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lunedì 24 febbraio 2014

Meatless Monday: Sosatie di Tempeh



Già che sono in ritardo di una settimana nel mantenervi la mia promessa, si fa di necessità virtù! Riciclo di nuovo una ricetta che ho incluso nella scorsa edizione di Bontât! Magari qualcuno di voi non l'ha ancora letta! :D Prometto che la prossima volta metterò una cosa fresca appena spadellata! ;)

Mentre qui siamo al gelo, quelli che abitano nell'emisfero sud stanno beatamente godendo il sole d'estate, magari facendo la grigliata in riva al mare! Prima o poi toccherà anche a noi, dai! Uno di questi paesi benedetti di un clima mite è il Sud Africa, dove il barbeque - il braai in Afrikaans - è una pratica molto diffusa. Una delle cose preferite dai Sudafricani da mettere sul braai sono i sosatie; degli spiedini al curry di carne di pecora o di agnello. In questa versione vegetariana ho usato il tempeh, conosciuto a volte come carne di soia. Per accompagnare il barbecue spesso si serve la mieliepap, una pappa di mais bianca che ricorda molto la polenta bianca nostrana.
Il nome Sosatie viene dalle parole indonesiane saus (salsa) e sate (spiedini). Si sospetta che sia stato, appunto, ispirato dagli spiedini di pollo che gli schiavi Giavanesi cucinavano. Gli Indonesiani, e successivamente altri lavoratori da altre parti del Sud Est Asiatico, sono stati portati dagli Olandesi in Sud Africa attraverso Cape Town nel 1600. Oggi giorno, i loro discendenti formano un grande gruppo etnico conosciuto con il nome Cape Malay, con riferimento alla lingua del ramo Malese che parlavano.

per 18 spiedini (6 porzioni)

500 gr tempeh al naturale*
36 albicocche secche
54 foglie di alloro
1 peperoncino rosso, privato dai semi e tritato (facoltativo)
1 cipolla, mezza tritata, mezza tagliata a spicchi
1 spicchio d'aglio, tritato
3 cm (30 gr) zenzero fresco, sbucciato e grattugiato
2 cucchiaini curry Madras
1 cucchiaino semi di coriandolo in polvere
1 cucchiaino curcuma in polvere
3 chiodi di garofano
100 gr marmellata di albicocche
Pepe nero, macinato fresco
Sale
Succo di 1/2 limone
125 gr yoghurt al naturale
Olio di arachidi

Fate rinvenire le albicocche in acqua calda per circa 30-60 minuti. Nel frattempo, tagliate il tempeh in grossi cubi di 3 cm circa e preparate la marinatura.
Stufate la cipolla, l'aglio e lo zenzero sulla fiamma dolce fino a quando saranno trasparenti. Unite il curry, il coriandolo, la curcuma, il pepe e i chiodi di garofano. Soffriggete per un paio di minuti fino a quando sentite il profumo.
Unite la marmellata e il succo di limone. Aggiustate di sale e cuocete per 1 minuto circa, solo fino a quando la marmellata sarà sciolta. Lasciate a raffreddare. Incorporate lo yoghurt alla salsa per ottenere una marinatura spalmabile.
Irrorate il tempeh, le albicocche e le cipolle a spicchi con il condimento. Lasciate a marinare per una notte, o almeno un paio di ore, in frigorifero in un contenitore ermetico. Questo tempo di riposo serve a far penetrare le spezie anche all'interno del tempeh e per dare il tempo allo yoghurt, soprattutto se usate la carne, di renderla più tenera.
Infilzate tre cubi di tempeh su ogni spiedino alternandoli con le foglie di alloro, la cipolla e le albicocche. Cuocete sulla griglia o su una bistecchiera con una fiamma dolce, girandoli di tanto in tanto, fino alla doratura. Servite accompagnati con il chutney di albicocche.

Blatjang (Chutney di albicocche)

50 gr albicocche secche
100 ml acqua calda
1 scalogno, tritato
1 peperoncino Calabrese/ Tailandese rosso
25 gr zucchero di canna
3 cucchiai aceto di vino bianco
3 chiodi di garofano
Sale

Togliete i semi dal peperoncino e tagliatelo a dadini minuscoli.
Fate rinvenire le albicocche nei 100 ml di acqua calda per circa 30 minuti. Tagliatele a pezzi piccoli e frullate assieme al liquido di ammollo fino ad ottenere una purea.
Versate in un pentolino assieme al resto degli ingredienti. Cuocete a fiamma dolce per 20-30 minuti, mescolando di tanto in tanto, fino ad avere una consistenza "marmellatosa".
Potete consumare il chutney subito o conservarlo in un barattolo sterilizzato. Riponete in frigorifero una volta aperto.

*Tempeh è un panetto di semi di soia sbucciati, precotti e fermentati di origine Indonesiana. Con l'aumento del numero delle persone che seguono la dieta vegetariana e vegana, ultimamente il tempeh si sta diffondendo sempre di più anche in Europa e si trova facilmente nel banco frigo dei negozi di alimenti biologici.
Essendo un alimento fermentato, tempeh è più facile da digerire rispetto ai semi di soia semplicemente cotti. Si presenta in forma di panetto compatto con l'erborinatura bianca tra i cicchi. Ha la stessa versatilità del parente tofu; assorbe divinamente i condimenti che gli diamo ma, in confronto, non si sfalda facilmente. Lo potete tagliare a fette o a cubi e, successivamente friggerlo, grigliarlo, cuocerlo al vapore o usarlo al posto della carne negli stufati e nei curry.

lunedì 23 dicembre 2013

Ensalada de Nochebuena



Già dal nome si percepisce che si tratta di un piatto Natalizio. Ensalada de Nochebuena è un'insalata di frutta e verdura del Messico che si prepara per la Vigilia di Natale. Ideale per dare un tocco di freschezza ai piatti ricchi e speziati che spesso si trovano sulla tavola. Ci sono diverse versioni di questa festosa insalata, ogni famiglia aggiunge la frutta e la verdura che preferisce. Di base, però, dovrebbero esserci le rape rose, la lattuga romana, le arance, il melograno, la mela rossa e la jicama. Quest'ultimo ingrediente è un tubero che si consuma principalmente come frutta. Ha una forma tondeggiante con la buccia color crema che si spella facilmente. La polpa è bianca, succosa e leggermente dolce. La consistenza potrebbe ricordare una pera o una mela croccante. Perciò, non potendola trovare qui, l'ho sostituita con la mela verde per una ragione estetica; l'alternanza del colore rosso e verde della mela fa subito Natale!

