini di pollo che gli schiavi Giavanesi cucinavano. Gli Indonesiani, e successivamente altri lavoratori da altre parti del Sud Est Asiatico, sono stati portati dagli Olandesi in Sud Africa attraverso Cape Town nel 1600. Oggi giorno, i loro discendenti formano un grande gruppo etnico conosciuto con il nome Cape Malay, con riferimento alla lingua del ramo Malese che parlavano.

per 18 spiedini (6 porzioni)

500 gr tempeh al naturale*
36 albicocche secche
54 foglie di alloro
1 peperoncino rosso, privato dai semi e tritato (facoltativo)
1 cipolla, mezza tritata, mezza tagliata a spicchi
1 spicchio d'aglio, tritato
3 cm (30 gr) zenzero fresco, sbucciato e grattugiato
2 cucchiaini curry Madras
1 cucchiaino semi di coriandolo in polvere
1 cucchiaino curcuma in polvere
3 chiodi di garofano
100 gr marmellata di albicocche
Pepe nero, macinato fresco
Sale
Succo di 1/2 limone
125 gr yoghurt al naturale
Olio di arachidi

Fate rinvenire le albicocche in acqua calda per circa 30-60 minuti. Nel frattempo, tagliate il tempeh in grossi cubi di 3 cm circa e preparate la marinatura.
Stufate la cipolla, l'aglio e lo zenzero sulla fiamma dolce fino a quando saranno trasparenti. Unite il curry, il coriandolo, la curcuma, il pepe e i chiodi di garofano. Soffriggete per un paio di minuti fino a quando sentite il profumo.
Unite la marmellata e il succo di limone. Aggiustate di sale e cuocete per 1 minuto circa, solo fino a quando la marmellata sarà sciolta. Lasciate a raffreddare. Incorporate lo yoghurt alla salsa per ottenere una marinatura spalmabile.
Irrorate il tempeh, le albicocche e le cipolle a spicchi con il condimento. Lasciate a marinare per una notte, o almeno un paio di ore, in frigorifero in un contenitore ermetico. Questo tempo di riposo serve a far penetrare le spezie anche all'interno del tempeh e per dare il tempo allo yoghurt, soprattutto se usate la carne, di renderla più tenera.
Infilzate tre cubi di tempeh su ogni spiedino alternandoli con le foglie di alloro, la cipolla e le albicocche. Cuocete sulla griglia o su una bistecchiera con una fiamma dolce, girandoli di tanto in tanto, fino alla doratura. Servite accompagnati con il chutney di albicocche.

Blatjang (Chutney di albicocche)

50 gr albicocche secche
100 ml acqua calda
1 scalogno, tritato
1 peperoncino Calabrese/ Tailandese rosso
25 gr zucchero di canna
3 cucchiai aceto di vino bianco
3 chiodi di garofano
Sale

Togliete i semi dal peperoncino e tagliatelo a dadini minuscoli.
Fate rinvenire le albicocche nei 100 ml di acqua calda per circa 30 minuti. Tagliatele a pezzi piccoli e frullate assieme al liquido di ammollo fino ad ottenere una purea.
Versate in un pentolino assieme al resto degli ingredienti. Cuocete a fiamma dolce per 20-30 minuti, mescolando di tanto in tanto, fino ad avere una consistenza "marmellatosa".
Potete consumare il chutney subito o conservarlo in un barattolo sterilizzato. Riponete in frigorifero una volta aperto.

*Tempeh è un panetto di semi di soia sbucciati, precotti e fermentati di origine Indonesiana. Con l'aumento del numero delle persone che seguono la dieta vegetariana e vegana, ultimamente il tempeh si sta diffondendo sempre di più anche in Europa e si trova facilmente nel banco frigo dei negozi di alimenti biologici.
Essendo un alimento fermentato, tempeh è più facile da digerire rispetto ai semi di soia semplicemente cotti. Si presenta in forma di panetto compatto con l'erborinatura bianca tra i cicchi. Ha la stessa versatilità del parente tofu; assorbe divinamente i condimenti che gli diamo ma, in confronto, non si sfalda facilmente. Lo potete tagliare a fette o a cubi e, successivamente friggerlo, grigliarlo, cuocerlo al vapore o usarlo al posto della carne negli stufati e nei curry.