Per 6 persone

2 rape rosse, cotte e sbucciate
3-6 ravanelli
1 cespuglio lattuga romana
1 cespuglio insalata gentile
2 arance Navel
1 mela rossa Annurca
1 mela verde Granny Smith
Il succo di 1 limone
1/2 melograno
Un cucchiaio semi di zucca e/o le arachidi tostate
Una manciata foglia di coriandolo fresco

Salsa
125 g panna acida o yoghurt al naturale
Circa 3 cucchiai succo di arance
1 cucchiaino raso zucchero
Sale, a piacere

Tagliate le rape e i ravanelli a fettine sottili. Sbucciate il melograno e ricavate i semi. Tagliate la lattuga romana a quadretti.
Togliete il gambo e sfogliate l'insalata gentile e disponetela a modo di fiore sul fondo del piatto. Sistemate le fettine di rapa rosa sopra l'insalata.
Tagliate a vivo le arance e ricavate gli spicchi senza prendere le membrane bianche, tenendole su una ciotola per raccogliere il succo che fuoriesca che vi servirà per fare il condimento.
Levate i torsoli delle mele e tagliatele a spicchi sottili di 1 cm circa. Bagnatele con il succo di limone per prevenire l'ossidazione.
Sistemate le mele e le arance a modo circolare, o come piace a voi, la lattuga romana e i ravanelli al centro.
Cospargete i cicchi di melograno, i semi di zucca e le foglie di coriandolo in modo omogeneo. Condite con la salsa allo yoghurt all'ultimo minuto, giusto prima di servirla.
Per la salsa, mettete tutti gli ingredienti in una ciotola e mescolate. Irrorate sull'insalata.

mercoledì 18 dicembre 2013

Bir Pletok



Se il vin brulè sposasse la birra e diventassero astemi, cosa potrebbe nascere dall'unione? Avrei la risposta e si chiama Bir Pletok! La leggenda narra che questa bibita nacque secoli fa come un tentativo degli abitanti di Jakarta (la mia città natale, all'epoca si chiamava ancora Batavia) di replicare la birra. Vedevano gli Olandesi che assaporavano questa bevanda schiumosa e ghiacciata, ma non sapevano esattamente cosa fosse. L'accesso all'originale birra era impossibile per la gente comune, solo i nobili in stretto contatto con i conquistatori potevano permettersela. Girava la voce che la bibita fosse dissetante e scaldasse la pancia, perciò, non avendola mai assaggiata, gli Indonesiani hanno provato a ricrearla usando lo zenzero e altre spezie. Per avere l'effetto schiumoso, Bir Pletok veniva shakerato in una canna di bambù con del ghiaccio. Bir vuol dire birra, ovviamente una parola Olandese acquisita, mentre la parola Pletok viene dal rumore che si crea quando il ghiaccio sbatte contro le pareti del bambù. Quanto siamo pragmatici! ;) Anche se si serviva principalmente fredda, Bir Pletok è una bevanda gradevole da bere anche calda, soprattutto nelle giornate di pioggia.

Bir Pletok che si trova a Jakarta solitamente è più ambrato con un leggero accenno violaceo che viene da scaglie di legno Secang, usate per dare il colore. Secang è una pianta della famiglia Fabaceae (leguminose) con dei fiori gialli e il tronco rosato. Non potendola trovare qui, l'ho sostituita con il suo cugino Africano, Rooibos, che dà un colore tendente al rame.

Per 2 tazze

600 ml di acqua
2 cucchiai di zucchero di canna
30 gr di zenzero fresco, a fettine sottili
1 stecca (5 g) di cannella
3 chiodi di garofano
3 baccelli di cardamomo
3 grani di pepe di Giava o pepe nero
2 foglie di kaffir lime fresche*
1 cucchiaino di Rooibos

Disponete tutti gli ingredienti in un pentolino a fiamma media-alta e portate a bollore. Abbassate la fiamma al minimo e continuate a sobbollire per 15 minuti fino a quando il liquido sarà di un colore ambrato.
Filtrate con un colino a maglia fina per scartare le spezie e le impurità. Trasferite in una brocca termoresistente e frullate con il minipimer per qualche istante per creare la schiuma.
Per poter incorporare più aria, inclinate leggermente il contenitore e tenete le lame del minipimer sulla superficie del liquido.
Servite subito prima che la schiuma, essenziale per ottenere l'effetto birra, sparisca. Volendo, sopratutto d'estate, potete shakerare Bir Pletok con del ghiaccio per servirlo freddo.

*Kaffir lime è una varietà di lime molto diffusa nel Sud Est Asiatico; è grande circa come una pallina da golf, di colore verde con la buccia ruvida come l'arancia amara. Ha poco succo perciò si usano principalmente le foglie, dal profumo aggrumato molto intenso.  Si possono trovare essiccate o surgelate nei negozi di alimentari Asiatici. Raddoppiate la dose se usate quelle secche, visto che sono molto meno profumate. In mancanza, potete sostituirle con delle foglie di limone o lo zest del lime o del limone: otterrete un profumo diverso ma comunque gradevole.

venerdì 22 novembre 2013

Boreto (Quasi) alla Gradese di Calamari e Seppioline



In attesa del mio racconto sull’esperienza a Ein Prosit il weekend scorso, vi do una ricettina di un piatto tipico della regione FVG, così Luca non mi può dire che non mi impegno abbastanza! :p Oggi è venerdì, quindi, pesce! Evvabé, molluschi, dai! ;)

Il Boreto alla Graisana o boreto alla gradese è un piatto tipico dell'Isola di Grado. Un piatto povero che veniva preparato dalle famiglie dei "casoner" -  pescatori che una volta abitavano stabilmente nei casoni nella Laguna di Grado - per utilizzare i pesci non venduti della giornata. Tradizionalmente, quindi, si preparava con del pesce misto e, a volte, anche con dei molluschi. Originariamente veniva cotto nel "paveso", una casseruola di ferro che non veniva mai lavata. Essendo un piatto umile, si usava l'olio di semi in cui venivano rosolati spicchi di aglio interi fino a farli diventare neri, prima di aggiungere i pesci, l'aceto e l'abbondante pepe nero che lo caratterizza. Gradesi, ditemi ora se sbaglio o tacete per sempre! :))
Per alcune considerazioni di natura salutistica, questa ricetta è stata adattata e non segue fedelmente il metodo di cottura tradizionale.