lunedì 3 febbraio 2014

Meatless Monday: Fideuá de Verduras



Ho riflettuto un pochino questo weekend. Conoscendomi, devo avere delle scadenze per mettermi a cucinare, fotografare e scrivere ricette per questo blog. Altrimenti tendo a tralasciarlo per altre cose che considero più urgenti: quelle che mi aiutano a pagare la rata dell'iPad per esempio! :p
Quindi, mi sono data una scadenza, ogni due lunedì posterò qui una ricetta senza carne, per sostenere l'iniziativa Meatless Monday o Meat Free Monday - Lunedì Senza Carne - che sta prendendo sempre più piedi nella blogosfera, soprattutto in quella Statunitense e Britannica. Farlo ogni lunedì mi sembra un po' troppo impegnativo! Andiamo per gradi direi, no? ;) Allora, a iniziare da quest'anno (di cavallo), cercherò di mantenere la promessa che, mal che vada, avrete due ricette vegetariane al mese. Potrebbe andare?

Bene, allora iniziamo con questa ricetta di fideuá de verduras che è già stata pubblicata nell'edizione invernale di Bontât. Cliccate pure il link accanto per sfogliare e scaricare gratuitamente le prime due edizioni di questa rivista ideata da Giulia e realizzata assieme ad altre amiche blogger: Alessandra, Chiara, Micaela e Valentina, delle quali ho parlato più volte in occasione degli eventi Friuli DOC e Ein Prosit.

Fideuá è un piatto tipico della zona costiera Valenciana, più precisamente della città di Gandía, dove tutt'ora gli è dedicato un concorso annuale. Prende il nome dalla parola fideu che vuol dire pasta o vermicelli in Valenciano. I vermicelli sono cotti in una padella piatta e larga con un bordo basso che si chiama paellera, la stessa che si usa, appunto, per fare la più famosa paella. Anche il procedimento della preparazione è il medesimo.
Su dice che la fideuá fu creata negli anni 30 dalla disperazione di un cuoco di bordo, Gabriel Rodríguez Pastor, e del suo aiutante, Juan Bautista Pascual. Al loro patron piaceva molto arroz a banda (riso cotto con il brodo di pescato, simile alla paella) che solitamente gli preparavano, al punto che non rimaneva mai nulla per i lavoratori. Un giorno, per dispetto, cambiò il riso con i vermicelli sperando, così, che il piatto sarebbe piaciuto di meno. Ma il trucco non funzionò e la fama della fideuá, successivamente, si diffuse quasi come quella della sorella maggiore, la paella.
Nella fideuá solitamente si mettono i crostacei e i pesci a polpa bianca, qui avrete la versione vegetariana. Visto il breve tempo di cottura, sicuramente è un piatto salvavita, potrete sfamare tanti ospiti senza dover stare tutto il giorno in cucina!

Per 3 porzioni

180 gr capellini spezzati
1 peperone rosso
100 gr fagiolini
1 pomodoro ramato
1/4 cipolla
1 spicchio d'aglio
1 cucchiaino colmo di paprica affumicata (Pimenton de la Vera)*
0,03 gr zafferano in pistillo
Olio extra vergine di oliva
Sale

Brodo vegetale:
1 carota
1 gambo di sedano
1 cipolla
1,5 l acqua circa
Sale grosso