Per 2-3 porzioni

300 gr di seppioline pulite
300 gr di calamari puliti
100 ml di olio extra vergine di oliva (versione originale olio di semi)
2 spicchi di aglio interi
50 ml di aceto di vino bianco (versione originale 200 ml di aceto di vino rosso)
50 ml di acqua (versione originale 200 ml)
Abbondante pepe nero
Sale grosso, q.b.

Scaldare l'olio in un tegame con un fondo pesante a fiamma bassa. Rosolate l'aglio fino a quando diventerà marrone.
La ricetta originale prevede che l'aglio diventi nero e che l'olio sia fumante, valutate voi se vale la pena di ostruire le arterie in questo modo! ;)
Aumentate la fiamma quasi al massimo e unite i calamari e le seppioline, rosolate per un paio di minuti fino a quando saranno un po' dorate.
Aggiungete l'aceto, l'acqua, il sale grosso e abbondante pepe nero, preferibilmente macinato sul momento.
Abbassate la fiamma a media e continuate la cottura per circa 30 minuti fino a quando le seppie e i calamari saranno teneri, il liquido si sarà ridotto e diventato salsa. Servite caldo con della polenta bianca morbida.

lunedì 14 ottobre 2013

Cupcake al Cioccolato e Fico



Sto passando delle giornate impegnatissime in queste ultime 2 settimane e ne avrò almeno altre due così! Aiutoooo! Però, giusto per non farvi pensare che stia sparendo di nuovo, ecco una ricetta di un dolcetto! L’ho fatto circa un mese fa, quando i fichi si trovavano in abbondanza. Se non riuscite più a trovare gli ultimissimi dall’albero dei vostri vicini di casa, potete sostituirli con le pere, magari quelle minutine di tipo Coscia. In questo caso, penso vi basterà un quarto di pera per ogni cupcake. Levate il torsolo, però!

per 6 cupcake

60 gr burro morbido (non sciolto!)
60 gr zucchero
1 uovo
50 gr farina autolievitante
15 gr cacao amaro
3 fichi

Montate il burro morbido con lo zucchero con una frusta elettrica, a pomata, fino a quando si sia raddoppiato di volume e abbia raggiunto una colorazione pallida. Inserite e amalgamate l'uovo. Non vi preoccupate se il composto sembra che si stia cagliando o separando. Diventerà di nuovo liscia quando aggiungerete gli ingredienti secchi.
Mescolate la farina con il cacao e setacciate. Unite delicatamente al burro montato con la spatula.
Rivestite gli stampini di muffin con i pirottini e riempiteli con l'impasto fino a 2/3 dell'altezza. Vi consiglio di usare il dosa gelato per questo procedimento, una pallina di impasto per ogni pirottino.
Sbucciate i fichi e divideteli in due. Inserite mezzo fico al centro di ogni cupcake con il lato tagliato in su.
Infornate a 170°C (ventilato) per circa 15 minuti fino a quando i fichi si siano leggermente caramellati e i cupcake siano cotti. Controllate inserendo uno stecco di bambù diagonalmente, visto che nel mezzo c'è il fico! ;)
Lasciate raffreddare prima di decorarle con la ganache montata.

Ganache al cioccolato
100 gr cioccolato fondente al 70% cacao
100 ml di panna fresca

Scaldate la panna su una fiamma dolce fino a raggiungere quasi il bollore. Spegnete il fuoco e unite il cioccolato a pezzi piccoli. Mescolate con la frusta o il mini pimer fino a quando il cioccolato si sia sciolto.
Adagiate il pentolino su un boul di giacchio e montate con la frusta fino ad ottenere una crema montata.
Inserite nella sac a poche con una bochetta a stella chiusa e decorate le cupcake con la crema.
Ho trovato questo tutorial molto utile per capire come fare delle rose con la ganache o la crema al burro.
Quando fa freddo, come lo è già in questo periodo, la ganache si solidifica velocemente e dovete usarla subito per poterla lavorare facilmente. Se vedete che la crema fa fatica a uscire dalla bocchetta, lasciate un attimo che arrivi alla temperatura ambiente. 
A dire la verità, ho scoperto che il phone per i capelli funziona una meraviglia per aiutarci in questa fase. :p Accendetelo al minimo, tenete distante di circa 20 cm dalla sac à poche e scaldate girandola di continuo. Questo serve per "staccare" la parte esterna della crema dal bordo della sacca e farla scivolare meglio.
Questa quantità di ganache è sufficiente per coprire 6 cupcake con delle rose grandi o 12 cupcake con delle rose piccole.

giovedì 12 settembre 2013

Crema di Patate al Timo con Canestrelli e San Daniele


Il mio primo pasto in Italia, 12 anni fa, fu il prosciutto di San Daniele, accompagnato da melone, pane e grissini. Fu una sera a fine marzo e la temperatura segnalò circa 15°C. Ecco quanto ci teneva la mia suocera a farmi conoscere questo ben di Dio, l’orgoglio di tutti i Sandanielesi e sospetto anche di tutti i friulani. Il Comune, giustamente, lo celebra con un evento annuale; Aria di Festa.
Ho vissuto per 4 anni nella graziosa cittadina e tuttora, per ragioni famigliari, continuo a frequentarla. Ci tengo così tanto a non sbagliare e non dire cavolate che ho le mani congelate mentre sto scrivendo questo post! :D Ci vorrebbero dei giorni per raccontare la storia di questo pregiato prosciutto, e non sono certo né la persona adatta né la più esperta per farla. Posso presentarvi mia suocera e mio cognato se volete! Sono loro che hanno lavorato per anni in un prosciuttificio! :p

Il microclima sembra sia spesso la ragione del perché un prodotto specifico venga meglio in una determinata zona. Questo è anche il caso del prosciutto di San Daniele, DOP, mi raccomando. La sua posizione geografica, a metà tra le Alpi e il mare Adriatico, e in prossimità del fiume Tagliamento, ha come risultato una ventilazione permanente della zona che assicura un ambiente né troppo umido né eccessivamente secco, ideali per la stagionatura dei prosciutti. Certo, non basta avere una posizione geografica avvantaggiata per avere dei buoni prodotti, ci vorrebbero vigore e rigore per mantenere la qualità degna della sua fama internazionale. Qui entra in gioco il Consorzio.
Il Consorzio fu costituito nel 1961 con lo scopo di tutelare il nome Prosciutto di San Daniele e di stabilire delle regole e delle norme che fossero obbligatorie e uguali per tutti i produttori. Per sapere di più su chi sono i suoi membri e sui suoi impegni da oltre 50 anni, vi rimando al sito, tra l'altro molto completo e ben fatto. Troverete tutto quello che volete sapere sul San Daniele DOP, dal momento dell'allevamento fino a quando arriva finalmente sulla vostra tavola. Per i non amanti della lettura, c'è anche un video.

Prima di arrivare alla ricetta vi do soltanto alcune curiosità sul prosciutto di San Daniele. Innanzitutto, egoisticamente parlando, mi sento un po' meno in colpa quando lo consumo, perché il Consorzio garantisce che i maiali da dove derivano i prosciutti hanno avuto una vita felice. Devono, poi, essere stati allevati in dieci regioni del centro-nord Italia (FVG, Veneto, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Abruzzo, Marche, Umbria). In più, sono stati lavorati nel rispetto di un'antica tradizione; ricreando il ritmo naturale delle stagioni, con l'utilizzo del sale marino, senza additivi chimici o conservanti.
Come riconoscerli? Brevissimamente, quando i prosciutti sono interi, devono avere l'inconfondibile forma di chitarra con la zampa attaccata e il marchio del Consorzio "tatuato" sulla pelle. Quando li trovate già preaffettati, devono riportare il marchio sul lato sinistro superiore della confezione. Ci sono anche altri modi più dettagliati, che potete scoprire cliccando qui. Mentre qui, potete scaricare delle nobili interpretazioni dei grandi chef stellati, pensate per il nobile prosciutto.  

Ora, la mia umile ricetta! Anche se, io preferisco consumarlo avvolto su un grissino, magari quello del panificio Orlandi ad Adegliacco o quello di Resiutta! :) 

per 2 porzioni

10 canestrelli o 6 capesante
600 gr di patate di Godia / kennebec
1 scalogno, tritato
circa 6-700 ml brodo vegetale/ acqua
50 gr fettine di prosciutto di San Daniele DOP
2 rametti di timo
sale, q.b.
pepe di Giava/ pepe bianco, q.b.
olio extra vergine di oliva

Preparate 700 ml di brodo vegetale con la stessa procedura che ho scritto nel post precedente. Visto che ne occorre di più, raddoppiate la quantità delle verdure.  
Preriscaldate il forno ventilato a 125°C. Lasciate una fetta di prosciutto a parte e adagiate il resto su una placca da forno, sistemando le fette tra due fogli di carta da forno. Infornate per 20 minuti circa fino a quando il prosciutto risulta croccante.
Potete anche cuocerlo in padella con un goccio di olio, risparmierete tempo ma sarà meno croccante e non avrete delle belle fettine lisce.Nel frattempo, sbucciate le patate e tagliate a tocchetti piccoli, in modo che si cuocia in 15 minuti circa.
Stufate (non soffriggete!) lo scalogno con un filo di olio, aggiungete magari due cucchiai di brodo per evitare che si bruci e si frigga. Altrimenti lascierà un sapore sgradevole di cipolla bruciata alla vostra crema.
Quando lo scalogno sarà trasparente e il profumo sarà dolce e non più pungente, unite le patate. Rosolate per un paio di minuti con un pizzico di sale, quindi, aggiungete il brodo. Coprite e lasciate che la zuppa prenda il bollore prima di inserire il timo. 
Lasciate il timo in infusione per circa 5 minuti e toglietelo. Serve solo a dare un po' di profumo alla zuppa. Se lo lasciate di più inizierà a disperdere le foglie e lascerà un retrogusto amarognolo.
Appena riuscite a sfaldare i tocchetti di patate facilmente con una forchetta, pepate e frullate la vostra zuppa per ottenere una crema liscia. Uso di solito quello a immersione. Aggiustate di sale se occorre e aggiungete un po' di brodo se la crema vi risulta troppo densa.
A questo punto il vostro prosciutto croccante sarà ormai pronto. Lasciate 2 fettine intere per decorazione e triturate il resto con il mini robot o una macina spezie. 

Dando per scontato che abbiate chiesto al vostro pescivendolo di pulire i canestrelli o le capesante, conditeli con il sale, il pepe di Giava e un filo di olio. 
Scaldate una padella (di ghisa o antiaderente) a fiamma media-alta. Rosolate la fetta di prosciutto che avete messo a parte con un filo di olio e un rametto di timo.
Scottate i vostri canestrelli brevemente in questo olio profumato, basterà un minuto per lato, altrimenti perderanno la loro morbidezza. Se usate le capesante, scottatele per 2-3 minuti su ogni lato. Con quello che costano, sarebbe davvero un peccato stracuocerle! ;)
Dividete la crema in due piatti fondi. Impanate i canestrelli con il prosciutto triturato e adagiateli delicatamente sopra la crema. Guarnite con qualche foglia di timo, un giro di pepe, un filo di olio e, infine, la "vela" di prosciutto.
Visto che non dovete fare la foto alla crema, consumatela calda! :)


Stavolta Giulia ci consiglia un Pinot Bianco. Questo vino presenta un color giallo paglierino con riflessi verdognoli e un profumo delicato, con sentori che richiamano frutti del sottobosco e tenui note di rosa canina, a volte mela renetta, a volte frutta esotica che con l'invecchiamento si trasformano in erbe aromatiche, note affumicate e di mandorla amara Il gusto armonico e molto caratteristico, dal sapore morbido e delicato, con ottima freschezza e finale vivace agrumato, perfetto per questo piatto.