Preparate il brodo vegetale mettendo tutti gli ingredienti in una pentola a fiamma media, con l'accortezza di mettere il sale solo quando l'acqua avrà preso il bollore. Abbassate la fiamma e tenetelo sempre caldo con una fiamma bassa per non farlo evaporare troppo. Può darsi che non vi occorra tutto il brodo, è sempre meglio averne di più.
Mettete lo zafferano in ammollo con mezzo mestolo di brodo. Tritate l'aglio e la cipolla finemente. Private il pomodoro dalla buccia e dai semi, quindi tagliatelo a minuscoli dadini.
Dividete il peperone a metà, levate il torsolo, i semi e i filamenti bianchi. Tagliate a dadini di 1 cm circa. Per dare un tocco Natalizio potete anche tagliarlo con un taglia biscotti a forma di stellina. Se non digerite bene il peperone, volendo, potete precedentemente sbucciarlo con l'aiuto di un pelapatate. Successivamente, tagliate i fagiolini a bastoncini di 1 cm circa.
Prendete una padella piatta di ferro o di inox con un diametro di 30 cm circa. Scaldate un po' di olio, sufficiente per velare il fondo della padella e fate appassire dolcemente la cipolla e l'aglio.
Unite i fagiolini assieme a un pizzico di sale e rosolate per un paio di minuti prima di aggiungere il pomodoro, il peperone e la paprica affumicata. Salate leggermente di nuovo e rosolate per altro paio di minuti. Aggiungete mezzo mestolo di brodo se vedete che le verdure stanno iniziando ad attaccarsi e le cipolle stanno dorando un po' troppo.
Distribuite i capellini spezzati omogeneamente su tutta la superficie della padella. Versate lo zafferano ammollato e aggiungete abbondante brodo fino a coprire i capellini di un centimetro di altezza.
Scuotete la padella, senza alzarla dalla fiamma, facendo un movimento circolare per distribuire meglio le verdure e i capellini. Lasciate a cuocere a fiamma media fino a quando il brodo sarà assorbito del tutto dalla pasta. Ci vorranno circa 5 minuti, ma dipende molto dalla grossezza della vostra pasta.
Assaggiate e valutate se vi piace la consistenza. Aggiungete ancora un filo di brodo se pensate sia ancora troppo al dente e proseguite fino a quando il liquido si sarà assorbito di nuovo.
Spegnete la fiamma, coprite la padella con un coperchio o un canovaccio pulito e inumidito e lasciate la fideuá a riposare per circa 10 minuti prima di servirla.


Note:
Come già accennato, potete usare la stessa ricetta per preparare la paella. Avrete però il bisogno di più brodo e più tempo per la cottura. Il riso usato per la paella è a chicco tondo, di una varietà che si chiama Bomba. Il riso originario nostrano è un buon sostituto.
La buona riuscita della fideuá e della paella si giudica dalla crosta, detta socarrat, che si crea sul fondo della padella. Dev'esserci per dare un sapore leggermente tostato ma non troppo; altrimenti saprà di bruciato.

*Pimentón de La Vera è una paprica affumicata D.O.P. della zona La Vera in Extremadura; fondamentale nella cucina spagnola per preparare tante pietanze della tradizione, incluse la paella e la fideuá. Si vende solitamente in latta o in un sacchetto di tessuto ed è disponibile in tre gradi di intensità; dulce (dolce), agrodulce (media) e picante (piccante). In Italia non è ancora molto diffusa ma si può trovare con facilità on-line.

venerdì 31 gennaio 2014

Uova sode al tè



Per noi Cinesi (dico noi perché lo sono per metà ;)), il cibo è celebrazione e preghiera. Mangiamo per festeggiare una riccorrenza importante e mangiamo per esprimere un desiderio al cielo. Bene, no??? :D Ciò che cuciniamo e consumiamo solitamente simbolizza una cosa specifica, può essere per via del suo colore, della sua forma o del suo nome che magari ricorda un'altra parola con un significato positivo (o negativo). Beh, oggi è il primo giorno dell'anno per il calendario lunare Cinese, quindi di desideri e speranze ce ne sono tanti! Se c'è una cosa che non manca mai sulla tavola di una famiglia Cinese durante una festa sono i tagliolini: la loro forma simbolizza una lunga vita, un augurio che va bene in qualsiasi situazione! Un altro alimento importante è l'uovo, considerato come simbolo di vita, di rinascita e di fertilità; è cosa buona, quindi, mangiarlo anche all'inizio dell'anno. Queste uova al tè in particolare si mangiano tradizionalmente proprio durante le celebrazioni del Capodanno Cinese, cioè oggi. Visto che non ve l'ho ancora detto un mese fa per l'anno nuovo gregoriano, ve lo dico ora, Gong Xi Fa Cai, Felice Anno Nuovo!!!