martedì 6 dicembre 2011

Una Vellutata di Sedano Rapa e Patate Bianche per Uno Sportivo


Evvabé, prima o poi dovevo dirvelo. Probabilmente è giunto il momento di farvelo sapere, perché sarà dura tenere sempre tutto nascosto! ;) Allora, da circa due settimane sta andando in onda un programma di cucina in una piccola TV del Friuli Venezia Giulia, che non ha niente a che fare con il mondo enogastronomico, tranne per il fatto che il direttore è una buona forchetta e che ai registi piace cucinare. Infatti, la TV si chiama FVGSport Channel! Non serve spiegare di che cosa si occupa solitamente! :) Al direttore è venuta l'idea di mettere assieme questi due mondi che ama, e è così è nata l'idea di fare Sports Kitchen.
Cosa centro io? Allora, io sarei l'assistente della produzione/ l'autrice/ la cuoca/ e la conduttrice del programma! ;p Almeno, ci sto provando. Stiamo provando assieme a fare un programma che nessuno di noi aveva mai fatto prima. Li sto facendo impazzire con le mie pignolerie, quindi, abbiate pazienza se la qualità non è ancora all'altezza dei canali specializzati in cucina. Non siate troppo severi con noi! ;p

Il nome del programma lo devo a un mio caro amico, Alberto (in arte, Klaaro :)), nonché il grafico e il web designer per questo blog, che sta pure preparando la sigla per il programma. Sì, in effetti, lo sto sfruttando un pò troppo! ;p Mentre il programma non avrebbe potuto nemmeno esistere senza il sostegno di Risto'Tec che ha costruito una cucina tutta per me nello showroom a Pradamano (UD) e che mi dato la libertà di scegliere e usare gli attrezzi e i gadget di cucina disponibili in negozio! :D
In ogni puntata di Sports Kitchen, cucino e chiacchiero con un personaggio del mondo sportivo locale in modo easy. ;) Non parliamo troppo della loro carriera sportiva, lascio quella parte ai miei colleghi, anche perché, ammetto, di sport ne capisco poco e ne conosco di meno! :D Questa La prossima settimana l'ospite sarà Paolo Vidoz, il campione di pugilato Goriziano, che di recente ha partecipato a MasterChef. Noi ci siamo divertiti a fare questa puntata, spero vi divertiate anche voi a guardarla. Quindi, mi raccomando, alle 20.30 di domani mercoledì sera, premete il canale (Ddt) 113 se siete in Friuli e 189 se abitate in Veneto. Altrimenti le repliche sono di venerdì e domenica alle 13. 
Ah, se vi piacciono poi i miei grembiuli, sono stati fatti da una mia amica, Sara Bertolini per L'Orto sul Tasto, un'azienda di un'altra mia amica, Elisabetta Dainese, di cui vi ho parlato tempo fa, che ci ha gentilmente procurato le verdure e altri prodotti golosi friulani. Eh, Udine è piccola e siamo tutti amici! ;))

Ok, ora basta, ho parlato troppo! :)) Eccovi la ricetta del piatto che farò assieme a “Paolone” Vidoz.

per 2 persone

La crema:
250 gr di sedano rapa
250 gr di patate bianche
1 scalogno, tritato
olio extra vergine di oliva
1,2 l di acqua circa
sale
pepe


Sbucciate e tagliate a piccoli dadi il sedano rapa e le patate.
Scaldate un filo di olio a fiamma bassa in una casseruola e fateci stufare lo scalogno.
Non appena diventa trasparente, unite il sedano rapa e lasciate che si rosoli per 2-3 minuti, poi aggiungete le patate.
Salate, pepate e lasciate a cuocere per un paio di minuti prima di versare l'acqua, quanto basta per coprire i tuberi fino a 3 cm di altezza. Coprite la casseruola e aumentate il fuoco a fiamma media.
Quando prende il bollore potete lasciare il coperchio leggermente socchiuso. Questo non è necessario se avete il coperchio con un piccolo buco per far fuoriuscire il vapore.
Lasciate a cuocere la vostra zuppa per circa 15-20 minuti, fino a quando il sedano rapa e le patate sono teneri e si sfaldano facilmente se li schiacciate con il mestolo.
A questo punto l'acqua dovrebbe essersi ridotta fino a coprire a malapena le verdure.
Frullate con il minipimer fino ad avere una crema. Aggiustate di sale e pepe se occorre e, volendo, potete passarla al setaccio per avere una consistenza ancora più vellutata.
Servite calda completata dall'olio al sedano e accompagnata dai crostini.

Olio al sedano:
una manciata di foglie di sedano
olio extra vergine di oliva
acqua + ghiaccio
(acqua ghiacciata)

Portate a ebollizione un pentolino di acqua. Sbollentate le foglie di sedano per meno di un minuto, giusto fino a quando il colore cambia in un verde più brillante.
Raccoglietele con una schiumarola e immergetele subito in una ciotola colma di acqua ghiacciata. Questo serve per fermare immediatamente la cottura e bloccare la clorofilla.
Strizzate e asciugate bene le foglie premendole tra qualche foglie di carta da cucina o in uno strofinaccio.
Tagliatele finemente e frullate con un minipimer assieme a un po’ di olio extra vergine di oliva, quanto basta per far girare il frullatore, fino a quando le foglie si sono ridotte a piccoli puntini verdi.
Se lo conservate bene in frigo in una bottiglia ben chiusa, questo olio potrebbe durare anche per 2 settimane senza perdere il suo colore verde brillante.
Potete usare lo stesso procedimento per il prezzemolo, il basilico e la menta, ma, mi raccomando, le ultime due erbe aromatiche non starebbero bene in questa ricetta!

Crostini:
pane rustico raffermo
olio extra vergine di oliva
sale
pepe


Tagliate il pane raffermo a dadini di 1x1 cm circa e adagiateli in una placca da forno.
Condite con l'olio extra vergine di oliva, sale e pepe.
Infornate a 160°C (ventilato) per circa 10-15 minuti fino alla doratura.