6 uova
1 l acqua
3 cucchiai tè nero Cinese (ho usato quello affumicato Lapsang Souchong)
60 ml salsa di soia
1 cucchiaio zucchero di canna
Buccia di mezza arancia
10 cm (10 gr) cannella in stecca
3 cm (30 gr) zenzero fresco, a fettine

Lavate le uova attentamente sotto l'acqua corrente. Ponetele adagio in un pentolino di acqua per evitare che si rompano e bollitele su una fiamma dolce per non far "ballare" troppo le uova. Spegnetela dopo 7 minuti dal bollore e togliete le uova dall'acqua.
Se non volete ustionarvi, aspettate un paio di minuti prima di creare delle crepe sul guscio colpendolo con il dorso di un coltello. Più crepe fate, migliore sarà il risultato, sia dal punto di vista estetico e sia di gusto, perché permetteranno al condimento di entrare.
In un altro pentolino, bollite 1 litro di acqua con il tè, la salsa di soia e le spezie. Aspettate circa 5 minuti dal bollore e inserite le uova. Assicuratevi che siano completamente immerse.
Spegnete la fiamma e lasciate a marinare nel "brodo" saporito per almeno 5-6 ore ma sarebbe meglio lasciarle per una notte intera. In questo modo, il colore e il sapore saranno più intensi.
A dire la verità, tradizionalmente, le nonne lasciavano queste uova a bollire per anche per 30-45 minuti! Ciò crea un effetto marmorizzato più bello ma, a mio avviso, diventano troppo dure! Valutate voi cosa fare! ;)

Si consumano così come sono, a temperatura ambiente, come uno spuntino fuori pasto o per accompagnare il riso e il congee, ovvero, la crema di riso che spesso mangiamo a colazione.

lunedì 23 dicembre 2013

Ensalada de Nochebuena



Già dal nome si percepisce che si tratta di un piatto Natalizio. Ensalada de Nochebuena è un'insalata di frutta e verdura del Messico che si prepara per la Vigilia di Natale. Ideale per dare un tocco di freschezza ai piatti ricchi e speziati che spesso si trovano sulla tavola. Ci sono diverse versioni di questa festosa insalata, ogni famiglia aggiunge la frutta e la verdura che preferisce. Di base, però, dovrebbero esserci le rape rose, la lattuga romana, le arance, il melograno, la mela rossa e la jicama. Quest'ultimo ingrediente è un tubero che si consuma principalmente come frutta. Ha una forma tondeggiante con la buccia color crema che si spella facilmente. La polpa è bianca, succosa e leggermente dolce. La consistenza potrebbe ricordare una pera o una mela croccante. Perciò, non potendola trovare qui, l'ho sostituita con la mela verde per una ragione estetica; l'alternanza del colore rosso e verde della mela fa subito Natale!

Per 6 persone

2 rape rosse, cotte e sbucciate
3-6 ravanelli
1 cespuglio lattuga romana
1 cespuglio insalata gentile
2 arance Navel
1 mela rossa Annurca
1 mela verde Granny Smith
Il succo di 1 limone
1/2 melograno
Un cucchiaio semi di zucca e/o le arachidi tostate
Una manciata foglia di coriandolo fresco

Salsa
125 g panna acida o yoghurt al naturale
Circa 3 cucchiai succo di arance
1 cucchiaino raso zucchero
Sale, a piacere

Tagliate le rape e i ravanelli a fettine sottili. Sbucciate il melograno e ricavate i semi. Tagliate la lattuga romana a quadretti.
Togliete il gambo e sfogliate l'insalata gentile e disponetela a modo di fiore sul fondo del piatto. Sistemate le fettine di rapa rosa sopra l'insalata.
Tagliate a vivo le arance e ricavate gli spicchi senza prendere le membrane bianche, tenendole su una ciotola per raccogliere il succo che fuoriesca che vi servirà per fare il condimento.
Levate i torsoli delle mele e tagliatele a spicchi sottili di 1 cm circa. Bagnatele con il succo di limone per prevenire l'ossidazione.
Sistemate le mele e le arance a modo circolare, o come piace a voi, la lattuga romana e i ravanelli al centro.
Cospargete i cicchi di melograno, i semi di zucca e le foglie di coriandolo in modo omogeneo. Condite con la salsa allo yoghurt all'ultimo minuto, giusto prima di servirla.
Per la salsa, mettete tutti gli ingredienti in una ciotola e mescolate. Irrorate sull'insalata.

mercoledì 18 dicembre 2013

Bir Pletok



Se il vin brulè sposasse la birra e diventassero astemi, cosa potrebbe nascere dall'unione? Avrei la risposta e si chiama Bir Pletok! La leggenda narra che questa bibita nacque secoli fa come un tentativo degli abitanti di Jakarta (la mia città natale, all'epoca si chiamava ancora Batavia) di replicare la birra. Vedevano gli Olandesi che assaporavano questa bevanda schiumosa e ghiacciata, ma non sapevano esattamente cosa fosse. L'accesso all'originale birra era impossibile per la gente comune, solo i nobili in stretto contatto con i conquistatori potevano permettersela. Girava la voce che la bibita fosse dissetante e scaldasse la pancia, perciò, non avendola mai assaggiata, gli Indonesiani hanno provato a ricrearla usando lo zenzero e altre spezie. Per avere l'effetto schiumoso, Bir Pletok veniva shakerato in una canna di bambù con del ghiaccio. Bir vuol dire birra, ovviamente una parola Olandese acquisita, mentre la parola Pletok viene dal rumore che si crea quando il ghiaccio sbatte contro le pareti del bambù. Quanto siamo pragmatici! ;) Anche se si serviva principalmente fredda, Bir Pletok è una bevanda gradevole da bere anche calda, soprattutto nelle giornate di pioggia.

Bir Pletok che si trova a Jakarta solitamente è più ambrato con un leggero accenno violaceo che viene da scaglie di legno Secang, usate per dare il colore. Secang è una pianta della famiglia Fabaceae (leguminose) con dei fiori gialli e il tronco rosato. Non potendola trovare qui, l'ho sostituita con il suo cugino Africano, Rooibos, che dà un colore tendente al rame.

Per 2 tazze

600 ml di acqua
2 cucchiai di zucchero di canna
30 gr di zenzero fresco, a fettine sottili
1 stecca (5 g) di cannella
3 chiodi di garofano
3 baccelli di cardamomo
3 grani di pepe di Giava o pepe nero
2 foglie di kaffir lime fresche*
1 cucchiaino di Rooibos

Disponete tutti gli ingredienti in un pentolino a fiamma media-alta e portate a bollore. Abbassate la fiamma al minimo e continuate a sobbollire per 15 minuti fino a quando il liquido sarà di un colore ambrato.
Filtrate con un colino a maglia fina per scartare le spezie e le impurità. Trasferite in una brocca termoresistente e frullate con il minipimer per qualche istante per creare la schiuma.
Per poter incorporare più aria, inclinate leggermente il contenitore e tenete le lame del minipimer sulla superficie del liquido.
Servite subito prima che la schiuma, essenziale per ottenere l'effetto birra, sparisca. Volendo, sopratutto d'estate, potete shakerare Bir Pletok con del ghiaccio per servirlo freddo.

*Kaffir lime è una varietà di lime molto diffusa nel Sud Est Asiatico; è grande circa come una pallina da golf, di colore verde con la buccia ruvida come l'arancia amara. Ha poco succo perciò si usano principalmente le foglie, dal profumo aggrumato molto intenso.  Si possono trovare essiccate o surgelate nei negozi di alimentari Asiatici. Raddoppiate la dose se usate quelle secche, visto che sono molto meno profumate. In mancanza, potete sostituirle con delle foglie di limone o lo zest del lime o del limone: otterrete un profumo diverso ma comunque gradevole.