P.S.: oggi la foto va così! L'ho fatta col cellulare, la mia macchina fotografica è in centro di assistenza! :(( 

giovedì 24 novembre 2011

Pumpkin Pie


Dai, approffito. Visto che sono K.O. sul divano e devo mettere in prova questa chicca qui, quasi quasi scrivo un post! E' ancora ora direi, no? ;) Visto che oggi gli americani stanno celebrando Thanksgiving e nella loro tavola bandita spesso c'è la pumpkin pie come dessert. A forza di vedere la zucca ovunque, ho pensato di preparare questo dolce che mi incuriosiva da anni. La versione che trovate qui sotto è una mia interpretazione libera di tantissime ricette che ho trovato in rete. Spesso richiedono la purea/polpa di zucca in latta che negli Stati Uniti immagino si trovi facilmente in commercio. Non avendola mai avuta sottomano non ne conosco la consistenza. Quindi, di mia iniziativa, in alternativa ho usato la polpa di zucca cotta nel forno.
La dose riportata qui sotto basta per uno stampo da crostata di 20 cm di diametro, 5 stampi di 12 cm, o tantissime mini pumpkin pie. Non le ho contate, a dire la verità, ma dovreste riuscire a farne 20-25 pezzi.

Quelle crostatine mignon che vedete nella foto le avevo preparate per un incontro organizzato da Annamaria di Coworking Udine, che faceva parte di un ciclo che s'intitola "Conversazioni con....". In questa occasione era una "Conversazione con... 3 foodbloggers"; con Maria Grazia Menegon di Piatti più in Là, Rossella di Ma Che Ti Sei Mangiato (sì, quella dei Blecs ;)), che mi ha gentilmente coinvolta. E' stata una bellissima serata, anche perché ho potuto finalmente dare volto alle splendide amiche di twitter, Sara Rocutto, Elena Roppa, Elena Tubaro e sua sorella Sara. Inoltre, sono venute a salutarci anche altre due blogger udinesi Cristina e Gabriella, che tra l'altro ha preparato più biscotti di noi tre! Grazie, Gabah! :) Ah, se siete curiosi e volete sapere com'è andato, cliccate qui per vedere l'intervista realizzata per Friuli Future Forum e qui se volete vedere quasi tutto l'incontro.

Ora arriviamo alla ricetta!

Pasta frolla base:
125 gr di farina 00
50 gr di zucchero a velo
75 gr di burro freddo
1 tuorlo d'uovo
cannella in polvere, facoltativa

Procedimento a mano:
Setacciate la farina assieme allo zucchero e la cannella e poneteli in una ciotola.
Unite il burro freddo tagliato a tocchetti piccoli e amalgamate alla farina pizzicandolo con le punte delle dita fino a ottenere una consistenza sabbiosa.
Incorporate il tuorlo cercando di compattare l'impasto.
Lavorate fino a quando riuscite a formare una palla.
Coprite la frolla con la pellicola e lasciate a riposare in frigorifero per almeno 30 minuti prima di stenderlo.

Procedimento col robot o con la planetaria:
Setacciate la farina assieme allo zucchero e la cannella e poneteli nel robot assieme anche al burro freddo tagliato a tocchetti piccoli.
Fate girare la lama o la frusta fino a ottenere una consistenza sabbiosa.
Incorporate il tuorlo e fate girare di nuovo la macchina fino a quando l'impasto si sarà compattato, staccandosi dal bordo e formando una palla.
Coprite la frolla con la pellicola e lasciate a riposare in frigorifero per almeno 30 minuti prima di stenderlo.

Crema di zucca:
1 kg di zucca butternut (per ottenere circa 400 gr di polpa cotta)
150 gr di zucchero semolato
2 uova
200 ml di panna fresca
30 gr di maizena
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
un pizzico di noce moscata, grattugiata fresca

Sbucciate e tagliate la zucca a cubettoni. Adagiateli su una placca e infornate a 170-175°C per circa 20 minuti fino a quando sarà cotta, tenera e avrà perso la maggior parte della sua acqua. Va benissimo anche se i bordi sono leggermente dorati. Lasciate a raffreddare a parte.
Solitamente, da circa 1 kg di zucca potete ottenere attorno a 400 gr di polpa cotta, ma dipende sempre dal contenuto di acqua all'interno. Se ne avete di più, usate quella avanzata per fare altre ricette! ;)
Appena raffreddata, mettete la zucca assieme al resto degli ingredienti per la crema nel robot e frullate fino ad ottenere una crema liscia.

Trascorso il tempo di riposo, stendete la frolla fredda con un matterello su un piano di lavoro leggermente infarinato. Lo spessore e la misura dipendono dalla grandezza del vostro stampo.
Per le le mini pie o le crostatine, stendete la frolla fino ad avere lo spessore di una moneta di 20 centesimi e tagliatela con una coppapasta (o un bicchiere o una ciotola rovesciati) di 2 cm di diametro più grandi del vostro stampino. Mentre per uno stampo di 20 cm, stendete la frolla per ottenere uno spessore di una moneta di €2.
Fate aderire la frolla per coprire tutta la superficie dello stampo premendolo leggermente con le vostre dita.
Bucherellate il fondo con una forchetta e versate la crema fino a 0,5 cm dal bordo.
Infornate a 170-175° (ventilato) per 15-20 minuti per le crostatine o circa 35 minuti per la crostata.
La frolla deve essere dorata e la crema rassodata ma ancora leggermente wobbly ("traballante") al centro.
Lasciate la crostata a raffreddare completamente prima di toglierla dallo stampo.
Servite con la panna montata e una spolverata di cannella se non siete a dieta! ;)

lunedì 10 ottobre 2011

Blecs al Caffè con Zucca e Funghi Shitake


All'ultimissimo giorno, pubblico questa ricetta per il concorso "Blecs are on the Table" che sta facendo Rossella del blog "Ma Che Ti Sei Mangiato"; Rossella è udinese di nascita, ma romana di adozione. Questa non è la prima volta che organizza un'iniziativa per promuovere la cultura gastronomica friulana. Il suo impegno in questa missione è davvero ammirabile! Nel passato aveva fatto dei concorsi simili sui cjarsons e gubana, ma purtroppo non ero riuscita a consegnare nulla. Ora provo a partecipare con questo.
Cosa sono i blecs? Lo lascio raccontare a Rossella: qui. Dalla ricetta originale mi sono permessa di aggiungere un po' di polvere di caffè che a mio parere ricorda il profumo "terroso" dei funghi shitake. Se abitate in una grande città, forse potete essere fortunati a trovarli freschi, altrimenti quelli essiccati sono reperibili nei negozi alimentari asiatici o nei negozi di prodotti bio come NaturaSì. In alternativa usate pure i funghi porcini, anche se le loro consistenze sono completamente diverse.

per 2-3 persone

per i blecs:
50 gr di farina 00
50 gr di farina di grano saraceno
50 gr di burro freddo + una noce per la cottura
5 gr di caffé arabica macinato (possibilmente del Brasile :))
1 uovo

Mescolate le due farine e il caffé in un ampio recipiente, incorporate il burro lavorandolo con la punta delle dita fino a quando avrete una consistenza sabbiosa.
Unite l’uovo e amalgamate fino ad ottenere un impasto liscio e compatto.
Se fate i blecs in una giornata umida, vi potrebbe capitare di avere un impasto ancora leggermente appiccicoso, in questo caso, aggiungere ancora una presa di farina.
Per fare più veloce, potete inserire tutti gli ingredienti in un robot e lasciate fare il tutto a lui! ;) Quindi, formate una palla, copritela con uno strato di pellicola e lasciate a riposare per circa mezz'ora.
Trascorso il tempo di riposo, tagliate l'impasto in pezzi più piccoli e stendetelo finemente (2 mm circa) con un mattarello e tagliatelo a triangoli irregolari.
Ora dovete preparare i condimenti: la morchia e le verdure. Quando questi due elementi sono pronti, potete procedere con la bollitura dei blecs.

zucca e shitake saltati:
3-4 pezzi di funghi shitake essiccati
100 gr di zucca butternut
una noce di burro
3-4 foglie di salvia
un pizzico (una spolverata) di farina 00
pepe bianco
sale


Mettete i funghi shitake in ammollo in acqua bollente per farli rinvenire. Ci vogliono circa 15-20 minuti. Quando saranno di nuovo belli gonfi, scartate i gambi e tagliate le cappelle a dadini di 1 cm circa.
Sbucciate la zucca e tagliatela a dadini della stessa misura dei funghi.
Fate sciogliere e scaldate una noce di burro in una padella a fuoco basso e unite la salvia. Quanto sentite il suo profumo aggiungete la zucca e aumentate la fiamma.
Salate, pepate e soffriggete la zucca fino a quando sarà al dente. Quindi, unite i funghi shitake. Regolate di nuovo di sale e pepe, aggiungete una spolverata (1/2 cucchiaino circa) di farina e cuocete per circa 1 minuto.
Infine, unite 1 mestolo dell'acqua di cottura della pasta che starete scaldando e cuocete ancora per ottenere una salsa leggera.

la morchia:
un cucchiaio di burro
un cucchiaino di farina di polenta
2 foglie di salvia

Scaldate il burro con la salvia a fuoco basso fino ad ottenere un colore nocciolato. Aggiungete la farina di mais e mescolate.
Quando la farina sarà leggermente dorata togliete la padella dalla fiamma. Non aspettate che la farina sia del tutto dorata prima di spegnere il fuoco. Il burro caldo continua la cottura anche a fiamma spenta quindi rischiereste di avere la farina di mais bruciata.

Quando tutti i condimenti saranno pronti, cuocete i blecs nell'acqua salata con un'aggiunta di una noce di burro per circa 1 minuto e fateli saltare velocemente nella salsa di verdure.
Adagiateli sul piatto, sistemate i dadini di verdure e condite con la morchia. Se l'idea vi garba, potete decorare il piatto con delle foglioline fresche di salvia.

giovedì 29 settembre 2011

Dolci Bocconcini alle Mandorle e Canditi


Allora, è arrivato il momento che Laura ha aspettato con tanta pazienza da due mesi!!! ;p Ecco finalmente la ricetta dei dolcetti che ho portato a casa di Carola per il pranzo al pescheto. A dire la verità, mi ero ispirata al M'hanncha, un dolce tipico marocchino ripieno di mandorle a forma di serpente, ma poi non sono riuscita ad arrotolarlo senza spezzare tutto. Alla fine ho deciso di trasformarlo in "salsicciotti"! :D
Allora, vi dico già subito che tra gli ingredienti ci sarà una spezia rara di difficile reperibilità ma sono riuscita a trovarla qui a Udine!!! :D Ho scoperto che a pochi passi da casa mia esiste un'azienda importatrice di droghe (legali!) del mondo e fornitore di vari negozi chic, tra cui Abitare il Thempo; un grazioso negozio di tè, spezie e sali pregiati in Piazza Matteotti (a.k.a. Piazza San Giacomo, a.k.a. Piazza delle Erbe) via delle Erbe.
Questa spezia si chiama fava tonka e siate pronti a lasciare la paga di circa 3 ore di lavoro da dipendente per comperare un barattolo di 200 gr (circa) di questa meraviglia. E' un investimento, ma non ve ne pentirete! Questa fava va usata con parsimonia come la noce moscata e la dovete grattugiare sul momento. Secondo il mio naso ;), questa unica spezia racchiude in sé i profumi di vaniglia, cacao e noce moscata con un sentore di pepe di Giamaica (Pimento) e un leggero accenno di chiodi di garofano. In mancanza di questa fava, usate un pizzichino di ogni spezia sopraelencata.

per 12 rotoli (60 pezzi di dolcetti circa)

1 pacco di 500 gr di pasta filo (12 fogli)
2 uova intere
200 gr di zucchero a velo
200 gr di burro ammorbidito
200 gr di farina di mandorle o mandorle pelate ridotte in farina
100 gr di farina 00, setacciata
1 cucchiaino di acqua di fiori d'arancio
1/2 fava tonka, grattugiata sul momento
30 gr circa scorza di arancia candita, tagliata a dadini
30 gr circa di zenzero candito / sciroppato tagliato a dadini
125 gr di burro sciolto, per imburrare la pasta filo

per la bagna
150 gr di miele d'arancio
150 gr di acqua

per la guarnizione
50 gr di scaglie di mandorle tostate

Per prima cosa, togliete la pasta filo dal freddo se l'avete conservato in frigorifero. Dovete portarla alla temperatura ambiente prima di srotolarla e lavorarla per evitare che si spacchi.
In una bastardella amalgamate con una frusta le uova e lo zucchero, non serve che li montiate. Anzi, più aria incorporate all'impasto, maggiore sarà il rischio che i vostri rotoli scoppino. Quindi, amalgamate anche il burro ammorbidito.
Successivamente, con l'aiuto di una spatola, unite la farina di mandorle, la farina 00, l'acqua di fiori d'arancio, la fava tonka e i canditi.
Trasferite questa crema in una tasca da pasticciere (sac à poche) con una bocchetta tonda e larga (Ø 14 mm), per facilitarvi il lavoro di farcitura.
Srotolate la pasta filo e prendetene 1 foglio e pennellatelo di burro sciolto. Intanto, coprite gli altri fogli con un panno umido per evitare che si secchino.
Ponete 2 strisce del ripieno a circa 3 cm dal bordo inferiore della pasta filo imburrata, arrotolate e chiudetela a modo di busta, come uno strudel per intenderci. Pennellate la superficie con altro burro e bucherellate con una forchetta.
Continuate il procedimento per gli altri 11 piccoli strudel e trasferiteli in due placche da forno, in modo che non si appicchino.
Cuocete a 200°C (ventilato) fino alla doratura, ci vorranno circa 10-12 minuti. Nello stesso momento potete anche tostare le mandorle a scaglie in un'altra placca per un minuto.