venerdì 22 novembre 2013

Boreto (Quasi) alla Gradese di Calamari e Seppioline



In attesa del mio racconto sull’esperienza a Ein Prosit il weekend scorso, vi do una ricettina di un piatto tipico della regione FVG, così Luca non mi può dire che non mi impegno abbastanza! :p Oggi è venerdì, quindi, pesce! Evvabé, molluschi, dai! ;)

Il Boreto alla Graisana o boreto alla gradese è un piatto tipico dell'Isola di Grado. Un piatto povero che veniva preparato dalle famiglie dei "casoner" -  pescatori che una volta abitavano stabilmente nei casoni nella Laguna di Grado - per utilizzare i pesci non venduti della giornata. Tradizionalmente, quindi, si preparava con del pesce misto e, a volte, anche con dei molluschi. Originariamente veniva cotto nel "paveso", una casseruola di ferro che non veniva mai lavata. Essendo un piatto umile, si usava l'olio di semi in cui venivano rosolati spicchi di aglio interi fino a farli diventare neri, prima di aggiungere i pesci, l'aceto e l'abbondante pepe nero che lo caratterizza. Gradesi, ditemi ora se sbaglio o tacete per sempre! :))
Per alcune considerazioni di natura salutistica, questa ricetta è stata adattata e non segue fedelmente il metodo di cottura tradizionale.

Per 2-3 porzioni

300 gr di seppioline pulite
300 gr di calamari puliti
100 ml di olio extra vergine di oliva (versione originale olio di semi)
2 spicchi di aglio interi
50 ml di aceto di vino bianco (versione originale 200 ml di aceto di vino rosso)
50 ml di acqua (versione originale 200 ml)
Abbondante pepe nero
Sale grosso, q.b.

Scaldare l'olio in un tegame con un fondo pesante a fiamma bassa. Rosolate l'aglio fino a quando diventerà marrone.
La ricetta originale prevede che l'aglio diventi nero e che l'olio sia fumante, valutate voi se vale la pena di ostruire le arterie in questo modo! ;)
Aumentate la fiamma quasi al massimo e unite i calamari e le seppioline, rosolate per un paio di minuti fino a quando saranno un po' dorate.
Aggiungete l'aceto, l'acqua, il sale grosso e abbondante pepe nero, preferibilmente macinato sul momento.
Abbassate la fiamma a media e continuate la cottura per circa 30 minuti fino a quando le seppie e i calamari saranno teneri, il liquido si sarà ridotto e diventato salsa. Servite caldo con della polenta bianca morbida.

giovedì 14 novembre 2013

Ein Prosit XV!


La 15° edizione di Ein Prosit parte oggi alla grande! Due nomi stellati della cucina italiana aprono i battenti della prestigiosa manifestazione organizzata dalla Co.pro.tur del Tarvisiano. In primis, lo chef friulano Andrea Canton del Ristorante “La Primula” di San Quirino (PN) terrà una cena intitolata “Il Giallo” che fa parte delle tre cene colorate “Welcome Home” in cui gli chef saranno ospitati nelle cucine di tre famiglie Tarvisiane. Nelle prossime serate ci saranno la chef Antonia Klugmann del Ristorante “L’Argine” di Dolegna del Collio con “Il Marrone”, un menù ispirato all’autunno; e lo chef Massimiliano Sabinot dello storico Ristorante “Vitello d’Oro” con “Il Verde”.

L’altra cena che inaugura l’evento è quella di uno chef a me molto caro, Igles Corelli. Chi mi segue da tempo forse si ricorda che più di due anni fa (da quando aggiorno pochissimo il blog, insomma ;) ), ho partecipato a un talent show del Gambero Rosso Channel in cui sono arrivata seconda. Ebbene, nel programma ho avuto lo chef Corelli come mentor e, quindi, una parte della mia conoscenza ora, la devo alla sua bontà e generosità. A malincuore stasera non riuscirò ad andare alla sua cena ma, mi raccomando, cercate di andare voi e poi fate tante foto e me la raccontate, d’accordo? La serata si terrà a La Baita di Beatrice a Val Bartolo Camporosso con la collaborazione della Macelleria Zivieri: è un evento imperdibile soprattutto per gli amanti della ciccia! ;) Se vi ho convinto ad andare, cliccate qui per prenotare i posti.