Nel frattempo, preparate lo sciroppo di miele per la bagna. Versate i due ingredienti in un pentolino e cuocete fino a quando il miele si è diluito e l'acqua arriva al bollore.
Versate questo sciroppo sui vostri rotoli mentre sono ancora caldi e cospargeteli di mandorle tostate.
Tagliate a tocchetti e servite tiepidi o freddi assieme a una bella tazza di tè.

Ora, se vi posso dare un consiglio ;)), questi rotoli si sposano meravigliosamente con il tè Earl Grey Yin Zhen di Dammann Frères che potete acquistare alla singolare Illyteca a Trieste. Vi assicuro che ne vale il viaggetto!

lunedì 28 marzo 2011

Semplicemente Canditi


Quando mangio delle belle arance biologiche, mi sembra sia davvero un peccato scartare la buccia. Solitamente la trasformo in scorza candita e la conservo per profumare le torte e le creme. Il risultato è sicuramente migliore rispetto ai canditi che si comprano al supermercato. La quantità di buccia candita riportata nella ricetta vi basterà per fare 2-3 torte. Non faccio bollire più volte la scorza perché non voglio perdere una parte del profumo e mi piace che resti un po’ del suo amaro naturale.


Oltre alla ricetta della mia arancia candita, vi passo anche quella dello zenzero candito. Uso spesso questi due canditi nei miei dolci. Così li avrete già nella dispensa quando vi passerò delle ricette che li contengono. I procedimenti della canditura sono simili e sono davvero semplici da fare, l'unica rottura sono le due ore (circa) che dovrete passare ad aspettare la cottura. Consiglio di preparare questi canditi dopo cena; li mettete sul fuoco, accendete il televisore e mentre vi guardate un film, sono pronti. ;o)) 



Scorza di arance candita



buccia di 2 arance (60 gr circa)


120 gr di zucchero semolato


360 gr di acqua 



Tagliate la buccia di arance a listarelle larghe di 0,5 cm circa. Mettete tutti gli ingredienti in un pentolino di inox a fondo spesso. Fate cuocere con coperchio a fuoco bassissimo, sulla fiamma più piccola del vostro fornello. Deve solo sobbollire lentamente.


Il candito sarà pronto quando l'acqua sarà quasi assorbita del tutto dalla scorza e avrà la consistenza di uno sciroppo denso. A questo punto le scorzette dovrebbero essere tenere e la polpa bianca dovrebbe essere trasparente.
Mettete in un contenitore ermetico e conservate in frigorifero assieme allo sciroppo rimasto. Possono durare per più 1 mese, anche se alla fine le mie non arrivano mai a tanto. 


In alternativa, potete lasciarle ad arieggiare e asciugare in cucina su una griglia, quella per raffreddare i dolci o quella del forno, per intenderci. Ci vogliono circa due giorni prima che lo zucchero si cristallizzi e le scorzette si induriscano. Quindi, conservate in un barattolo ermetico.

Zenzero candito


40 gr di zenzero


80 gr di zucchero


240 gr di acqua 



Tagliate lo zenzero a dadini piccoli di 3mm circa. Mettete tutti gli ingredienti in una piccola casseruola e appoggiate sul fuoco più piccolo del vostro fornello. Tenete la fiamma più bassa possibile e lasciate sobbollire con il coperchio per un paio di ore circa.
Il candito sarà pronto quando l'acqua si sarà ristretta a uno sciroppo denso, e lo zenzero sarà traslucido. Versate in un baratolino sterilizzato e conservate in frigorifero per un paio di mesi.

mercoledì 23 marzo 2011

Pound Cake all'Arancia, o Quasi


L'idea di partenza era di fare il pound cake, dove ogni ingrediente ha pari peso:1 pound di burro, 1 pound di zucchero, 1 pound di farina e 1 pound di uova. Alla fine, ho tolto e aggiunto degli elementi e quindi quella formula non la trovate più! E' tutta colpa di quel mezzo barattolo di marmellata aperto che mi ha costretta a scombussolare la ricetta! ;o)) Comunque, è ancora una torta facilissima e buonissima, sia per la colazione sia per la merenda pomeridiana, magari con una tazza di tè. Consiglio di abbinarla all'Orange Pekoe guarnito da una fetta di arancia. La marmellata usata nella ricetta è questa. Ora è il periodo migliore per prepararla, così avrete la scorta per tutto l'anno.


100 gr di burro + altro per ungere


100 gr di zucchero


3 uova


80 gr di marmellata di arance


150 gr di farina autolievitante


25 gr di scorza di arancia candita
farina di polenta fioretto/ pangrattato 



Montate il burro e lo zucchero a pomata. Unite le uova una alla volta, sempre sbattendo con la frusta. Aggiungete la marmellata e mescolate.


Amalgamate delicatamente la farina setacciata al composto di burro con una spatola. Infine, incorporate la scorza di arancia candita.


Imburrate uno stampo di plumcake di 20x10 cm circa e spolverate di farina di polenta o con il pangrattato. Non uso la farina per il rivestimento perché voglio che la parte esterna della torta sia croccante.


Versate il composto nello stampo e infornate a 170°C (ventilato) per circa 35-40 minuti. Se vedete che si sta dorando troppo, abbassate il forno a 160°C negli ultimi dieci minuti. 


Per vedere se la torta è pronta, fate il solito controllo con uno spiedino di bambù.