Altri nomi importanti non mancano, quest’anno le stelle della cucina italiana d’autore brillano a Malborghetto e Tarvisio per Ein Prosit. Mi verrebbe un post troppo lungo se le nominassi tutte! Intanto, in agenda ho segnato gli incontri “Alta Scuola dei Sapori” curati da Paolo Marchi che coinvolge lo chef Sloveno Tomaž Kavčič, Ciro Salvo, Peppe Stanzione, Daniela Cicioni e Paolo Parisi. Poi, da amante dei dessert, non potrò sicuramente mancare ai laboratori e degustazioni di Gianluca Fusto e Loretta Fanella. Se siete appassionati di vini, allora meglio prenotare subito un albergo a Malbroghetto, così ci dovete solo andare a piedi, per seguire i laboratori di Bepi Pucciarelli  e i vari incontri e degustazioni guidate dai vari professionisti del settore, come Giampaolo Gravina, Gian Luca Mazzella, Alberto Lupetti, Paolo Ianna e Luca Gardini.

Parlando dei laboratori, ovviamente non potete non venire al mio! :p Terrò una lezioncina sulle spezie della mia zona natia, sempre in compagnia dell'ormai consolidato sponsor, lo speziale ;) Gianluca Mingotti di Petit Lorien. Prendete nota; Sabato 16 novembre, ore 11.30 (mettete la sveglia!) a Casa Oberrichter a Malborghetto. Ci sono ancora alcuni posti disponibili, perciò cliccate subito qui per prenotare i vostri! :)

Se non vi interessa seguire le varie cene o i vari incontri e laboratori, c’è la zona Mostra Assaggio presso il Palazzo Veneziano, sempre a Malborghetto, dove sono presenti le migliori aziende vinicole dell’Italia, del FVG e della vicina di casa, la Slovenia. Non vi preoccupate se, come me, non reggete l’alcool ma riuscite ad assaggiare qualsiasi cosa, c’è la parte culinaria con i vari prodotti di eccellenza della nostra terra e della porta accanto.

A chiudere l’evento, sempre in grande, ci sarà uno dei miei miti culinari, la ragione per cui spesso salto le lezioni di Spagnolo per seguire i suoi corsi, lo Chef Emanuele Scarello del Ristorante Agli Amici di Godia (UD). Assieme allo Chef Gianni de Cillia del Ristorante Valle Verde di Tarvisio, presenterà “Amarcord… Domani”; una proposta dei piatti del territorio e delle sue contaminazioni nella loro versione tradizionale e innovativa.

Sicuramente ho tralasciato tanti nomi importanti, è impossibile nominarli tutti, soprattutto perché ora devo andare a fare la spesa! :) Per non perdervi nulla, il programma completo in pdf è scaricabile qui.

Ein Prosit XV è una edizione speciale per me, perché oltre ad avere l’onore di poter tenere una lezione mia, parteciperò attivamente come blogger. Lo so, ormai lo faccio solo quando non riesco a declinare le richieste delle mie amiche-colleghe! :p Ma vi prometto che non vi illuderò! Non posso promettervi dei post, ma vi tempesterò soprattutto con dei tweet e delle foto su instagram, in modo che possiate sbirciare l’evento quanto volete. Incrociamo le dita soltanto che il cellulare non prenda il segnale austriaco, altrimenti sono cavoli! ;)

Assieme a me questa volta ci sarà la mitica Rossella di Bidino che ha preso ferie per venire a Ein Prosit e le mie compagne di mangiate e risate Valentina Cipriani, Alessandra Colaci, e Giulia Godeassi. Ahinoi, Chiara Selenati e Micaela Liberati stavolta non riescono a partecipare. Per seguirci in questi prossimi quattro giorni, basta digitare l’hashtag #5xEinPrositXV su facebook, twitter e instagram. Anche voi, se postate qualcosa quando siete all’evento, mettete pure l’hashtag #EinProsit2013, saremo contenti di vederli! Bis bald! :)